Il parco fatto apposta per chi lo odia

rifiuti favorita palermo

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Ogni volta che si parla di chiusura alle auto del parco della Favorita c’è una sorta di sollevazione popolare che si concreta in una domanda angosciata: come si fa col traffico per Mondello?
E l’aspetto grottesco del problema è tutto nella domanda, mica nella risposta.
Il fatto è che, da decenni, un parco e una riserva naturale meravigliosi sono attraversati da auto, camion, pullman e altri mezzi inquinanti senza che ci sia un moto di indignazione degno di conseguenze, perché è un sottile nastro di asfalto e non un immenso polmone verde il vero bene pubblico da salvaguardare. Quei tre chilometri e passa di strada che, da un cancello all’altro della Real Tenuta, consentono ai palermitani di arrivare a Mondello in tempo per godersi un bell’incolonnamento di auto vista mare, sono preziosi. Ed è inutile cercare di argomentare che Mondello è raggiungibile da molte altre strade, che esistono i mezzi pubblici (i quali andrebbero comunque potenziati), che se si fanno quattro passi l’infarto non è garantito: chiudere la Favorita risulta ancora un atto talmente pericoloso per l’ordine pubblico che il corteo dei manifestanti Gesip più agguerriti è uno sciame di mosche al confronto. La crociata di clacson e bestemmie col suo fragore di sgommate e carburatori incatarrati, terrorizza assessori e sindaci di ogni tempo più di una sollevazione di piazza: lo si è visto nelle rarissime volte in cui il parco è rimasto chiuso per poche ore, magari a causa di un’inopinata maratona o di una sediziosa adunata di ciclisti. Continua a leggere Il parco fatto apposta per chi lo odia

L’atterraggio nella terra dei rifiuti

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Viaggiare in aereo ha le sue controindicazioni, e qui non si parla di jet lag o di mal d’aria. Viaggiare in aereo, se si è palermitani, ha le sue controindicazioni soprattutto in questo periodo, e non c’entrano i lavori in corso all’aeroporto, né i ritardi dei voli a ogni soffio di vento.
C’entra il panorama dell’autostrada.
Sì, avete capito bene e vi spiego perché. Continua a leggere L’atterraggio nella terra dei rifiuti

Panorami nostrani

immondizia a palermo

Via Instragram.

Il centro di Palermo oggi

Stamattina Alessandro Amato stava andando a pagare la tassa sull’immondizia e si è imbattuto in questo ostacolo.

Una città irredimibile

Palermo, zona balneare dell’Addaura.

Foto di Daniela Groppuso.

Cartolina da Palermo

Palermo, davanti al velodromo, sabato scorso, prima del concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori.

Grazie a Raffaella Catalano.

I soldi nell’immondizia

Mi è arrivato l’avviso di pagamento della Tarsu, l’imposta sui rifiuti. Siccome vivo a Palermo (e non a Parma o a Udine) ho il diritto di indignarmi per una tassa ingiusta, data la situazione igienica della mia città.

Riassumendo quello che si siamo detti negli ultimi anni, lo scenario è il seguente.
L’Amia, azienda per l’igiene ambientale di Palermo, è una società per azioni che ha come socio unico il Comune.
Nel 2002 i suoi dipendenti (dell’Amia) erano 1.500.
Nel 2008 erano quasi 3.000.
Nel 2002 il suo debito (dell’Amia) era di 38 milioni di euro.
Nel 2008 i milioni di euro erano diventati 186.
I suoi dirigenti (dell’Amia) hanno inventato negli anni passati un complesso sistema di incastri societari per mascherare il buco milionario. Buco causato anche da ingiustificati rimborsi per viaggi esotici degli stessi dirigenti (dell’Amia) e da note spese che comprendevano cene a base di aragoste e persino l’acquisto di giornali e sigarette (non solo ladri, ma anche miserabili).
Questi signori hanno avuto anche un lampo di genio: si sono inventati un’altra sede palermitana (dell’Amia) di 310 metri quadrati e hanno pagato quasi 13 mila euro al mese di affitto. Però poi si sono dimenticati di utilizzarli, quei locali.
Non si sono dimenticati invece di assumere o far assumere parenti dei dipendenti, figliocci di esponenti politici, e di sfornare precari di ogni genere e grado.
Il risultato di tutto ciò è sublimato in un celebre filmato.

Ecco, io oggi con i miei 455 euro mi sono assicurato un posto in prima fila per questo spettacolo.

Cammarata e il Giornale di Sicilia


Nell’intercettazione pubblicata oggi dal Giornale di Sicilia il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, dà dello psicopatico al condirettore del giornale, Giovanni Pepi, e suggerisce all’ex presidente dell’Amia, Gaetano Lo Cicero, di tenere pulite le strade in cui abitano Pepi e il direttore del quotidiano Antonio Ardizzone.
Queste righe ci dicono alcune cose a mio parere importanti.
1)    Il sindaco, che ha sempre teso a minimizzare l’emergenza immondizia, ammette che Palermo annega nella spazzatura e invita, colpevolmente, Lo Cicero a fregarsene del “resto della città” e a concentrarsi solo sulle zone calde.
2)    Il Giornale di Sicilia, che in passato e per lungo tempo ha tenuto nei confronti di Cammarata, un atteggiamento benevolo e protettivo ha, negli ultimi mesi, cambiato registro.
3)    Il camper del GdS ha un’utilità sociale e, da oggi, giudiziaria. Vero giornalismo on the road.
4)    Un sindaco che parla così di un giornalista è un cialtrone.
5)    Un sindaco di Palermo mollato dal giornale di Palermo, se non si chiama Leoluca Orlando, va a picco senza lasciare bollicine.

Rifiuti ed emergenze

Il governatore Raffaele Lombardo è stato nominato commissario per l’emergenza rifiuti in Sicilia. Fondamentalmente dovrà occuparsi di come smaltire Cammarata.

Un borghese piccolo piccolo

La cordigliera di rifiuti che attraversa Palermo continua, da mesi, a essere notizia di secondo o terzo livello. Di conseguenza continua il mistero (sempre più appassionante) dello scarso successo della monnezza di destra di Palermo rispetto a quella di sinistra di Napoli, che a suo tempo fu protagonista di un indimenticabile kolossal mediatico culminato nel salvifico arrivo di Berlusconi, che con la sola imposizione delle mani fece sparire le deiezioni di una regione intera in misteriosi buchi. Riparato in Sudafrica con i suoi cari per assistere ai Mondiali, il sindaco Cammarata, un bel signore abbronzato, non pare particolarmente afflitto dalle circostanze. Ove ci fosse emergenza (lo decideranno il Tg1 e il Tg5), risulta difficile immaginarlo travolto dalle polemiche e inseguito dai rimorsi come capitò al collega Bassolino. Ha quel sembiante sorridente e sano che appartiene alla ristretta borghesia meridionale, gente che ne ha viste parecchie ma non si è mai scomposta: per questo si è borghesia, mica per altro. È stato al tempo stesso sindaco e deputato, quand´anche a Palermo la situazione precipitasse lui potrebbe sempre dire che è stato costretto a passare molto tempo a Roma e insomma, non ci si può occupare di tutto.

L’amaca di Michele Serra su la Repubblica di ieri.