Il paradosso di un Comune che è torturatore sociale

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Il paradosso è istruttivo, ma non è divertente perché ci sono di mezzo i nostri soldi e la credibilità di una amministrazione pubblica quantomeno distratta: prima di illustrarlo, però, occorre avere chiaro lo scenario in cui ci si muove.
Molti cittadini in questi giorni si stanno dannando per pagare la Tares, cioè il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi. Tra errori di calcolo e cartelle pazze, i contribuenti devono faticare non poco a tenere i nervi saldi dal momento che quest’anno si trovano sul groppone anche la Tarsu. E soprattutto devono riuscire ad arrivare a versare l’acconto entro il prossimo 15 settembre. Cosa non facile poiché è necessario andare di persona alle Poste o in banca ed è impossibile pagare online, come invece si fa con altri tributi. Inoltre per il saldo, che dovrà essere versato entro il 15 novembre, il Comune informa che manco il bollettino verrà inviato e che il cittadino dovrà procedere in autoliquidazione (un termine che richiama più una pratica suicida che la materia fiscale) “tramite un apposito sistema online sul sito web istituzionale”. Continua a leggere Il paradosso di un Comune che è torturatore sociale

I soldi nell’immondizia

Mi è arrivato l’avviso di pagamento della Tarsu, l’imposta sui rifiuti. Siccome vivo a Palermo (e non a Parma o a Udine) ho il diritto di indignarmi per una tassa ingiusta, data la situazione igienica della mia città.

Riassumendo quello che si siamo detti negli ultimi anni, lo scenario è il seguente.
L’Amia, azienda per l’igiene ambientale di Palermo, è una società per azioni che ha come socio unico il Comune.
Nel 2002 i suoi dipendenti (dell’Amia) erano 1.500.
Nel 2008 erano quasi 3.000.
Nel 2002 il suo debito (dell’Amia) era di 38 milioni di euro.
Nel 2008 i milioni di euro erano diventati 186.
I suoi dirigenti (dell’Amia) hanno inventato negli anni passati un complesso sistema di incastri societari per mascherare il buco milionario. Buco causato anche da ingiustificati rimborsi per viaggi esotici degli stessi dirigenti (dell’Amia) e da note spese che comprendevano cene a base di aragoste e persino l’acquisto di giornali e sigarette (non solo ladri, ma anche miserabili).
Questi signori hanno avuto anche un lampo di genio: si sono inventati un’altra sede palermitana (dell’Amia) di 310 metri quadrati e hanno pagato quasi 13 mila euro al mese di affitto. Però poi si sono dimenticati di utilizzarli, quei locali.
Non si sono dimenticati invece di assumere o far assumere parenti dei dipendenti, figliocci di esponenti politici, e di sfornare precari di ogni genere e grado.
Il risultato di tutto ciò è sublimato in un celebre filmato.

Ecco, io oggi con i miei 455 euro mi sono assicurato un posto in prima fila per questo spettacolo.

Svestire gli ignudi

Palermo è sommersa dai rifiuti. E la giunta del famoso sindaco in contumacia che fa? Aumenta la Tarsu del 54 per cento, per risolvere i problemi del carrozzone Amia.
Salti di gioia da parte dell’opposizione che ha sventato un aumento del 75 per cento.
E’ come foste al ristorante, vi servissero in modo penoso piatti vomitevoli e alla fine vi presentassero un conto maggiorato per premiare cuochi e camerieri.

Cammarata e il romanzo serbo

cammarata

Quattro giorni fa, con grande soddisfazione, il sindaco Cammarata aveva annunciato che l’Irpef non sarebbe aumentata. Ieri invece la giunta comunale ha approvato l’aumento della Tarsu.
Ora, a parte le sigle che sembrano prese da un romanzo serbo (“La giovane Tarsu trovò consolazione sulla spalla di Irpef…”), appare evidente lo stato di schizofrenia dell’amministrazione comunale palermitana. Anche perchè Irpef e Tarsu sono realmente collegate (quasi abbracciate, come i personaggi del romanzo serbo) per un’unica ragione: il disastro dell’Amia.
Se il sindaco di Palermo avesse il dono della parola pubblica, possibilmente non microfonata, provata, riprovata, montata, ripulita e depurata, tutto sarebbe più semplice. I cittadini chiederebbero lumi su quella che sembra una scemenza colossale e lui risponderebbe a tema (con una controscemenza colossale?). Purtroppo così non è. Cammarata evita ogni confronto pubblico e non concordato con sei mesi di anticipo (il tempo che gli occorre per imparare a memoria tre risposte di 15 parole ciascuna).
Ora che ci penso, anche Amia è un bel personaggio per il famoso romanzo.
(“Mentre Irpef era abbracciata a Tarsu, la padrona Amia entrò nella stanza e sbottò: ma come, le mie valige per Dubai non sono ancora pronte? Muovetevi o ve la faccio pagare cara!”)

Un altro sindaco

amia

Leggete sopra (da Rosalio).
Il contenuto della seconda riga merita, a scelta:

un’assemblea pubblica a piazza Politeama;

un dibattito privato a casa Cammarata (non di giovedì che c’è Don Matteo 7);

una riflessione alcolica al Tribeca;

un forum felpato al Giornale di Sicilia;

oppure una semplice considerazione che parta dal dissesto dell’Amia e arrivi fino alle vergognose missioni milionarie dei suoi dirigenti, sempre tenendo conto della qualità del servizio di raccolta dei rifiuti a Palermo.

Un altro sindaco, con una maggiore scorta di dignità politica, avrebbe fatto ammenda per la propria inadeguatezza: in un partito che promette meno tasse per tutti, essere costretti a turare falle grazie ai maggiori esborsi dei cittadini è un po’ come spacciare scolapasta per pentole.
Un altro sindaco, con un senso di responsabilità meno labile, avrebbe ammesso: “Cari concittadini, siamo in difficoltà. Per colpa di alcuni sconsiderati amministratori (miei amici e compagni di coalizione, vabbè) siamo con le pezze al culo. Mi hanno fregato, vi hanno truffati. Tranquilli però, questi soldi ce li riprenderemo con tutti i mezzi leciti a nostra disposizione”.
E invece?
Invece Cammarata Diego, infausto sindaco  di una infausta Palermo dell’anno 2009, dà mandato di procedere, qualora esistano i presupposti, contro i furbastri che hanno mangiato aragoste a scrocco, alloggiato in alberghi a cinque stelle nonostante il conto fosse pagato con le tasse di un ignaro pensionato, succhiato dalle casse pubbliche con “onorevole” passione. Il primo cittadino di Palermo non ha il coraggio di voltare le spalle a personaggi che pur percependo stipendi a sette zeri non hanno esitato a farsi rimborsare da me e da voi tutti – di destra, di sinistra, di sopra e di sotto – persino le sigarette o le bibite al bar: tagliate di faccia si chiamano queste, alle nostre latitudini.
Un altro sindaco avrebbe cercato e trovato il pretesto per mostrarsi vivo e possibilmente animato da buona fede.
Cammarata Diego ha perso anche questa occasione: e non perchè non sia vivo.

Le regole della natura e quelle della politica

Nonostante i distinguo che si appigliano in modo fallace a testimonianze di tecnici e scienziati, i danni degli eventi naturali possono essere previsti.
Molti amministratori e burocrati si stanno affrettando a precisare che precipitazioni come quelle di questi giorni in Sicilia sono difficili da arginare. Il loro ragionamento sottende un’idea di fatalismo: quando succede, succede.
Non dategli conto, non è così.
Qualunque geologo di buon senso, qualunque contadino di esperienza, qualunque montanaro genuino vi spiegherà – ognuno con ragioni convincenti – che la natura ha un sistema di vendetta che ha più a che fare con la matematica (se sottrai due tonnellate di terra devi aspettarti due tonnellate di ignoto) che con la casualità.
La tragedia del Messinese altro non ci insegna che devastare di abusivismo una zona ad alto rischio idrogeologico è un crimine grave come ignorare i pericolosi smottamenti che da anni in quell’area hanno messo a grave rischio la popolazione. Eppure ci sono enti, assessorati, funzionari, tecnici stipendiati perché il dramma non accadesse: mi piacerebbe conoscere i nomi dei responsabili e, possibilmente, gli anni di galera che dovranno scontare per la loro criminale negligenza.
Il sistema dell’equilibrio, dell’ultraprudente presunzione di colpevolezza, dell’arte di dividere il capello in otto a seconda della testa dal quale è stato strappato è roba vecchia, inadeguata a una realtà in cui il potere è completamente estraneo alle leggi, una realtà in cui l’unica responsabilità valida è quella di cui ci si spoglia.
La vergogna di Palermo, con tonnellate di immondizia che navigano nelle strade trasformate in fiumi, ha un contrappasso grottesco nei suoi amministratori comunali che, anziché chiedere scusa per il disastro ambientale, aumentano la tassa per il ritiro dei rifiuti.
Cerchiamo di capirci: questi signori non hanno la faccia di bronzo, non hanno proprio la faccia.
Il sindaco Diego Cammarata è uno di cui si parla solo per via delle indecenze di cui si è reso protagonista: la vicenda Ztl, il caso Amia, lo scandalo dello yacht, tanto per citare i più eclatanti. Se non fosse per le sue manchevolezze – “manchevolezze” è un termine frutto di un’autocensura ragionata – nessuno in Italia lo conoscerebbe. Nessuno saprebbe chi amministra da otto anni il quinto centro del Paese, nonostante l’infausto articolo di Panorama in cui nel luglio del 2006 si vaneggiava di Palermo come la città più cool d’Italia. Nessuno si chiederebbe, qui e altrove, chi sta nella stanza dei bottoni di un agglomerato urbano cruciale per il Mediterraneo, chi amministra quasi un milione di abitanti ignari di chi li amministra.
Dov’era ieri il sindaco di una città che affonda nel fango vero e metaforico (il primo pericoloso per la vita, l’altro per la dignità)? Si è sporcato le scarpe per andare nei luoghi della vergogna? Se sì, come ha deciso di rimediare? Ha revocato immediatamente l’aumento della tassa per l’immondizia che annega la città (il naufrago non paga per l’acqua del mare che lo uccide)? E se nulla di questo ha fatto, quando ritiene di andarsene e porre fine in modo dignitoso alla sua insopportabile presenza di amministratore assente?

Aggiornamento. Il Tar ha bocciato l’aumento della Tarsu deliberato nel 2006 dalla giunta comunale di Palermo. Insomma il nostro sindaco e i suoi accoliti si trovano in un pasticcio che potrebbe essere ancora peggio di quello delle Ztl.

Il video è di Giovanni Villino.

Palermo, un fiume di immondizia

La tassa sull’immondizia quest’anno dovranno venirla a riscuotere direttamente a casa mia. Così li potrò prendere a calcioni.

La notizia è alla quinta riga

cammarata

da Rosalio.