Svestire gli ignudi

Palermo è sommersa dai rifiuti. E la giunta del famoso sindaco in contumacia che fa? Aumenta la Tarsu del 54 per cento, per risolvere i problemi del carrozzone Amia.
Salti di gioia da parte dell’opposizione che ha sventato un aumento del 75 per cento.
E’ come foste al ristorante, vi servissero in modo penoso piatti vomitevoli e alla fine vi presentassero un conto maggiorato per premiare cuochi e camerieri.

Vuoti di potere

Marciapiede davanti alla scuola Alberico Gentili, a Palermo.

Poche parole

di Raffaella Catalano

A Palermo, è sempre la solita vecchia storia.
Dove manca lo Stato, supplisce (ahinoi) la mafia.
Dove mancano l’Amia e Cammarata, supplisce (per fortuna, ma di certo non è gratis) Netturbini.com.
E così la “munnizza” ora è anche online.

Maleducati signorili

di Raffaella Catalano

L’aiuola


Uno esce da casa,  si imbatte in questa aiuola e si rovina la giornata. Poi si guarda in giro, tra le macerie di una città devastata dall’incuria e dalle ruberie di amministratori senza dignità, e magari si sente fortunato. Almeno l’auto è al sicuro dai cassonetti incendiati.

Rifiuti

Nonostante le dichiarazioni del sindaco di Palermo Diego Cammarata, la città è nuovamente invasa dai rifiuti. Quest’immagine è stata scattata stamattina all’Olivuzza, di fronte Villa Florio. Un’auto abbandonata è diventata cassonetto.

Grazie a Rosi Palmeri.

Orfani del cassonetto

cassonetto palermo

Qualche giorno fa ho ricevuto la visita a casa di una gentile signorina che mi ha consegnato cinque tipi di sacchetti, di diversa dimensione e composizione, e due contenitori per i rifiuti.
Questo perché è stata avviata una campagna che si chiama Palermo Differenzia e che si annuncia come una rivoluzione nella raccolta dei rifiuti.
Sul modello delle grandi città europee prima di buttare un barattolo di pelati dovremo lavarlo e ragionare su qual è il sacchetto giusto nel quale gettarlo: quello di carta, quello in amido di mais, quello di plastica-finta-plastica o quello che ha l’aria di essere un vero triste sacchetto dell’immondizia ma che nasconde una voracità da pianta carnivora?
Mi è stato detto che i cassonetti spariranno presto dalle strade e il mio pensiero è andato ai lavoratori del settore: a Palermo un abitante su 259 lavora per l’Amia. Vi sembra poco? O molto?
Certo, a giudicare dallo schifo che invade le strade della città in queste ore uno potrebbe pensare d’istinto che gli organici andrebbero potenziati. Poi però basta fare qualche ricerca per scoprire che a Torino, che ha quasi il doppio della popolazione di Palermo, c’è un dipendente dell’azienda che si occupa dei rifiuti ogni 577 abitanti. E sul totale dell’immondizia raccolta in un anno da ciascun dipendente i numeri sono ancora più eloquenti: 164 tonnellate a Palermo, 220 a Genova, 491 a Torino.
In conclusione, sono molto felice per la speranza accesa da questa nuova campagna ambientale, ma sono anche preoccupato per il destino di quei poveri lavoratori che rischiano di rimanere orfani del cassonetto. E dato che Palermo ha il primato (che Gian Antonio Stella ha definito “planetario”) di uno spazzino ogni due chilometri di strada da pulire, temo un esaurimento nervoso collettivo all’Amia. Stai a vedere che senza i cassonetti adesso da quelle parti si dovrà addirittura lavorare?

Palermo by night

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Ieri notte in via Isidoro La lumia, nel cuore della Palermo elegante.

Risultati concreti

Dopo otto anni di governo della città, ricchi di risultati concreti e percepibili a chiunque guardi con serena obiettività alle cose, la critica condizione in cui si trova l’Amia e le gravi conseguenze che questo ha avuto sulla pulizia della città, mi hanno costretto a farmi carico da sindaco di una situazione (l’Amia, ndr) che non ho personalmente contribuito a determinare…

Frase testuale tratta da un articolo del sindaco di Palermo, Diego Cammarata, pubblicato sul Giornale di Sicilia di oggi, a pagina 2.

Grazie a Filippo D’Arpa.


La protesta dei sacchetti

Foto di Daniela Groppuso
Foto di Daniela Groppuso

Stamattina alcuni giovani hanno protestato, davanti a villa Niscemi, contro il sindaco di Palermo Diego Cammarata. Bravi.

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Le regole della natura e quelle della politica

Nonostante i distinguo che si appigliano in modo fallace a testimonianze di tecnici e scienziati, i danni degli eventi naturali possono essere previsti.
Molti amministratori e burocrati si stanno affrettando a precisare che precipitazioni come quelle di questi giorni in Sicilia sono difficili da arginare. Il loro ragionamento sottende un’idea di fatalismo: quando succede, succede.
Non dategli conto, non è così.
Qualunque geologo di buon senso, qualunque contadino di esperienza, qualunque montanaro genuino vi spiegherà – ognuno con ragioni convincenti – che la natura ha un sistema di vendetta che ha più a che fare con la matematica (se sottrai due tonnellate di terra devi aspettarti due tonnellate di ignoto) che con la casualità.
La tragedia del Messinese altro non ci insegna che devastare di abusivismo una zona ad alto rischio idrogeologico è un crimine grave come ignorare i pericolosi smottamenti che da anni in quell’area hanno messo a grave rischio la popolazione. Eppure ci sono enti, assessorati, funzionari, tecnici stipendiati perché il dramma non accadesse: mi piacerebbe conoscere i nomi dei responsabili e, possibilmente, gli anni di galera che dovranno scontare per la loro criminale negligenza.
Il sistema dell’equilibrio, dell’ultraprudente presunzione di colpevolezza, dell’arte di dividere il capello in otto a seconda della testa dal quale è stato strappato è roba vecchia, inadeguata a una realtà in cui il potere è completamente estraneo alle leggi, una realtà in cui l’unica responsabilità valida è quella di cui ci si spoglia.
La vergogna di Palermo, con tonnellate di immondizia che navigano nelle strade trasformate in fiumi, ha un contrappasso grottesco nei suoi amministratori comunali che, anziché chiedere scusa per il disastro ambientale, aumentano la tassa per il ritiro dei rifiuti.
Cerchiamo di capirci: questi signori non hanno la faccia di bronzo, non hanno proprio la faccia.
Il sindaco Diego Cammarata è uno di cui si parla solo per via delle indecenze di cui si è reso protagonista: la vicenda Ztl, il caso Amia, lo scandalo dello yacht, tanto per citare i più eclatanti. Se non fosse per le sue manchevolezze – “manchevolezze” è un termine frutto di un’autocensura ragionata – nessuno in Italia lo conoscerebbe. Nessuno saprebbe chi amministra da otto anni il quinto centro del Paese, nonostante l’infausto articolo di Panorama in cui nel luglio del 2006 si vaneggiava di Palermo come la città più cool d’Italia. Nessuno si chiederebbe, qui e altrove, chi sta nella stanza dei bottoni di un agglomerato urbano cruciale per il Mediterraneo, chi amministra quasi un milione di abitanti ignari di chi li amministra.
Dov’era ieri il sindaco di una città che affonda nel fango vero e metaforico (il primo pericoloso per la vita, l’altro per la dignità)? Si è sporcato le scarpe per andare nei luoghi della vergogna? Se sì, come ha deciso di rimediare? Ha revocato immediatamente l’aumento della tassa per l’immondizia che annega la città (il naufrago non paga per l’acqua del mare che lo uccide)? E se nulla di questo ha fatto, quando ritiene di andarsene e porre fine in modo dignitoso alla sua insopportabile presenza di amministratore assente?

Aggiornamento. Il Tar ha bocciato l’aumento della Tarsu deliberato nel 2006 dalla giunta comunale di Palermo. Insomma il nostro sindaco e i suoi accoliti si trovano in un pasticcio che potrebbe essere ancora peggio di quello delle Ztl.

Il video è di Giovanni Villino.