Come si cambia

Ieri ho visto Daniele Capezzone sbracciarsi al Tg1 per il suo padrone, di cui fino a qualche anno fa parlava così:

“Berlusconi è come Vanna Marchi e Tremonti è come il suo Mago do Nascimento” (31 marzo 2006).

“Berlusconi si paragona a Napoleone e Churchill. Mi ricorda la barzelletta dei due matti: uno dice ‘Io sono Mosè e Iddio mi ha dato le tavole della legge’ e l’ altro, offeso ‘Ma guarda che io non ti ho dato niente!’. Ecco, lui potrebbe essere il secondo matto, mentre per il novello Mosè bisogna scegliere tra Bondi e Fede (da Corriere della Sera, 12 febbraio 2006).

“L’Italia non può permettersi altri cinque anni di governo di Silvio Berlusconi: non sarebbero ‘ecosostenibili’. […] Per non parlare di ciò che è accaduto sul terreno dei diritti civili, con un’autentica aggressione contro le libertà personali: contro il divorzio breve, contro l’aborto, contro i pacs, contro la fecondazione assistita e la libertà di ricerca scientifica, fino all’ultimo tentativo di sbattere in carcere i ragazzi per qualche spinello (dal sito internet de La Rosa nel Pugno, 10 marzo 2006).

Colonna sonora consigliata.

Il titolo migliore

è quello che ha fatto Wittgenstein: tutta una maggioranza di governo in trenta secondi.

Scacco in dieci mosse

Quella di Berluconi-Papi non è, come si vuol far credere, una storiella privata.

P.S.
Alla luce degli ultimi avvenimenti è forse utile ripassare questo video.

Aggiornamento: ecco le risposte (di Roberto Torta)

Papi B. mente o no?

Nuovi dettagli sulla gita presidenziale a Casoria rischiano di intorbidire le acque e di celare l’unica domanda che ci si dovrebbe porre: Silvio Berlusconi ha mentito alla nazione?
Sarebbe utile farla a voce alta, forse così i bonzi di Papi B. capirebbero che a qualche decina di milioni di italiani non gliene frega niente delle pulsioni simil-sessuali di un signore maturo e spiritoso.
Insomma si vuole sapere se il capo del governo è un bugiardo o no. Punto e basta.

Cari berlusconiani

bbCari berlusconiani,
mi rivolgo direttamente a voi e non al Popolo delle libertà, di cui siete parte, perché una cosa è essere di centrodestra, un’altra è essere berlusconiani.
Siete nella scomoda posizione di vincenti con un leader alla deriva.
Il credito internazionale di cui gode Berlusconi è a picco (non da ora, per la verità).
La sua condotta umana, viste anche le ultime vicende, è censurabile.
Le sue apparizioni in pubblico sono sempre occasione di grasse risate che poco hanno a che vedere col suo ruolo istituzionale.
Il suo governo si fonda sull’uso della forza, anche quando la ragionevolezza imporrebbe un barlume di dialogo.
La sua strategia prevede che non ci siano alfieri o torri, solo pedine da muovere per fare o evitare lo scacco.
La sua prospettiva coincide con la propria immortalità: dopo di lui il diluvio (e il fango già è alle ginocchia).
La vicenda innescata da donna Veronica è personale, è vero, ma anche indicativa. I giornali che spalleggiano Berlusconi invocano quasi la lapidazione della signora perché ha distratto il Gran Condottiero dalla guida del Paese. Non si interrogano però – loro e i fedeli scudieri del premier – su quanto lo stesso condottiero fosse già distratto di suo, tra attricette da raccomandare, veline da provinare per un seggio al Parlamento europeo, diciottenni da festeggiare.
La morale privata esce dai recinti della privacy quando l’interesse comune ne risente. E questa consapevolezza gli americani, che idolatrate quando sono sotto la guida di repubblicani un tantino spregiudicati (e vagamente guerrafondai), ce l’hanno eccome. E allora non sentitevi americani a giorni alterni.
Perché ostinarsi a difendere un personaggio che appare sempre più inaffidabile?
Perché non ammettere che il timone è nelle mani di un capitano ubriaco?
Temo che gli argomenti a difesa del vostro leader diverranno sempre più fragili.
Avete una maggioranza solida, garantita da una democrazia che sbandierate anche quando osservatori indipendenti stigmatizzano il franare di certe libertà in Italia.
Non serve un ammutinamento, semplicemente una presa di coscienza.
Chi crede di essere onnipotente usurpa un diritto anche a voi. Perché vi inganna tutti, pedine e aspiranti torri e alfieri (la regina se l’è venduta).

L’interesse comune

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Tutti noi seguiamo con ansia il dramma dei terremotati abruzzesi. La Sicilia è zona ad alto rischio sismico quindi, per parte nostra, non è difficile identificarsi con chi vive sull’orlo del baratro. Però la sensazione della perdita improvvisa, senza apparenti colpevoli, è tragicamente unica. Solo chi sopravvive può sobbarcarsi un simile fardello. E noi ora non siamo sopravvissuti, ma semplici testimoni.
Verrà la ricostruzione, che è mera consolazione materiale ma indispensabile appiglio per cercare di riemergere. Il governo italiano è davanti a una prova cruciale di efficienza e civiltà. Non conta la mano che mette un mattone sopra l’altro, conta che quei mattoni diventino muro, casa, città.
Se fossi un amministratore qualunque di un’amministrazione qualunque scriverei una frase davanti alla mia porta: ricordate, l’interesse comune non è la somma degli interessi privati.

Professione precario

Illustrazione di Gianni Allegra
Illustrazione di Gianni Allegra

Sono tempi difficili. Migliaia di lavoratori, per colpe di chiunque tranne che proprie, hanno perso il lavoro. Il precariato è diventato il mestiere ufficiale. E nel segno di una crisi che tutto avvolge e molto nasconde, ci si piange addosso rimanendo immobili.
Ancora una volta – del resto questo è un blog, mica un servizio pubblico – devo citare un’esperienza personale.
L’altro giorno mi ha chiamato un’amica, direttore di un mensile che fa capo al più importante gruppo editoriale italiano. Lei mi ha esposto i suoi dubbi sul futuro dell’editoria. Abbiamo parlato dei nostri rispettivi progetti (i suoi molti più rilevanti dei miei), poi mi ha fatto una domanda: “Conosci persone che sappiano scrivere e che abbiano voglia di lavorare?”.
La sua domanda è stata la conferma a un convincimento che ho segretamente coltivato, in questi ultimi anni: una buona porzione di questa crisi di occupazione è figlia della mancanza di professionalità.
Il discorso vale ovviamente per i mestieri in cui la specializzazione ha un valore pari alla duttilità del lavoratore (che, per essere chiari, può decidere di mettere a disposizione la propria esperienza in cambio di un compenso riveduto al ribasso per evidenti fattori congiunturali).
Quasi un anno fa ho firmato la lettera di dimissioni da un’azienda per la quale ho lavorato ininterrottamente dal 1984. Non avevo un altro lavoro che mi attendeva, mi ero semplicemente rotto le scatole di un sistema che ritenevo scriteriato. Sono della linea di pensiero che tende a derubricare le scelte a semplici scommesse. Sono stato fortunato: oggi lavoro col massimo della libertà, guadagno il giusto (anche un po’ meno) e continuo a preoccuparmi per il futuro esattamente come facevo vent’anni fa.
Un parte, solo una parte, dei disoccupati di questo Paese sono figli (e purtroppo anche seguaci) dell’assistenzialismo che governo e opposizione tendono ad alimentare nel segno di un populismo che poco ha a che fare con la soluzione del problema. Gli aiuti una tantum, le elargizioni su larga scala che sulla porta di casa si traducono in spiccioli non portano a niente di utile.
Probabilmente già domani saremo costretti a cambiare ottica: lavori a progetto, massimo rendimento, sperando in una coltura intensiva dei talenti e nella responsabilizzazione al cento per cento. E’ una missione che riguarda ognuno di noi, senza colori politici né pregiudizi.
Non so quanto il nostro Paese sia pronto.

Berlusconi dance, il video

Ecco il video della Berlusconi dance. Spero che vi piaccia.

Una sinistra poco elegante

roger-vivier-shoesde La contessa

“Se sei nato senz’ali,
non fare nulla
per impedire loro di crescere”
Coco Chanel

Ho riletto i commenti al post di ieri e ne ho tratto alcune indicazioni che, tradendo il patto di discrezione che mi lega alla vita ancor prima che a questa comunità di stimati commentatori, vi propongo in punta di piedi (immaginate lo sforzo calzando un tacco 12!).
Da un lato ci siamo noi, reduci di una sinistra acefala e démodé, un po’ piagnoni, un po’ idealisti.
Dall’altro ci sono loro, quelli del centrodestra governativo, pragmaticamente operativi e (anche eccessivamente) sorridenti.
Noi, al netto dei risultati, siamo vecchi e noiosi.
Loro, al netto dei favoritismi, sono fattivi e svegli.
Noi prendiamo di mira il loro capo, monsieur B, e perdiamo di vista le loro truppe.
Loro non si curano del nostro capo perché sono le nostre stesse truppe che l’hanno messo fuori gioco.
Credo che, fermo restando il diritto alla lamentela, dobbiamo finirla di flagellarci con fruste altrui. Servono insomma una svolta pragmatica di protesta e un po’ più d’eleganza (che non fa mai male).
Ad esempio, anziché continuare a criticare il monopolio berlusconiano sui media, perché non provare ad alimentare il sistema dell’informazione alternativa? Soltanto nella mia adorata città, Palermo, mi dicono che cinque blog ben scelti hanno un bacino di utenti simile a quello di un piccolo quotidiano.
Le ronde sono una vergogna tout court. Bene, proviamo a rendere disoccupati i cittadini che si sostituiranno alle forze dell’ordine in virtù di un brutto decreto. Come? Denunciando noi per primi ogni spunto di reato; non voltandoci dall’altra parte quando vediamo qualcuno che fa qualcosa di profondamente sbagliato.
E ancora. Impariamo a scegliere i prodotti che ci servono, con coscienza politica: dagli scaffali del supermercato (coi quali, lo ammetto, ho sporadica frequentazione) ai tasti del telecomando. Non si può criticare il prodotto delle televisioni di monsieur B se si guarda, magari di nascosto, il Grande Fratello.
Quest’Italia, nella pacchiana era di bandane che coprono capelli e non teste, deve riassoldare i cittadini dimissionari. Servono menti critiche, persone sveglie, voti contrari.
Voti, sì. Perché, non dimentichiamolo, sono le elezioni il vero campo di battaglia in cui si confrontano le opposte fazioni di uno stato democratico.
Sempre con classe, parbleu!

Ronde, naturalmente

rondeVolevo indignarmi per le  ronde di privati cittadini incaricate per decreto (naturalmente) di vigilare sulla pubblica sicurezza. Poi mi è stato fatto notare che ne avevamo già parlato (naturalmente). E’ molto sgradevole trovare conferme travestite da rimedi ai propri timori.