Basso profilo

Il governo, questo governo, ritiene che si debba modificare la Costituzione in modo da limitare l’influenza del presidente della Repubblica sul Parlamento.
Eppure tranne un paio di eccezioni, con moniti talmente mirati da sembrare l’ago delle siringhe Pic, raramente il nostro capo dello Stato ha fatto sentire la sua voce. Si può dire tutto di Napolitano, ma non che sia una figura politicamente muscolare.
Quindi la modifica della Carta ha ben altri obiettivi che non depotenziare il potere di un presidente avvizzito. Qualche idea? Ecco le mie.
Fortificare un Parlamento che basa la sua azione esclusivamente sui numeri, di deputati e di conti correnti.
Abbattere i sistemi di controllo.
Drogare il popolo con la fandonia della sovranità della politica: quale persona di media intelligenza può credere a una politica fatta da persone squalificate?

Nemmeno Mussolini

A me questa storia della Mussolini (una con una parentela imbarazzante) che processa Bianca Balti (una che non ha parentele compromettenti) per le sue idee politiche non mi va proprio giù.
Se siamo arrivati al punto che una deputata, cioè una presunta garante della democrazia, si permette di sindacare sul giudizio di una privata cittadina, è segno che siamo ingranaggi di un motore grippato. E’ davvero allarmante che un rappresentante del popolo – scusate i termini desueti, ma il popolo ancora sopravvive – entri in rotta di collisione con l’articolo 21 della Costituzione.
Sino a legge contraria, siamo un Paese in cui tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero e la nostra Carta non prevede eccezioni, nemmeno per la Tim e i suoi mega contratti pubblicitari.
Insomma se, per disgrazia, fossi stato compagno di partito della Mussolini, mi sarei comportato come il nipote del vecchio nonno che, seduto a capotavola, cerca di ripercorrere il bel tempo di “quando c’era lui”: una risata e basta col vino.

Schizofrenia di governo in poche righe

Se in poche righe volete capire la schizofrenia del governo Berlusconi basta leggere due dei titoli principali di ieri: “Berlusconi: i magistrati sono cittadini come tutti gli altri” e “Ingroia in piazza per la costituzione, il Pdl si infuria”.
Da un lato il premier giustifica la sua riforma della giustizia con il concetto secondo il quale anche i pm, se sbagliano, devono pagare, dall’altro il suo partito vorrebbe punire un pm che si schiera pubblicamente.
Idee molto confuse, quelle dei berlusconiani. Se i magistrati sono cittadini come tutti gli altri non hanno forse il diritto di manifestare in difesa di un bene comune come la Costituzione?
Probabilmente in questa maggioranza cialtrona esiste un’inconfessabile differenza tra alcuni cittadini come tutti gli altri e altri cittadini come tutti gli altri.

La Costituzione violata

Secondo i legali del premier, la Procura di Milano viola la Costituzione. Però questo governo ha un’idea non proprio positiva della Costituzione: infatti, ritenendola vecchia e inadatta, sta tentando diperatamente di cambiarla (stravolgerla?).
Quindi che senso ha appellarsi al rispetto di una carta che non si riconosce?

Contraddittorio zero

Ieri i telegiornali hanno dato conto della colorita replica del nostro premier alle nuove accuse di reiterata disinvoltura sessuale (con minorenni).
Come al solito, il raffinato Berlusconi se n’è uscito con una battuta. Della serie: non replico e faccio come Annozero, cioè contraddittorio zero.
Tutti a ridere con lui, Bertolaso in testa; molti a indignarsi, nel resto del mondo.
Anche i bambini conoscono la differenza tra la televisione e la politica. Il primo è il mondo del relativo (ma non diteglielo così ai bambini sennò vi guardano male), il secondo è il mondo dell’assoluto.
Mai sentita una verità in tv, mai visto un dubbio sulle labbra di un politico.
Quando il premier godereccio si rifiuta di rispondere alle domande dei giornalisti, offende innanzitutto i suoi elettori, poi tutti gli altri (dei quali gli importa poco, ma che esistono). E il paragone con una trasmissione giornalistica è uno strafalcione logico di cui, in un paese civile, gli si dovrebbe chiedere conto in Parlamento.
I giornalisti e i politici non hanno niente in comune, e per fortuna. Sono distanti negli articoli di legge, nella somma Costituzione, nei contratti e nei privilegi. Se Santoro non rispetta il contraddittorio (berlusconiano) – una regola discutibile perché imposta con clausole che sono state studiate proprio per essere impossibili da rispettare – può andare incontro a una sanzione. Se non lo rispetta il capo dell’esecutivo, c’è un tetto che si sbriciola sopra le nostre teste. Ed è il tetto sotto il quale alberga una cosa che si chiama democrazia.

La scoliosi della democrazia

In Italia, e da nessun altra parte del mondo civile, c’è un capo del governo che si lamenta, con toni da ducetto, della stampa non allineata.
Ai suoi elettori, e agli incoscienti che lo adorano come un Messia, vorrei ricordare che quando la stampa soddisfa il potere è segno che qualcosa non va. Non a caso i nostri padri costituenti – che non erano tutti imprenditori, comunisti e magnacci – vergarono l’articolo 21 della nostra Carta.

Ho lavorato per anni in un giornale molto sensibile al potere e ai cambi di vento. Ricordo la faccia di un giovane cronista che, con le lacrime agli occhi, tornava dalla cazziata di un dirigente dell’epoca (fine anni Ottanta). Motivo? Lo sprovveduto giornalista non era stato sufficientemente prono davanti a un big della politica del tempo. La frase con la quale venne rimproverato fu pressappoco questa: “Non si dice di no a un eurodeputato”.

Ora mi rendo conto che la piaggeria, quando non è connivenza, è come la scoliosi: alla lunga dà problemi.
Quel dirigente se ne è andato da Palermo.
Quel cronista si è ibernato al giornale.
Quell’eurodeputato ha fatto malafine.

La stampa libera dà modo a molti di tenere la schiena dritta. Che è un ottimo modo per prevenire la scoliosi.

Sul corpo di Eluana Englaro

Il Consiglio del ministri vara un decreto che ordina di proseguire con l’alimentazione per Eluana Englaro. Il presidente della Repubblica si rifiuta di firmarlo perché si tratta di un provvedimento palesemente anticostituzionale. Berlusconi tira dritto: “Allora cambio la costituzione”.
Bastano queste poche righe per far deragliare la coscienza di molti dalla riflessione su un caso così difficile come quello di Eluana. Perché invece di interrogarci sulla morte come guarigione dalla vita, sul peso di certe scelte, sull’ingiustizie che la biologia ci impone, sul Dio che vede e chissà quando provvede, su quanto contino le incrostazioni della pubblica morale quando il dramma è più che privato, ci si riduce a leggere i resoconti politici della vigliaccata ruffiana del nostro governo. Il pugno di ferro mostrato dal Cavaliere è infatti un semplice atto di prepotenza politica che non ha appiglio in nessuna sentenza e in nessun sondaggio: non stupisce lo spregio delle corti di giustizia (qui si tratta della Cassazione), mentre potrebbe sbalordire quello della “pubblica opinione”. E’ qui che però entra in gioco il fattore C. La Chiesa che, come scriveva ieri Ezio Mauro, “con quel corpo totemico vuole ribadire non solo i suoi valori eterni, ma anche il suo controllo della vita e della morte”. Berlusconi si mostra così garante di un patto col Vaticano che mira a imporre un’idea cattolica della legge, dove gli atti del potere devono passare al vaglio della religione. E dove la libertà, alla fine, rischia di coincidere con la disintegrazione dell’anima.