Oggi l’Amaca di Michele Serra è di una semplicità e di un rigore disarmanti. E dovrebbe essere letta nelle scuole.
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Fermate Barbara D’Urso
A Pomeriggio cinque questo pomeriggio si è celebrato l’ennesimo rito tribale della cronaca gestita come uno spettacolo circense, con Barbara D’Urso e nientepopodimenoche Alessandra Mussolini a dibattere, tra urla e pianti, con la madre del bambino conteso.
Il problema, al contrario di quel che si possa pensare, non è il contenuto ma il contenitore.
L’emergenza umanitaria della televisione italiana dei nostri tempi è infatti la fascia pomeridiana, durante la quale programmi di intrattenimento diventano spazi di informazione gestiti con una profondità di vedute da avanspettacolo.
Lasciare nelle mani di Barbara D’Urso – ma anche di Mara Venier – la libertà di porgere notizie, approfondirle senza alcun controllo di testata, è un atto che toglie legittimità alle redazioni e attendibilità alla rete. Eppure tutto si spiega con un’atroce regola moderna: la televisione urlata è quella che ha più fortuna, lo scoprì vent’anni fa Maurizio Costanzo con Vittorio Sgarbi.
Ho già scritto cosa penso di quella che un tempo era la tv dei ragazzi e non ho ancora un’età che giustifichi rimpianti a 360 gradi. Però ritengo che Barbara D’Urso et similia non possano raccontare l’Italia che cambia, ma al massimo recensire il guardaroba di una starlette o blaterare degli amorazzi di una gieffina.
Prima possibile una contraerea della ragione dovrà entrare in azione: prima che la tv del finto dolore ci imponga finte esistenze con finti sentimenti e finte soddisfazioni.
La verità sulla Lussana
La deputata della Lega Nord Carolina Lussana si è fatta autografare dalla sua collega Alessandra Mussolini le foto del Duce. Tutto ciò è accaduto in aula a Montecitorio mentre si votava la fiducia sul Ddl anticorruzione.
In molti si interrogano – e si interrogheranno a lungo – sui motivi della richiesta della Lussana, sulla ratio del gesto. Io sommessamente ho la spiegazione: la foto della Lussana. Più chiaro di così…
Nemmeno Mussolini
A me questa storia della Mussolini (una con una parentela imbarazzante) che processa Bianca Balti (una che non ha parentele compromettenti) per le sue idee politiche non mi va proprio giù.
Se siamo arrivati al punto che una deputata, cioè una presunta garante della democrazia, si permette di sindacare sul giudizio di una privata cittadina, è segno che siamo ingranaggi di un motore grippato. E’ davvero allarmante che un rappresentante del popolo – scusate i termini desueti, ma il popolo ancora sopravvive – entri in rotta di collisione con l’articolo 21 della Costituzione.
Sino a legge contraria, siamo un Paese in cui tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero e la nostra Carta non prevede eccezioni, nemmeno per la Tim e i suoi mega contratti pubblicitari.
Insomma se, per disgrazia, fossi stato compagno di partito della Mussolini, mi sarei comportato come il nipote del vecchio nonno che, seduto a capotavola, cerca di ripercorrere il bel tempo di “quando c’era lui”: una risata e basta col vino.
Paranormal (poco) activity (tanta)
L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore
Deve essere il periodo. Esaurite le cartucce della politica che si fa spettacolo (ci abituiamo presto a tutto, si sa), si fa inversione di marcia: lo spettacolo nutre la politica. Ora Alessandra Mussolini, ancora calda dei fumi del caso Morgan e delle relative ospitate tv, sposta la sua indignazione di mammina italica – tutta core in mano, labbroni e pugni sui fianchi – al cinema. Tranquilli, stavolta non c’entra Michele Placido (a lui ci ha già pensato Brunetta). La pietra dello scandalo è “Paranormal Activity”, horror semi-amatoriale di tale Oren Peli, divenuto campione d’incasso negli USA con la benedizione di Spielberg. Pare che il film stia creando una specie di psicosi collettiva tra i giovani, con ricoveri, crisi di panico e svenimenti degni de “L’esorcista” alla sua uscita nelle sale. Al punto che l’Alessandra nazionale ha diffuso una nota d’allarme al ministro Bondi sulla pellicola, lamentandone la mancanza di divieto ai minori. E ora date retta a me, che di film dell’orrore veri mi sono nutrito fin da quando avevo otto anni. Io, “Paranormal Activity” l’ho visto. E’ una noia mortale. E’ un film che non fa paura nemmeno per un minuto dei 90 e più complessivi della sua durata. E’ un’accozzaglia di situazioni straviste, con uno stile stravisto e con degli attori cani come mai se ne sono visti. E’, soprattutto, un film stupido. E, come sanno quelli che di horror veri se ne intendono, fare paura è una cosa che richiede grande intelligenza. Tanta quanta la paraculaggine di chi, come certi nostri politici, non perde occasione per cavalcare cavalli spompati, senza nemmeno sapere di che razza sono.