Ci sarà una buona ragione per avere torto

Vedrete, ci saranno migliaia di buone ragioni nelle parole degli israeliani per spiegare come l’attacco alla nave dei pacifisti sia stato necessario e giusto. C’è già un video. Poi spunteranno armi e prove schiaccianti, magari sul modello del G8 di Genova, un modello da esportazione. La cosiddetta comunità internazionale dimenticherà lo sdegno nel giro di un weekend e la stampa troverà altri ossi da spolpare.
Però mi resta impresso uno dei titoli della notizia: “Assalto e strage nella nave dei pacifisti”. Un ossimoro logico, una cartina di tornasole dei tempi in cui il destino ci ha catapultati.
Sono sempre stato convinto che l’uomo non è biologicamente portato al pacifismo. Per questo chi si fa portatore di questo valore ha tutta la mia ammirazione: per invidia.
Non so quanti di quegli sciagurati, feriti, parenti e amici dei morti, comunque sopravvissuti, da domani tornerà ad allinearsi alla cruda esigenza biologica mettendo da parte la virtù e cedendo all’umana debolezza della vendetta. Brutta storia, brutti tempi.

Sfottò

Pazzo per Repubblica segnala che adesso il Giornale ha i suoi post-it sulla legge bavaglio.

Neanche una ola

Questo video postato sul Jerusalem Post spiega come i poveri soldati israeliani lanciatisi all’arrembaggio di una nave di pacifisti non siano stati accolti con applausi e abbracci. Non restava loro che sparare sugli ingrati.

Contro il fumo

Ho due motivi per complimentarmi con me stesso.

Il primo riguarda la giornata mondiale senza tabacco, che si celebra oggi. Ho smesso di fumare quasi un anno fa e ne sono orgoglioso. Oggi pomeriggio, intorno alle 19, vi aspetto a Villa Alliata Cardillo per una manifestazione di beneficenza a favore della Lega italiana per la lotta contro i tumori, di cui sono sostenitore: in cambio di una piccola quota a sostegno della Lilt si offrono piacevoli chiaccherate e aperitivo rinforzato.

Del secondo dirò qualcosa tra una settimana.

Le stragi e la memoria tardiva

Foto di Paolo Beccari

Va di moda la memoria tardiva, cioè quella che si manifesta quando è troppo tardi. A diciotto anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio è un fiorire di ricostruzioni aggiornate, di dubbi che si incastonano nelle conferme, di testimonianze cruciali. Ora persino Carlo Azeglio Ciampi arriva a ipotizzare un coinvolgimento istituzionale nelle bombe del ’93 (che non furono meno peggiori di quelle dell’anno precedente: le bombe non si classificano, si odiano).
E prima di lui molti altri. C’è chi ricostruisce le biografie delle vittime, riscrivendone ambizioni e amicizie, e chi lascia intendere “io lo avevo detto, lo avevo previsto”.
In realtà tutti gli uomini di buona volontà e di coscienza pulita sanno che, in questo campo, chi aveva previsto davvero è colpevole quanto un mandante o un esecutore. Perchè allora non ci fu mai da parte di questi signori un solo sussurro d’allarme. Quindi o sapevano e tacquero, o adesso raccontano minchiate.
Qualcuno potrebbe ricordarmi che il mio fastidio per la memoria tardiva è anche quello espresso da Fabrizio Cicchitto ieri su Libero. Ok, però io non sono mai stato iscritto alla P2.

Ingiustizia virale

Su internet quest’immagine è ormai virale. Ma non me la sentivo di cestinarla.

Via Davide Romano.

Almeno da morto

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Gary Coleman ci ha lasciati. Dovrei precisare che Coleman era Arnold, il piccolo afroamericano che ha fatto sorridere e piangere molti di noi nella serie televisiva degli anni ottanta “Different Strokes” (in Italia tradotto variamente come “Harlem contro Manhattan” e “Il mio amico Arnold”).
Ma a questo ci pensano già giornali e telegiornali con i soliti e vari “Addio Arnold”, “Il piccolo grande Arnold”, “Ciao, Arnold”. Un luogo comune dei media che mi suona indigesto, come l’abusato “angelo volato in cielo” che accompagna quasi tutte le cronache tv (e non) che riguardano vittime minorenni di abusi, omicidi e incidenti. E’ tuttavia noto che al signor Coleman, come a molti dei giovani protagonisti della serie, la fama di “Different Strokes” non ha reso un buon servizio, tra deragliamenti esistenziali, crimini e persino un suicidio. Detto questo, mi viene da pensare che il signor Coleman di Arnold non ne potesse più: al punto da aver aggredito un’anziana fan che, sotto le vesti di posteggiatore di un’area commerciale (ultimo lavoro conosciuto di Coleman), aveva avuto il torto di riconoscere il piccolo, tenero Arnold. Così, lancio un appello. Almeno da morto, risparmiategli Arnold. Chiamatelo Gary.

Se il giornalista non sa neanche copiare

Leggo su Repubblica che a Palermo vendono l’iPad da 64 GB wifi 3G a 699 euro (al Mondadori Multicenter). Siccome è lo stesso modello che aspetto io e che è stato acquistato online a 799 euro, salto in moto e mi precipito in negozio. Penso, da buon parsimonioso, che un risparmio di cento euro val bene una disputa con l’Apple Store internettiano.
Invece, arrivato in loco, la commessa mi gela: “E’ un errore di Repubblica, il nostro prezzo è quello imposto da Apple, 799 euro. Ovviamente”.
E’ quell’ovviamente che mi gela.
Ovviamente il collaboratore di Repubblica non sa né leggere né tantomeno copiare. Altro che riassuntini

Inconvenienti

Il presidente Usa Barak Obama cita Harry Truman e dichiara: “Alla fine comunque la responsabilità è sempre mia”. Vedi cosa succede se non hai un modello come Mussolini?

Riassunto

Un imprenditore molto ricco, con una certa propensione alle scorciatoie non legali, si inguaia ad ogni passo della sua vita. Amicizie, frequentazioni, partnership, vicende familiari, scelte economiche, sportive, artistiche, politiche. Ovunque si cimenti, come per maledizione, c’è sempre un tarlo che rode l’architrave del suo progetto. Poi l’imprenditore diventa premier e costruisce una legge che impedisce di raccontare i capitoli più avvincenti e/o indecenti di questa storia.
Per cui questo è il massimo che si può dire. Un riassunto. Roba da quarta elementare.