Pizzo spa

Rosa Maria Di Natale ha fatto una bella inchiesta per Rainews24. Si parla di racket delle estorsioni. Potete vederla qui.

Silvio Ugolino

“Non vorrei che fossi diventato come il conte Ugolino che mangiava i suoi figli” scrive il sottosegretario alla Presidenza con delega al Cipe, Gianfranco Miccichè, al premier Silvio Berlusconi.
Le citazioni sono sempre un trappolone, specialmente se la materia di discussione è sotto i riflettori della scienza.
In realtà, secondo una teoria abbastanza recente, Ugolino non si cibò affatto della carne dei suoi consanguinei e anzi morì di fame.
Lungi da me l’intenzione di riabilitare il presidente del Consiglio agli occhi di Micciché, ma Berlusconi non è tipo da divorare i suoi figli. Anche perché il direttore di Chi è in ferie e organizzare un servizio fotografico contro quel forcaiolo di Dante Alighieri non è roba che può sbrigare Gianni Letta.

Prete, escort, piazzista o…?

Quali tra le seguenti frasi è stata effettivamente pronunciata dal sindaco di Palermo, Diego Cammarata?

2533647361_2284721f1e“Faccio il sindaco, non il comico”

100_5646“Faccio il sindaco, non il prete”

1891584“Faccio il sindaco, non il piazzista”

cammarata_berlusconi_N“Faccio il sindaco, non l’escort”

diego_cammarata_DSC2742“Faccio il sindaco, non il cantante”

inc13yslX_20070513“Faccio il sindaco, non lo scrutatore”

highres_4521715“Faccio il sindaco, non l’attore”

Chi indovina vince un aperitivo, a scelta, con un comico, uno scrutatore, un’escort, un attore, un piazzista, un cantante, un prete. O, in alternativa, col sindaco Cammarata.

Cassandra Pepi

giovanni pepi

Da I Love Sicilia di luglio

“Sarà mezzanotte e mezza più o meno. Nello studio di Porta a Porta si palpa un certo nervosismo per gli exit poll non esaltanti del Cavaliere. La Russa in studio si dimena, Vespa annaspa. Parte il videocollegamento con Giovanni Pepi, condirettore del Giornale di Sicilia, che alla fine del suo intervento azzarda alcuni dati parziali siciliani sulle Europee che vedono il Pdl andare male, ma proprio male rispetto alle aspettative e il Pd meglio del previsto. “Qual è la fonte, Pepi? Quante sezioni?”, incalza sempre più agitato Vespa, e La Russa con lui. Pepi fa appena in tempo a dire 200 sezioni ma non aggiunge che, per quanto il dato sia acerbo, la tendenza che vede il Pdl in difficoltà sia abbastanza costante in questa prima fase dello spoglio. Non fa in tempo Pepi, perché Vespa lo liquida bruscamente con un “arrivederci arrivederci” che a qualcuno sembra scocciato e La Russa dal canto suo ci piazza anche una ramanzina per i “giornalisti seri” che si avventurano nel fornire dati ancora parziali. E invece, alla fine, la profezia di Pepi-Cassandra dalla Sicilia si abbatte come mannaia sui berluscones, guastando la notte del Cavaliere”.

O forse no

trinca
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Manifesti a Palermo, fotografati da Giacomo Cacciatore.

Azzeramento

Azzeramento

di Vittorio Pasticcino

Fumate tre sigarette in una stanza e ci sarà puzza di fumo. Fumatene cinquanta e ci sarà tanfo. E il tanfo entra nelle vene in un attimo. Sono qui seduto davanti a un nuovo direttore di un assessorato regionale siciliano che vuole creare il partito del Sud di cui sentivamo il bisogno.
Ha meno anni e molti più soldi di me. Era del partito democratico. Poi è stato di Forza Italia. Adesso è dell’Mpa.
Sono qui dopo cinquanta telefonate. Per un’udienza papale serve molto meno.
In mano ho la bozza di una norma che, se approvata dall’Assemblea regionale alleggerirebbe il carico burocratico di una vasta categoria produttiva. Il tanfo mi abbraccia le corde vocali  e con una voce sempre più rauca dico: “Dal punto di vista tecnico la bozza sembra essere perfetta in quanto realizzata con il contributo del suo predecessore”.
Avessi detto che sua madre era una escort e alleggeriva le pene di qualche uomo politico l’avrei offeso meno. Avessi detto che sua sorella era una escort con il vizio di filmare e fotografare l’attività ludica di qualche uomo politico l’avrei offeso meno.
“Mio caro dottor Pasticcino, lei continua a dire che questa norma è stata fatta dal mio predecessore. Ma lei sbaglia, perché forse lei non ha ancora compreso che tutto ciò che c’era prima è visto come fumo negli occhi da tutti. Vede, mio caro dottor Pasticcino, se lei continua a dire così c’è il rischio che questa norma rimanga una bozza. Non lo dica più la prego. E non perché io abbia qualcosa contro il mio predecessore, persona degna che io stimo molto, ma perché lei deve capire che l’azzeramento è azzeramento”.
Gli stringo la mano ed esco.  Oggi ci sono 40 gradi e spero che il tanfo evapori insieme alla mia voglia di continuare a rimanere una persona civile in una terra che azzera anche le speranze.

Questione di compagnia

Nell’isola in cui mi trovo ho incontrato un noto politico in compagnia di (a me) note persone. Non mi piace fare l’analisi del Dna a chiunque incrocio, però – dati i tempi – mi pare importante verificare l’ambito in cui si muove chi dovrebbe rappresentarci. Non è vero quel che ci vogliono far credere alcuni soloni prezzolati a proposito della vita privata degli uomini pubblici: noi siamo, anche, chi frequentiamo. Se non abbiamo cariche istituzionali possiamo concederci qualche svarione affettivo, amicizie trasversali, relazioni non recensibili. Viceversa, dobbiamo stare molto attenti. Perché nel conto della politica c’è anche la rappresentatività: e quella, oltre a qualche vantaggio, ha anche un prezzo.
Il politico che ho incrociato ieri era in compagnia di gente che, nei gradini di una società sana e democratica, dovrebbe stare in basso, accanto allo zerbino.

Non si è lamentato nessuno

Negli Stati Uniti sono bastati sei mesi per condannare il finanziere Bernard Madoff a 150 anni per la colossale truffa di Wall Street. Non si è lamentato nessuno, nemmeno l’imputato.
In Italia il premier si ostina a imporre ottimismo per legge, e contemporaneamente gli scappano cifre apocalittiche sul gettito fiscale. Non si è lamentato nessuno, nemmeno i contribuenti.
In Sicilia continuano gli incontri strategici tra Pdl e Mpa per decidere come dovranno essere spartite le poltrone degli assessori designati da don Raffaele Lombardo. Non si è lamentato nessuno, nemmeno l’usciere dell’Ars costretto allo straordinario.

Chi lo ha detto?

Pino Maniaci dice che la mafia ha deciso di ammazzarlo. Conosco i miei polli e so come hanno reagito alla notizia molti colleghi giornalisti. Facendosi una domanda cruciale: “Si vabbè e chi lo ha detto?”.
Io, che da tempo mi sono isolato dalla categoria, questa domanda non me la sono posta: credo a Maniaci e basta.
In certi casi l’arte di spaccare il capello è un ottimo modo per affettare la verità.

Forza Rino

Rino Martinez

Rino Martinez è un artista senza troppa fortuna. Ha cantato e suonato dovunque e non sempre le sue produzioni sono state degne di nota. Tuttavia è un artista cocciuto e ammirevole: ha visto per sé una strada e l’ha percorsa senza mai un indugio. I risultati sono negli occhi di chi guarda, nelle orecchie di chi ascolta.
Ma non è del cantante che voglio occuparmi.
Da qualche anno Rino è un missionario laico che ha fatto dell’Africa la sua terra di elargizione: le ambizioni dell’artista sono state impacchettate, come si fa con i tappeti d’estate, e messe in cantina. Perché c’era altro di cui Rino Martinez voleva occuparsi: popolazioni azzoppate dalle carestie, minoranze etniche cancellate dalle guerre, tribù affamate dai totalitarismi.
Uno che molla tutto, persino il poco che ha agguantato in anni e anni di eterna gavetta, uno che si sbatte per un vantaggio che non è il suo, uno che usa la religione nel migliore dei modi, cioè come benzina per il motore delle sane intenzioni, dovrebbe essere di per sé notizia, reportage, titolo, commento, foto e didascalia. Uno che vive e sopravvive per portare avanti il progetto folle e rivoluzionario di dare a chi non ha, meriterebbe l’onore della popolarità (quella vera e genuina).
A Palermo tutti dovrebbero sapere chi è Rino Martinez (e non sarebbe male che la voce si diffondesse anche nel “continente”): uno che piccona senza sosta contro il muro del nostro egoismo.
E tutti, appreso della malattia vigliacca che adesso vorrebbe metterlo all’angolo, dovrebbero sbracciarsi, scrivere o gridare: Forza Rino, sbrigati a guarire.