Ci eravamo illusi che questo Francesco Belsito potesse dare lo spunto per un’indagine approfondita tra le piaghe della Lega, che fosse problema e soluzione insieme. Trovato il male, trovato l’antidoto. Invece ora ci accorgiamo che il tesoriere manolesta addirittura spiava personaggi del calibro di Roberto Castelli e Rosi Mauro, cioè due delle più squalificate figure del partito di Bossi. E’ vero che a scavare tra l’immondizia ogni tanto si trova roba interessante, ma qui non siamo neanche in una discarica. Siamo nella spazzatura di un collezionista di spazzatura. Un passo prima del nulla, insomma.
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Sprofondo Nord
Secondo la Padania c’è in atto un piano “per mettere il bavaglio all’unica voce scomoda”. Effettivamente a sentire le intercettazioni è scomoda assai.
Oggi le comiche
Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa.
Grazie alle parole di Umberto Bossi siamo oltre la nuova frontiera della sfrontatezza del potere malato. Non solo ti beccano mentre fai una malefatta, ma tu vuoi far passare il messaggio che quella malefatta, da cui tu e solo tu trai vantaggio, è stata ordita contro di te e quindi in fondo sei una vittima che chiede vendetta.
Della serie, oggi le comiche.
In realtà già da anni i corrotti di questo Paese, non trovando più scuse, hanno cercato riparo nel paradosso, nella ricostruzione grottesca. Nel giro di qualche legislatura siamo passati dal “lei non sa chi sono io” a “quel favore mi è stato fatto a mia insaputa”, dal “tutti colpevoli, nessun colpevole” di craxiana memoria al “denuncerò chi mi ha dato i soldi”.
Il sistema politico italiano, berlusconiano e non solo, è fondato – lo si apprende giorno dopo giorno – su una concatenazione di ruberie, milioni e milioni di euro che dalle casse dei partiti transitano nei conti privati. Cifre a sette-otto zeri di cui nessuno ufficialmente sapeva niente, soldi che adesso dovrebbero finire di diritto nel bilancio dello Stato, sequestrati.
Finiamola con questa pantomima del finanziamento ai partiti. Non sono più tempi e non solo per la congiuntura economica, ma anche per una questione di umore sociale.
Prima si rideva amaro, e adesso ci si amareggia soltanto.