Fantascienza, altro che politica

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Un estratto dall’articolo di oggi su La Repubblica.

Piccole certezze che crollano. L’Ars non è il regno dei privilegi, ma quello della fantascienza. Gli scampoli d’inchiesta sulla contabilità dei gruppi parlamentari regalano infatti bagliori di emozione che rimandano più ai raggi B vicino alle porte di Tannhäuser, che alle furberie dell’onorevole di turno che predica così così e razzola a scrocco.
Perché è fantasia pura quella del deputato che compra 14 cassate coi soldi pubblici nel bar di cui è pure socio, realizzando così una mirabile sintesi tra interesse privato e interesse privatissimo. E non è da meno la pulsione culturale di un altro parlamentare regionale che lascia galleggiare parole come “amore perfetto”, “diario di un seduttore”, “coperchio del mare” su un prezioso foglietto che non è missiva di passione e sentimento, ma semplice scontrino fiscale di libri che non pagherà lui.
Che ci volete fare, il contribuente bue non ha la sensibilità giusta e magari si arrabbia. Mentre dovrebbe ammutolire, estasiato, davanti al colpo di teatro di un deputato che se gli mancano gli spiccioli per pagare le bollette o – anima nobile – per regalare i fiori alla moglie, i soldi non li chiede all’amico o al vicino di scrivania come fanno tutti i comuni mortali, ma se li fa anticipare dal “contributo portaborse” del partito, cioè da tutti noi che non siamo né suoi amici né, purtroppo, suoi colleghi.
Tutto è gioiosamente futuristico nell’astronave dell’Ars, dove è meglio l’uovo oggi e pure la gallina domani. (…)
Loro, gli eletti, hanno già superato i bastioni di Orione e sono oltre. Impavidi. Fuori dal mondo.

Se la Regione Sicilia cerca di mettere il bavaglio al web

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Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

E’ il problema dei problemi da quando è nato il web. Ne discutono da anni i garanti della privacy di tutta Europa. Se ne sono occupati recentemente la Corte europea per i diritti dell’uomo e la nostra Cassazione. Persino Arianna Huffington, fondatrice del sito più famoso del mondo, l’Huffington Post, ha affrontato la questione sul New York Times. Ora finalmente c’è qualcuno che ha trovato la soluzione. Bill Gates? No. Mark Zuckerberg? No. Michele Cimino, deputato della regione siciliana, che passerà alla storia per aver risolto la questione più spinosa e dibattuta del mondo di internet: quella dei commenti anonimi.
Cimino è l’illustre estensore di un emendamento alla legge sui finanziamenti per l’editoria siciliana, approvata dall’Ars, che vieta ai giornali online di pubblicare commenti non firmati, pena l’esclusione dall’elenco di chi può godere del beneficio economico.
In altre parole: o ti adegui o non becchi una lira. Continua a leggere Se la Regione Sicilia cerca di mettere il bavaglio al web

Chi fermerà la musica (e chi la pagherà)

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Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Forse da oggi non ci saranno più gli impresari dietro la porta dell’assessore regionale al Turismo Michela Stancheris. Forse da oggi la Regione metterà finalmente mano al groviglio di contributi elargiti a piccoli e grandi organizzatori di concerti. Di certo l’operazione non è semplice e priva di rischi, perché ridurre le spese non è come chiudere un rubinetto. In più c’è di mezzo la musica “pubblica”, quella che ha vissuto grazie alle mammelle istituzionali, che è campo ricco di luoghi comuni e povero di trasparenza. E soprattutto c’è il pentolone della crisi all’interno del quale vengono cacciate istanze, materie, necessità diverse e bollite tutte allo stesso modo, seguendo cioè la ricetta del risparmio a ogni costo: un metodo che non tiene conto dei diversi ingredienti e che generalmente non produce niente di buono.
Materia complessa, la gestione della musica in Sicilia. Per cercare di capirci qualcosa può essere utile tornare indietro nel tempo. Continua a leggere Chi fermerà la musica (e chi la pagherà)

La vergogna di Radio Padania

La vergogna non sta nel fatto che questi quattro poveracci, nati inopinatamente in Italia, pensino di vivere in una regione/nazione che non esiste. Ma che da quello Stato che offendono giorno dopo giorno succhino circa 700 mila euro all’anno.

Via @pecalc su Twitter.