Punite Santoro, non me

C’è un solo motivo per cui la punizione di togliere Michele Santoro dalla tv per due settimane è oggettivamente ingiusta. Il bersaglio. Io ad esempio.
In tv vedo praticamente solo Annozero (più Report, più ogni tanto Fazio). Se mi levano Santoro, che si può amare o odiare senza troppo spreco di sentimenti, mi levano un prodotto che pago. E siccome non ho fatto niente per meritarmi una simile ingiustizia aderisco all’appello che ieri il conduttore di Annozero ha fatto in apertura di programma quando ha chiamato i telespettatori a pronunciarsi contro il provvedimento.
Se Santoro ha sbagliato, gli prendano una multa, lo crocifiggano in sala mensa, lo frustino con cuoio della D’Addario, ma non mi taglino la programmazione che mi spetta. E’ come se al ristorante, dopo aver pagato in anticipo il conto (che è già una bella enormità), mi sflilassero da sotto il naso la portata principale ancora intonsa.
Al limite lo condannino a un surrogato di lavori forzati: tre puntate alla settimana, sulla rete uno, con il traino del Tg di Minzolini.
Una mission impossible. Per la vicinanza a Minzolini.

E’ nato

Alle 10,10 di oggi, 10-10-10, è nato diPalermo.

Qualcosa si muove

Un breve aggiornamento sulla vicenda di Valeria Grasso. Il tam tam di internet ha dato i suoi risultati. Si sono fatti avanti un importante avvocato e alcuni esponenti politici: per discrezione non faccio nomi.
Però qualcosa si muove.
Ora speriamo che si faccia un passo in più per garantirle sicurezza e serenità.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti i blog e i siti che hanno contribuito a diffondere il post in cui si raccontava la storia di questa donna: una citazione particolare meritano Live Sicilia e Informare per resistere.
Grazie.

Il lieto fine


C’è qualcosa di meravigliosamente tragico nella morte di Sandra Mondaini. E nulla che abbia a che fare col palcoscenico, con l’arte, con la messa in scena di un sentimento.
E’ l’epilogo che ogni marito defunto sogna dall’alto dei cieli, o chissà da dove, e che non avrà mai il coraggio di confessare vita natural durante: che la sua metà lo segua al più presto, senza la devastazione di un gesto estremo e senza che la tragedia si amplifichi troppo.
Noi maschi viventi, sentendoci altruisti e aperti al mondo, rassicuriamo spesso le nostre mogli: “Dopo che me ne sarò andato sarò felice di saperti felice”.
Felici un corno, diciamocelo.
Se da un balcone, o molto più probabilmente da un tornante dell’aldilà io mi affacciassi e vedessi mia moglie che se la spassa, non so quanto potrei saltare di gioia.
Però mai e poi mai mi batterei per farle lasciare la vita che ancora le spetta.
La fortuna massima di un amore è che sia incantevole anche nel suo atto finale.
Per questo la morte di Sandra Mondaini è meravigliosamente tragica: perché è annunciata e tenera, naturale e consolante.
E’ uno straziante, indimenticabile, felice lieto fine.

Minimo elogio dell’ira

Adirarsi è facile, ne sono tutti capaci, ma non è assolutamente facile, e soprattutto non è da tutti adirarsi con la persona giusta, nella misura giusta, nel modo giusto, nel momento giusto, e per la giusta causa.

Aristotele
“Etica a Nicomaco”, in “Opere”

Ho frequentato l’ira per qualche tempo (buio) della mia vita. Tuttora combatto per liberarmene in modo definitivo, e non sempre vinco.
Tuttavia trovo che, specie coi tempi che corrono, si tenda a raffreddare gli animi più per intorpidirli che per ricondurli a migliore ragione.
E’ vero, l’ira, a differenza dell’aggressività e dell’odio, non siede al tavolo della razionalità, non si ciba della padronanza delle azioni.
Fare a meno dei sentimenti estremi e autolesionisti è certamente cosa sana e giusta.
Non so che ne pensate, però secondo me bisognerebbe rivalutare il concetto di giusta misura (o modica quantità) dell’ira tanto per salvaguardare un certo mondo di valori che non ha bisogno di sorrisi patinati, di finta calma, di acquiescenza forzata, di ipocrita democrazia, di civilissima noia.
E’ vero l’ira è cieca e acceca.
Come l’amore, però.

Cercansi curiosi

Cercansi curiosi e appassionati di verità che abbiano idee (vere) da mettere nero su bianco a proposito di Palermo.
Il progetto, vi assicuro, è molto interessante e parecchio divertente.

Potete scrivere alla mia e-mail.
P.S.
Non scrivete per fare domande, fatevi sotto solo se avete già un’idea che vi frulla per la testa, una cosa che volete raccontare, un ambito di cronaca che vi sembra sottovalutato, un ruolo che volete ricavarvi o chissà.

Il coraggio ordinario

Quella di Valeria Grasso è una storia ordinaria, e ciò non deve sminuirne l’importanza. Perché è ordinaria come il diritto calpestato di un cittadino, come l’abbandono di un monumento pubblico, come la politica delle rane dalla bocca larga.
Valeria – mi permetto di chiamarla per nome perché è una mia amica – è una donna coraggiosa che si è scontrata con il sistema mafioso. Come è accaduto a molti imprenditori siciliani, si è accorta di essere imbrigliata in una rete appiccicosa di storture, solo quando i giochi erano fatti.
Come si dice, nessuno nasce insegnato e non c’è nulla di più irritante, per chi vive alle nostre latitudini, del pontificare di chi, in virtù del senno di poi, ha soluzioni meramente verbali per problemi reali.
No, Valeria ha avuto modo di provare sulla sua pelle gli inganni di questa terra: i finti amici, i rapporti di lavoro truccati, certe abominevoli consuetudini.
Quindi astenersi pontificatori.
Però Valeria se n’è accorta in tempo.
Ha denunciato tutto e tutti.
Si è esposta con faccia, nome e cognome. Ha messo in gioco la sua vita e quella dei suoi tre figli.
La sua presa di posizione in sede giudiziaria è costata il carcere a due mafiosi (di merda).
Lei ha fatto e continua a fare nomi e cognomi. A volto scoperto, a testa alta.
Ora ha subito troppe minacce, intimidazioni e la sua attività economica ne ha ovviamente risentito (vorrei vedere voi a lavorare nella vostra azienda mentre vi tagliano i cavi della luce o vi distruggono l’auto sotto casa).
Valeria non vuole soldi. Cerca solo qualcuno che la ascolti.
Ha scritto a tutte le autorità di questo Stato. E, pensate un po’, non le ha risposto nessuno.
Io sono in grado di fornire tutti i suoi recapiti. Se qualcuno vuole mettersi in contatto con lei, può inviarmi una e-mail. Se qualcuno vuole far circolare questo post (anche senza citare la fonte) può farlo liberamente.
Non credo nelle catene internettiane né nelle petizioni online. Credo nella saggezza degli onesti.
Facciamo qualcosa per lei e per quelli come lei.
Il nostro programma non prevede insuccessi.

La prima volta

Sulla mia agenda ho segnato una data, quella di venerdì scorso (23 luglio). E’ il giorno in cui ho fatto il mio primo abbonamento a un giornale che non è di carta: nello specifico la Repubblica, edizione per iPad.

Ricordo ancora la prima volta in cui acquistai un cd: Van Halen. Dopo averlo fatto girare per un paio di giorni consecutivi nel lettore (col rischio di sterminare la famiglia), lo riposi sopra la colonna di ellepi, nello studio di mio padre.
Oggi i vinili non li ho più (li vendetti negli anni Ottanta in preda a una dissennata smania di far spazio), il lettore è ancora al suo posto, i cd sono diventati centinaia e lo studio di mio padre è diventata la camera da letto mia e di mia moglie.
I cambiamenti epocali sono quelli di cui non ci si rende conto subito. Sui cd c’erano mille dubbi: resisteranno al tempo? Garantiranno la stessa fedeltà? Ci saranno assortimenti adeguati?
Ne comprai uno per curiosità. Poi un altro, e un altro ancora…
Finì come finì. E non mi pare che sia andata male. Se non altro nell’ex studio di mio padre si dorme benissimo.

Bene così

Ieri la Repubblica-Palermo ha dedicato ampio spazio a Salina, la sabbia che resta.

Inconvenienti

Il presidente Usa Barak Obama cita Harry Truman e dichiara: “Alla fine comunque la responsabilità è sempre mia”. Vedi cosa succede se non hai un modello come Mussolini?