Live o no?

Aderisco a quella corrente di pensiero che non reputa i brani musicali dal vivo più emozionanti di quelli suonati in studio.
Quando ascolto un cd live può accadere che mi annoi se non trovo importanti variazioni: un assolo più lungo, un arrangiamento diverso, eccetera.
Detto questo, ci sono canzoni che dal vivo rendono ancora di più degli “originali” in studio.
Me ne vengono in mente alcune, fresche di ascolto.
Georgy Porgy dei Toto dal vivo è deliziosa. Così come è tosta The Jack degli AC/DC.
Altri esempi (ma l’elenco sarebbe lunghissimo).
Get Up Stand Up di Bob Marley.
Smoke on the water dei Deep Purple.
Hotel California degli Eagles (la versione tratta da Hell Freezes Over, non quella di Live).
Sun Goddess degli Earth Wind and Fire.
Brother to brother di Gino Vannelli.
Al contrario ci sono artisti che dal vivo mi sembra che perdano effetto (ovviamente siamo nel campo delle opinioni quindi mandatemi pure a quel paese se vi pesto i calli musicali).
Ad esempio i Dire Straits  live di Sultans of swing mi sembrano mosci. Così come nei Police di Don’t stand so close to me mi pare che manchi qualcosa. Inascoltabile la Shock the monkey di Peter Gabriel in Plays Live. Stesso discorso per la Steve Miller Band (Jet Airliner).

Lo spartito dell’amore

Notizia riservata a tutti gli appassionati di musica e di Berlusconi (il binomio è pericolosamente obbligatorio in queste poche righe).

Il nuovo cd di Berlusconi e Apicella dovrebbe chiamarsi “Con l’amore si può” oppure “Il vero amore”.
Dopo il partito, ecco lo spartito dell’amore.

La prima volta

Sulla mia agenda ho segnato una data, quella di venerdì scorso (23 luglio). E’ il giorno in cui ho fatto il mio primo abbonamento a un giornale che non è di carta: nello specifico la Repubblica, edizione per iPad.

Ricordo ancora la prima volta in cui acquistai un cd: Van Halen. Dopo averlo fatto girare per un paio di giorni consecutivi nel lettore (col rischio di sterminare la famiglia), lo riposi sopra la colonna di ellepi, nello studio di mio padre.
Oggi i vinili non li ho più (li vendetti negli anni Ottanta in preda a una dissennata smania di far spazio), il lettore è ancora al suo posto, i cd sono diventati centinaia e lo studio di mio padre è diventata la camera da letto mia e di mia moglie.
I cambiamenti epocali sono quelli di cui non ci si rende conto subito. Sui cd c’erano mille dubbi: resisteranno al tempo? Garantiranno la stessa fedeltà? Ci saranno assortimenti adeguati?
Ne comprai uno per curiosità. Poi un altro, e un altro ancora…
Finì come finì. E non mi pare che sia andata male. Se non altro nell’ex studio di mio padre si dorme benissimo.