Ci avevano tentato con processo breve, ora ci tentano con processo lungo. Pur di salvare Berlusconi dai suoi casini giudiziari, la maggioranza aziendalista di governo è costretta a inventarsi ogni giorno qualcosa e il suo contrario.
Prima si era tentato di estinguere in anticipo i procedimenti giudiziari del premier con una serie di cavilli vergati apposta per i processi Mediaset e Mills.
Ora, al contrario si cerca di allungare a dismisura il procedimento estendendo senza limite la lista dei testimoni con l’obiettivo di raggiungere la prescrizione.
C’è da scommetterci: se neanche questa genialata troverà piena applicazione, una nuova idea strabiliante verrà fuori. Si punta a eliminare i magistrati mancini, perchè ritenuti collusi con le sinistre, quelli calvi, perché portatori di un testosterone che si addice solo al Grande Imputato, quelli sposati, perché pieni di pregiudizi nei confronti del Grande Single, quelli single, perché tendenzialmente portati a competere col Grande Single, quelli al di sopra del metro e sessantasette, perché potrebbero guardare il Grande Imputato dall’alto in basso.
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Stampa e mistificazione
Si diffonde su internet il tam tam dell’appello all’Ordine dei giornalisti per il modo in cui il Tg1 ha trattato la sentenza Mills, spacciando per assoluzione una prescrizione.
La protesta è fondata e la testata in questione è recidiva a causa della “fantasia” del suo direttore, Augusto Minzolini.
Il rischio però è che per colpire un generale ci si dimentichi del volume di fuoco dell’intera armata.
Gran parte dei programmi del servizio pubblico raccontano frottole o, peggio, spacciano fumo per arrosto con la complicità dei partiti di governo. Non a caso qualche giorno fa il massimo dell’attività di controllo sulla qualità dei programmi della tv nazionale ha prodotto un provvedimento di sospensione di un tale che aveva parlato della commestibilità dei gatti.
Insomma, si è presa una cazzata e la si è travestita da atto sovversivo a mezzo tv: la conseguente azione censoria, a garanzia delle masse, è stato pubblicizzata come segno di una vigilanza attiva.
La mistificazione ha sempre trovato terreno fertile nel mondo dell’informazione. Ricordo il titolo di apertura di un noto giornale siciliano all’indomani dell’omicidio di Salvo Lima: “Lima, delitto politico”.
Si dice che Falcone si arrabbiò moltissimo leggendo quelle pagine.
Ma Falcone non era Saviano. E Berlusconi non era ancora diventato l’enzima che coagula tutti i mali.
Nessuno raccolse firme, né si rivolse all’Ordine dei giornalisti. Eppure lì c’erano un morto per terra e le pistole dei killer mafiosi ancora fumanti.
C’è una prescrizione per la vergogna?
Assente ingiustificato
C’è un processo che non si riesce a celebrare perché l’imputato gira come una trottola, lontano dai giudici ovviamente.
E’ il processo Berlusconi-Mills.
Il premier, indagato per corruzione, ha sempre qualcos’altro da fare e non può essere presente alle udienze. Quindi il procedimento rallenta sino a fermarsi.
Lo scorso 30 novembre gli avvocati del presidente del consiglio avevano chiesto il rinvio dell’udienza del 4 dicembre (cioè di oggi) perché il loro assistito avrebbe dovuto essere presente alla storica inaugurazione di uno storico piccolo lotto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria (il cui storico completamento è previsto per la fine del 2011). Ebbene il rinvio c’è stato.
Per la cronaca, Berlusconi oggi non è andato a inaugurare un bel niente.
Menzogne istituzionali
Secondo il ministro Gianfranco Rotondi, Silvio Berlusconi “cavalca l’antipolitica alimentata dalla sinistra e dai poteri forti. E’ la sua specialità: gli avversari gli preparano la corda e lui gliela avvolge intorno al collo. Vedrete che anche la doppietta Noemi-Mills elettoralmente farà male a chi l’ha sparata”. L’accatastarsi di due metafore (la corda e la doppietta) in poche righe è nulla in confronto all’affollamento di sigle partitiche che caratterizzano l’anagrafe politica del signor Rotondi: Dc, Ppi, Cdu, Udc, Fi, Cdl, Dca, Pri, Mpa (in ordine sparso dato che per rispettare cronologia sarebbe necessario un doping estremo). Il ministro in questione, titolare del dicastero dell’Attuazione del programma (come dire, un ministero della lubrificazione, della catena di montaggio delle intenzioni, della solidità delle promesse), è famoso per una sua dichiarazione: “Colpire un pm per educarne altri cento”. Un appassionato di gradevoli metafore, insomma.
Ora, davanti alle nuove rivelazioni sui trastulli del suo capo, chissà cosa tirerà fuori. Che la festa di capodanno del signor B. con quaranta ragazzine in Sardegna era un seminario di autocoscienza politica. Che le telefonate private del signor B. con una minorenne erano un espediente per stare a contatto col mondo dei giovani. Che l’interesse del signor B. per il discinto book fotografico di una giovincella qualunque era alimentato da sincero altruismo.
Però – lo capisco – queste non sarebbero metafore, bensì semplici, umanissime bugie. E Gianfranco Rotondi infatti non scende nei dettagli. Mica fesso: per le menzogne istituzionali ci vuole ben altro che un ministro alla lubrificazione.
La stampa si vergogni
Secondo il signor B, “la stampa italiana si deve vergognare”.
Ha ragione: dieci domande sono troppo poche.