Si diffonde su internet il tam tam dell’appello all’Ordine dei giornalisti per il modo in cui il Tg1 ha trattato la sentenza Mills, spacciando per assoluzione una prescrizione.
La protesta è fondata e la testata in questione è recidiva a causa della “fantasia” del suo direttore, Augusto Minzolini.
Il rischio però è che per colpire un generale ci si dimentichi del volume di fuoco dell’intera armata.
Gran parte dei programmi del servizio pubblico raccontano frottole o, peggio, spacciano fumo per arrosto con la complicità dei partiti di governo. Non a caso qualche giorno fa il massimo dell’attività di controllo sulla qualità dei programmi della tv nazionale ha prodotto un provvedimento di sospensione di un tale che aveva parlato della commestibilità dei gatti.
Insomma, si è presa una cazzata e la si è travestita da atto sovversivo a mezzo tv: la conseguente azione censoria, a garanzia delle masse, è stato pubblicizzata come segno di una vigilanza attiva.
La mistificazione ha sempre trovato terreno fertile nel mondo dell’informazione. Ricordo il titolo di apertura di un noto giornale siciliano all’indomani dell’omicidio di Salvo Lima: “Lima, delitto politico”.
Si dice che Falcone si arrabbiò moltissimo leggendo quelle pagine.
Ma Falcone non era Saviano. E Berlusconi non era ancora diventato l’enzima che coagula tutti i mali.
Nessuno raccolse firme, né si rivolse all’Ordine dei giornalisti. Eppure lì c’erano un morto per terra e le pistole dei killer mafiosi ancora fumanti.
C’è una prescrizione per la vergogna?
Non c’è condanna nè prescrizione per la vergogna.
http://www.corriere.it/politica/10_marzo_01/cda-rai-stop-talk-show_b7dd4ca2-252a-11df-98c5-00144f02aabe.shtml