Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su X (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
Bene! Avanti così.
Prima o poi farà primavera.
Ecco il mio rudimentale lenzuolo, steso al volgere di un pomeriggio ancora umido di pioggia, di tombini ostruiti dal sudiciume, di strade allagate, di pozzanghere più o meno profonde. Uno da culla, perchè le dimensioni del mio “affaccio” in strada, non consentono di più. Essendo però un primo ammezzato, chi allunga il braccio lo può anche toccare. Lo possono ammirare i turisti che percorrono la via per giungere al Castello della Zisa, nonchè i miei increduli vicini di casa. I quali a dire il vero mi hanno stupita. Il fabbro, un giovanotto piuttosto schivo, non appena ho varcato la soglia di casa mi è venuto incontro con un calore che lasciava presagire un abbraccio fraterno, poi gli arti sono tornati lunghi verso i fianchi e ha sbraitato: Sindaco di m….. doveva scrivere, signora, e poco è!
L’elettrauto, a bordo del suo vecchio scooter, puntualmente contromano ha esclamato:brava!
Il barista, un tipo un pò strano, forse misogino, che ho sentito esaltarsi solo per un gol del Palermo, anche lui ha dichiarato: ben fatto! Fuori dal coro, la mia dirimpettaia, che insieme al vulcanizzatore gestisce Il Gazzettino Whitaker, mi ha atteso alla fine della strada.
“Senti, Rosaria (non mi chiamo Rosaria, e nemmeno i confetti che lo regalato per il nostro sposalizio sono serviti allo scopo) Senti Rosaria, io te lo devo dire. I cosi giusti. U Foro Italico un vinni bello? C’erano i baracchi, e i livò. Ma tu chi pensi, ca chi picciuli chi ci trasino chiddu pigghia e si nnì va?”
Uno scoramento improvviso mi ha pervaso l’animo.
E poi il mazzuolo finale, MIO PADRE il quale, ignaro di tutto, e sempre con le lenti sbagliate, è rimasto un pò sotto la finestra con l’intento di capire: a) perchè mai avessi coperto le mie piante con un lenzuolo
b) che razza di lenzuolo fosse mai quello.
Ragguagliato, mi ha caldamente consigliato (i suoi consigli sono sempre conditi da “DEVI” “FALLO SUBIT0″) di toglierlo in me che non si dica, perchè qualcuno potrebbe organizzare qualche ritorsione (niente meno!), perchè tu mica abiti in un palazzo, dove nessuno sa chi sei!”
Al prossimo lenzuolo allora!
Brava Rosipa!