Sei anni

Oggi questo blog compie sei anni. Più si va avanti nel tempo, più si ridimensionano i festeggiamenti soprattutto in periodi di sobrietà. Quindi mi limito a ringraziarvi tutti, lettori assidui e occasionali, sodali e dissidenti, complici e sabotatori. Siete una risorsa importante.
Grazie per avermi sopportato in tutti questi anni.

 

Te la dà lei l’America

Liana Mistretta, giornalista di Rainews, ha avuto la fortuna di viaggiare molto per lavoro. E’ stata inviata in Spagna, Grecia, Francia. Ora ha un blog nel quale racconta l’ultimo Paese nel quale si è fermata, gli Stati Uniti.
Da seguire.

Twitter ammazza i blog?

Twitter ammazza i blog? La domanda è glamour. Oggi tutto ciò che riguarda Twitter è alla moda, figo, trendy.
Twitter influenza il giornalismo?
Twitter fa anche il caffè?
Twitter nuoce ai mancini?
Twitter è un sogno o i sogni aiutano a twittare meglio?
Tornando alla prima domanda, la mia risposta è no.
E’ vero, io stesso scrivo un po’ meno sul blog da quando mi dedico anche a Twitter, perché diluisco da quelle parti molti spunti che in altri tempi avrei concentrato qua. Però resto molto affezionato a questo spazio. Inoltre non credo che l’esercizio sul social network tolga mattoni fondamentali alla struttura del blog. Sono cose molto diverse. Chiunque può cinguettare o esercitarsi su Facebook perché lì ciò che importa è l’interazione. Sul blog è il contenuto che conta e lo scambio con gli altri  è molto meno immediato.
Il vero cambiamento invece riguarda la quantità di parole usate per raccontare. Se vado indietro ai post di tre-quattro anni fa, c’erano paginate e paginate di roba complicata che andata forse filtrata meglio. Però allora funzionava.
C’è un tempo per tutto. Oggi trovo che tutti noi blogger siamo più sintetici, più efficaci. E probabilmente, per via di Twitter, più in linea coi tempi.

Web, chi pensa ai contenuti?

C’è una corsa forsennata a prendere posizioni sul web, soprattutto sui social media. Tutti ad aprire account, a rimodellare siti. Solo in pochi, illuminati, si preoccupano anche dei contenuti, cioè di quello che bisogna infilare dentro questi meravigliosi pacchetti virtuali, confezionati con carta pregiata.
Vige in questo momento una logica attendista che in realtà nulla ha a che fare con la prudenza. Si dice: occupiamo uno spazio, mettiamo su una bella vetrina, tanto qualcosa accadrà tra pochissimo. Però aspettiamo che accada.
L’atteggiamento è sbagliato per tre motivi.
Primo. Il web non è un’altra realtà ma un’appendice della realtà. Un commerciante serio non aprirebbe mai un negozio senza nulla dentro solo per prendere possesso di un locale che non è prezioso né esclusivo.
Secondo. I contenuti sono essi stessi un prodotto, per di più altamente specialistico. Hanno un costo, ma consentono ricavi. Farne a meno non è una scelta, è una stupidaggine.
Terzo. Occupare asetticamente uno spazio web potrebbe urtare la suscettibilità del visitatore che fuggirebbe dal sito e difficilmente tornerebbe sui suoi passi.
Conclusione. Meglio non fare nulla se non si è certi di cosa si vuol fare.

Viva voi!

Quando scrissi il mio primo post su questo blog pensavo a un diario personale, a una specie di blocchetto telematico per gli appunti.
Sono fortunato perché molte cose belle, alcune meravigliose, mi sono successe negli anni: e negli spunti di felicità includo anche gli errori dai quali ho imparato e le infelicità che ho lasciato per strada. Di tutto ciò abbiamo spesso discusso insieme, in un percorso lungo 2.426 post. Magari non sempre mi sono trovato d’accordo con voi, ben ricambiato comunque. Però ci siamo confrontati. Ed è per me una gioia, quando capita di incontrare fisicamente qualcuno di voi per la prima volta, ritrovarmi a parlare con una persona che mi conosce perché mi ha letto (e magari mi ha pure criticato).
Da questo blog sono nate molte iniziative editoriali e anche alcune amicizie. Il blocchetto per gli appunti si è trasformato in una macchina un po’ più complessa, come l’evoluzione del web impone. Le cose cambiano.
Oggi pare che il microblogging viva un periodo luminoso. Ed è un orgoglio constatare che su queste pagine il widget di Twitter è stato integrato con un buon anticipo rispetto a molti altri siti, anche più popolari.
Infine mi piace ricordare la ferrea obbedienza praticata da queste parti nei confronti della logica della condivisione: i contenuti sono pubblici, ma il merito va sempre agli autori; non si ruba niente, si diffonde; se si cita si linka.
Uno dei difetti dell’enorme diffusione del web è il progressivo abbandono della netiquette. Chiunque copia, incolla, spamma, si preoccupa solo di allungare la catena ma non gliene frega niente del primo anello. I nuovi barbari del www sputacchiano su Facebook, rimbalzano su un tumblr, atterrano sul sito dell’amico/nemico e commentano sempre a occhi chiusi, sgomitando per farsi notare. Insomma, un casino.
Lo scorso anno, proprio il 10 dicembre, scrissi:

Tutto questo per dire grazie a tutti voi che ogni mattina vi prendete la briga di leggere le mie righe e magari vi incazzate, e magari mi scrivete privatamente, e magari mi perdonate se siete l’oggetto del post in un giorno in cui non avevo di meglio da fare, e magari mi telefonate per progettare una cena insieme, e magari mi inviate una cosa che avete scritto, e magari dite peste e corna alle mie spalle…

Il ringraziamento era per i quattro anni del blog.
Oggi ne festeggiamo cinque.
Viva voi!

Gli scatti di Mangione

Il caro Salvatore Mangione, uno dei più affezionati lettori e commentatori di questo blog, ha pubblicato alcune sue foto sul sito di Vogue. Sono molto belle, dateci un’occhiata.

 

Più leggeri sugli smartphone

Da qualche giorno l’accesso a questo blog da smartphone è più semplice e la navigazione è più agile. Tutto ciò grazie ad alcune diavolerie tecnologiche sulle quali non ho il coraggio di soffermarmi. Spero solo che il risultato sia di vostro gradimento.

 

 

Piccole soddisfazioni

L’altra sera eravamo al ristorante con amici. Si avvicina un giovane, sorridente. Si complimenta con me per il blog e con mia moglie per le foto. Solo dopo si presenta e spiega che finalmente può manifestare il suo gradimento perché non lavora più per un’azienda “nemica” di questo blog e del suo tenutario. Prima di andarsene rivela che sta per partire, destinazione la Camargue: dice di averne letto da queste parti.
Buon viaggio Marco!

(…)

Siccome c’è un’odiosa sentenza che mette in dubbio la libertà di chi, come me, scrive con assiduità su un blog, preferisco tacere per oggi. Tanto per togliere elementi a chi vorrebbe accusarci di stampa clandestina.

Chi l’ha scritto?

Umberto Eco avrebbe aperto un blog, a febbraio. Sino a oggi ha pubblicato solo quattro post. E non sembrano scritti da lui.