Carta vecchia

La crisi dei giornali non è iniziata quest’anno e nemmeno quello precedente. La crisi di vendita e degli introiti pubblicitari va avanti da un decennio abbondante. Solo negli ultimi anni la si collega all’espansione di internet. In realtà il web ha bucato l’aorta della carta stampata da prima, diciamo dal 2000. Da quando cioè, drogati dall’illusione di trasformare i soldi virtuali in ricchezze reali, gli editori hanno investito nella Rete senza uno straccio di progetto: la loro idea, insulsa, era quella di trasferire metodi e regole dal cartaceo al digitale. Un po’ come pretendere che la vecchia caffettiera facesse all’improvviso cornetto e cappuccino.
E’ finita malissimo, ovviamente.
Oggi, anche a detta degli stessi addetti ai lavori, i giornali sono vecchi ancor prima di andare in stampa. E non solo per la famosa circolazione vorticosa delle notizie, ma per il menu e la scelta degli argomenti. La suddivisione in esteri, interni, politica, cronaca, spettacoli, sport, eccetera, non soddisfa più un lettore che non sente la necessità di essere alimentato a forza di news (perché è la notizia che lo insegue ancor prima di concretizzarsi). L’informazione necessita di altre categorie: geografiche, sociali, culturali.
Un direttore di giornale dovrebbe chiedere ai suoi capiredattori: cosa diamo oggi ai nostri lettori del nord? E a quelli del sud? Cosa proponiamo alle casalinghe? E ai precari? Quale artista scopriamo? Qual è lo sconosciuto di cui tutti dovrebbero sapere?
Si tratta, come capite, di rubare il mestiere a molti blogger e di armarsi dell’umiltà che serve per affermare serenamente: abbiamo troppi catorci che affollano le redazioni e abbiamo capito la differenza che passa tra un giornalista vecchio e un vecchio giornalista.
Non lo faranno mai.

Gratis sì, però…

All’Huffington Post si ragiona su come pagare i blogger.

La mamma dei troll…

Vittorio Zucconi sospende il suo blog: troppi troll.

Grazie a Tony Gaudesi.

Oltre 1.300

histat

Ieri questo blog ha ospitato oltre 1.300 visitatori unici. E’ un piccolo record. Grazie a tutti.

Pubblicità

Da oggi, come vedete, c’è un po’ di pubblicità. Almeno per pagare le spese di connessione…
Siate clementi, per favore.

Toc toc, c’è nessuno in casa?

technorati

(Technorati è un motore di ricerca californiano dedicato ai blog che, da qualche settimana, ha adottato tempi di ristrutturazione molto italiani).

Blog zoppicanti

blog

Una volta leggevo molti giornali. Oggi consulto molti blog, siti web, portali di informazione. Ed è un piacere immergermi in opinioni molto più lucide delle mie, prendere a prestito nuove chiavi di lettura, guardare con occhi altrui ciò che non ho potuto vedere e, più frequentemente, pesare quel che ho sottovalutato.
La globalizzazione delle opinioni ha però un effetto collaterale, che può essere riassunto in una domanda: le opinioni meritano tutte un palcoscenico?
No.
Tutte le opinioni, come l’aria che si respira, non devono essere trattenute. Ma una scrematura qualitativa nella loro propalazione ci deve pur essere. E non è snobismo quello che mi spinge a dire che alcune delle testimonianze che leggo sul web sono banali, mal scritte, logicamente inutili.
Esempio.
Un paio di blog opachi e zoppicanti, d’improvviso, si trovano linkati in virtù di non si sa chi o cosa a un portale che fa buoni numeri. Gli autori di questi blog, inopinatamente catapultati al centro dell’attenzione, decidono dall’oggi al domani di darsi da fare per proporre nuovi contenuti e per cercare di soddisfare la mole di accessi che gli cade tra capo e collo. E irrimediabilmente scrivono ciò che natura gli impone: scempiaggini.
Accade così in qualunque campo creativo. L’autore pressato da un editore avido produce, in prevalenza, gattini ciechi. L’artista troppo responsabilizzato si scolla dalla sua opera. Il cronista sbaglia più di frequente se è braccato dal suo capo.
Insomma, il mondo delle idee ha bisogno di relax, spontaneità e coscienza pulita. Deve crescere a piccoli passi, e meritare i centimetri guadagnati giorno dopo giorno.
L’improvvisazione del comunicare non è una diga che allaga di progetti e sensazioni uno spazio deserto.
Quindi via libera a tutte le opinioni, ma con un sano senso della misura. Esattamente un anno fa Giacomo Cacciatore, da queste parti, si scagliava contro lo slogan “se l’hai scritto va stampato”. Approvai allora e sottoscrivo adesso con una postilla che allarga il discorso: se l’hai abbozzato non è detto che tu l’abbia pensato.

Mainstreaming

tombstone-netscapeNon sono un pioniere di internet, ma neanche un novellino. Bazzico il web da poco più di dieci anni e ho fatto i gradini uno per volta: Altavista, i modem “a carbone”, Netscape, Icq, Napster, i primi blog bicromatici…
Ciò che mi ha subito affascinato della Rete è stata la vastità di argomenti a me sconosciuti. Navigare o, come si diceva un tempo, surfare era come muoversi con un aratro in un terreno sconosciuto: non sapevi mai quello che veniva fuori tra le zolle e l’unico effetto garantito era quello della sorpresa.
Nel tempo, com’è normale, le cose sono cambiate.
I giornali più illuminati hanno capito che internet non era il Grande Nemico, quelli più gretti hanno tentato di far finta che non esistesse. La tv ha messo su il baraccone della multimedialità spacciando per nuovi, contenuti riciclati e affidandosi a un’interattività zoppa (cioè con tempi di risposta da piccione viaggiatore).
E il web?
Da dispensatore di chicche, dritte, pareri originali, invenzioni, è diventato un figliastro che si nutre delle carni della matrigna. Sempre più spesso – e lo scrivo con seria autocritica – i blog, cioè l’espressione più promettente della circolazione di idee alternative, riciclano materiale dei giornali e delle tv che viene riaddentato dai media tradizionali per finire nuovamente tra le fauci dei consumatori di bit e così via. La conseguenza è il mainstreaming delle voci fuori dal coro.
I blog sono un’ottima vetrina di opinioni. Pensate: in quest’ambito non valgono le spintarelle, le amicizie, il valore della testata. Valgono solo gli autori dei post e dei commenti. Non c’è mediazione, non ci sono trattative prima di andare in stampa. C’è un contenuto, c’è il suo gradimento, ci sono le reazioni.
Eppure, se ci guardiamo attorno, abbonda la pigrizia e scarseggia l’inventiva.
Il mio timore è che i blog sostituiscano i giornali solo perché gli assomigliano sempre più.

Ai lettori

Dopo il sofferto rinnovo della grafica è arrivato il momento di un piccolo rinnovo nei contenuti di questo blog. E ciò per far fronte alle numerose segnalazioni e ai contributi che mi arrivano via e-mail. Da domani troverete un menu più ricco. Oltre al post del giorno ci sarà spazio per curiosità, appuntamenti e riflessioni (mie e vostre) su ciò che la cronaca ci propone di ora in ora. Saranno comunicazioni rapide, link, chiavi di lettura prese a prestito da altri blog e chissà cos’altro. Tutto questo nei limiti delle mie forze: non campo col blog e mi tocca ancora lavorare una ventina d’anni prima della pensione.
Spero così di poter concedere più spazio a co-autori, ospiti e occasionali commentatori.
Grazie per l’affetto con cui mi seguite.