La nuova memoria

Ieri, commentando le vicende politiche dei nostri giorni, mia moglie ha pronunciato una frase che mi sono segnato: “Vogliono imporci una nuova memoria”.
Il sistema che macina il passato nel mulino del presente è infatti la fabbrica del consenso berlusconiano. E la nuova memoria non è altro che un pane adulterato.
Non ci sono più eroi della storia, non esistono più sistemi di garanzia che abbiano più di vent’anni, il ricordo televisivo (l’unico certificato dall’accademia della moderna rimembranza) sbiadisce se non è rinforzato da un motivo contingente.
Mike Bongiorno non è più, come dovrebbe essere, un grande presentatore, ma diventa il simbolo ruffianissimo e imbarazzante (innanzitutto per lui, c’è da scommetterci) dell’unità d’Italia.
Il puttanesimo non è più una pratica clandestina e cialtronamente tollerata, ma un sistema di reclutamento politico.
I mascalzoni di una volta, quando scoperti, erano mascalzoni e basta. Oggi li si fa ministri per presentarli puliti e degni dinanzi alla coscienza collettiva.
I corrotti del passato, duole dirlo, sapevano cos’erano il senso della sconfitta e l’onore delle armi. Quelli del presente vanno in tv a dire che se il mondo gira in un senso opposto rispetto al loro, è colpa delle leggi che non sono ben sintonizzate col progresso.
Per cambiare non servono partiti, bensì un’unione di dignità. Una rivoluzione silenziosa che spazzi via i consensi immeritati e rimetta le pedine al posto che le regole impongono.
Però in questo momento, purtroppo, non ci sono notizie neanche dello scacchiere.

E ora Caino ministro per la Famiglia

Le dimissioni del ministro all’Impunità Aldo Brancher ricordano la storiella del bambino che,  pizzicato mentre ruba la marmellata, si difende dicendo che in realtà lui odia la marmellata e che ha preso il barattolo solo per vedere cosa c’era sotto.
Il fatto che Brancher abbia operato per “il bene del Paese” è la panzana più grossa che umano intelletto possa immaginare, almeno sino a questo momento (sappiamo che le sorprese in tal senso sono attese di minuto in minuto). E non conta che la marmellata sia ancora sulle labbra di quel tale, che sotto il barattolo non ci sia proprio nulla, che l’indegna commedia di un indegno commediante sia finita con la peggiore risata del pubblico: quella indesiderata.
Non c’è alcun senso dello Stato nelle decisioni di un uomo che merita di essere dimenticato per la sua grossolana imperizia (diciamocelo: anche per rubare ci vuole una certa intelligenza). E forse non c’è neanche il senso del ridicolo. Non so voi, ma a me più che rabbia, questa storia fa venire molta tristezza.
Faccio una certa fatica a tenere distanti i pareri dai fatti, anche se non ce ne sarebbe bisogno perché questo è un blog di opionioni. Però, quale asciuttezza di narrazione si potrebbe inventare davanti alla grottesca messinscena di un ministro nominato senza che ancora sia stato stabilito il suo ministero (per la cronaca, non lo sarà mai), all’insaputa o senza l’approvazione degli alleati di governo, con l’obiettivo di eludere istituzionalmente la legge?
Brancher è la coincidenza terrena tra la cattiva idea e la cattiva azione, il punto di unione tra il brutto possibile e quello impossibile, il vuoto che riempie. E’ la sintesi perfetta, quindi diabolicamente perniciosa, tra Berlusconi e il berlusconismo: tutto ciò che Lui non è, può benissimo essere inventato, costruito, assemblato. Senza chiedere permesso, senza alcuna legge da osservare, tra una barzelletta spinta e una toccata di culo alla soubrettina osannante.
La vita è bella, facciamola più bella. Del resto questo è il partito dell’amore, il partito che amorevolmente accoglie tutti.
Se si presenta Caino, lo fanno ministro della Famiglia.

L’uomo che non conosce vergogna

Se il neo ministro Brancher avesse voluto sottolineare la propria emancipazione da un vizio odioso come il sospetto di una nomina clientelare (una nomina a ministro, mica un incarico in una municipalizzata), tutto avrebbe dovuto fare tranne che pronunciare la consumata formula “contro di me solo odio”. Perché quello dell’odio fatto partito – come se un sentimento potesse essere ghettizzato a componente politica – è un grottesco ritornello del suo padrone e correo.  Insomma un modo – il più banale – per compromettersi definitivamente
Nei romanzi gialli,  il meccanismo più trito prevede che uno dei sospettati si tradisca pronunciando una frase o richiamando una circostanza che riporta al movente del delitto. E’ una sorta di ciambella di salvataggio che l’autore del libro lancia verso se stesso quando non sa come far quadrare una storia: ovviamente poi se ne vergogna.
Solo che Brancher non è uno scrittore, non è un personaggio di fantasia, e soprattutto non appare geneticamente in grado di provare vergogna.

Ai confini della realtà

Berlusconi s’inventa un ministero per inventarsi un ministro che s’inventi la balla del legittimo impedimento per evitarsi un processo. Napolitano s’inventa un atto eroico che blocca l’invenzione sfrontata del Sommo Inventore di Panzane.

Legittimo scoramento

Persino il prudente Corriere della Sera oggi ipotizza in prima pagina, in un editoriale di Pigi Battista, che la nomina di Aldo Brancher a ministro per l’attuazione di qualcosa che non ha bisogno di un ministero per poter essere attuato, segua una strategia abbastanza prevedibile.

…il nuovo ministro Aldo Brancher potrebbe avvalersi, come tutti i ministri, delle nuove norme sul “legittimo impedimento” per procrastinare le vicende giudiziarie che lo riguardano. E’ un sospetto ingiusto, ma la singolarità della nomina di Brancher autorizza qualsiasi malevolenza.