Le dimissioni del ministro all’Impunità Aldo Brancher ricordano la storiella del bambino che, pizzicato mentre ruba la marmellata, si difende dicendo che in realtà lui odia la marmellata e che ha preso il barattolo solo per vedere cosa c’era sotto.
Il fatto che Brancher abbia operato per “il bene del Paese” è la panzana più grossa che umano intelletto possa immaginare, almeno sino a questo momento (sappiamo che le sorprese in tal senso sono attese di minuto in minuto). E non conta che la marmellata sia ancora sulle labbra di quel tale, che sotto il barattolo non ci sia proprio nulla, che l’indegna commedia di un indegno commediante sia finita con la peggiore risata del pubblico: quella indesiderata.
Non c’è alcun senso dello Stato nelle decisioni di un uomo che merita di essere dimenticato per la sua grossolana imperizia (diciamocelo: anche per rubare ci vuole una certa intelligenza). E forse non c’è neanche il senso del ridicolo. Non so voi, ma a me più che rabbia, questa storia fa venire molta tristezza.
Faccio una certa fatica a tenere distanti i pareri dai fatti, anche se non ce ne sarebbe bisogno perché questo è un blog di opionioni. Però, quale asciuttezza di narrazione si potrebbe inventare davanti alla grottesca messinscena di un ministro nominato senza che ancora sia stato stabilito il suo ministero (per la cronaca, non lo sarà mai), all’insaputa o senza l’approvazione degli alleati di governo, con l’obiettivo di eludere istituzionalmente la legge?
Brancher è la coincidenza terrena tra la cattiva idea e la cattiva azione, il punto di unione tra il brutto possibile e quello impossibile, il vuoto che riempie. E’ la sintesi perfetta, quindi diabolicamente perniciosa, tra Berlusconi e il berlusconismo: tutto ciò che Lui non è, può benissimo essere inventato, costruito, assemblato. Senza chiedere permesso, senza alcuna legge da osservare, tra una barzelletta spinta e una toccata di culo alla soubrettina osannante.
La vita è bella, facciamola più bella. Del resto questo è il partito dell’amore, il partito che amorevolmente accoglie tutti.
Se si presenta Caino, lo fanno ministro della Famiglia.