Ieri, commentando le vicende politiche dei nostri giorni, mia moglie ha pronunciato una frase che mi sono segnato: “Vogliono imporci una nuova memoria”.
Il sistema che macina il passato nel mulino del presente è infatti la fabbrica del consenso berlusconiano. E la nuova memoria non è altro che un pane adulterato.
Non ci sono più eroi della storia, non esistono più sistemi di garanzia che abbiano più di vent’anni, il ricordo televisivo (l’unico certificato dall’accademia della moderna rimembranza) sbiadisce se non è rinforzato da un motivo contingente.
Mike Bongiorno non è più, come dovrebbe essere, un grande presentatore, ma diventa il simbolo ruffianissimo e imbarazzante (innanzitutto per lui, c’è da scommetterci) dell’unità d’Italia.
Il puttanesimo non è più una pratica clandestina e cialtronamente tollerata, ma un sistema di reclutamento politico.
I mascalzoni di una volta, quando scoperti, erano mascalzoni e basta. Oggi li si fa ministri per presentarli puliti e degni dinanzi alla coscienza collettiva.
I corrotti del passato, duole dirlo, sapevano cos’erano il senso della sconfitta e l’onore delle armi. Quelli del presente vanno in tv a dire che se il mondo gira in un senso opposto rispetto al loro, è colpa delle leggi che non sono ben sintonizzate col progresso.
Per cambiare non servono partiti, bensì un’unione di dignità. Una rivoluzione silenziosa che spazzi via i consensi immeritati e rimetta le pedine al posto che le regole impongono.
Però in questo momento, purtroppo, non ci sono notizie neanche dello scacchiere.