I disagi del boss

Poche parole

di Raffaella Catalano

L’unica frase che il boss Domenico Raccuglia ha detto ai magistrati della Procura di Palermo dopo il suo arresto ha dell’incredibile.
“Avete visto in che condizioni vivevo?”. Questo ha detto.
Che voleva? Compassione? Oppure sperava che i poliziotti, dopo averlo arrestato, lo trasferissero in un grand hotel per dargli modo di riprendersi dai disagi del covo?

Ai loro tempi

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Ormai si sa: il mondo secondo Silvio Berlusconi è veloce. Pare che Silvio dorma poco. Pare che Silvio sia rapido a dire e altrettanto rapido a smentire. Pare che Silvio non tenga in gran conto la memoria. E’ un’Italia giovane, quella di Silvio, in continuo movimento, intrappolata in una perenne adolescenza. E, in quanto tale, paga lo scotto del confronto con i veri anziani, con la saggezza associata alla vecchiaia. Come accade alla “giovane” America, costretta ad aggrapparsi a miti recenti e a costruirne di nuovi in mancanza di una storia e di una cultura millenarie, il “mi ricordo” del berlusconismo  è volutamente ipertrofico, nella sua ricerca spasmodica di un sentimento di nostalgia che non può ingenerare: sia per questioni anagrafiche che di peso specifico. Se non lo si capisce guardando Silvio stesso e i suoi fedeli, basta andare sul banale.
Che spesso, nel mondo di Silvio, nasconde l’essenziale.
Sabato pomeriggio, inciampando in una puntata di Verissimo (un titolo che è già tutto un programma) ho scoperto che cosa è il tempo in Mediaset. La conduttrice, Silvia Toffanin in Piersilvio, alle prese con un giovane comico di Zelig, lo ha presentato mostrando un suo filmato di esordio che “risaliva al 2004”. Ha detto proprio così: “risale”. Quasi che si parlasse di cinquant’anni fa. All’immagine della vecchiaia, una volta, si associava la sapienza. All’antico, il valore. All’esperienza, l’arte. Alla comicità meritevole di essere storicizzata Totò, non “Fluuuoro”, che risale a ieri.
Ma questo succedeva ai nostri tempi. Non ai loro.

Dagli all’untore, guaglio’

 

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

L’influenza suina – cito il viceministro alla salute Ferruccio Fazio così come si è espresso a Porta a porta e come riportato dal Corriere online – “si è sviluppata particolarmente a Napoli perché ci sono situazioni di promiscuità, persone che vivono in una casa con molte altre e a Napoli diverse situazioni sono così, più che al nord. E poi ci sono state condizioni climatiche particolari”.
Insomma, se pensavamo di sapere tutto dei napoletani, ci sbagliavamo. Non sono solo suonano dalla mattina alla sera il mandolino, mangiano pizza ca’ pummarolla ‘ncoppa e sono sempre allegri e ladri. Sono soprattutto promiscui – più che al nord: dati scientifici alla mano? – rappresentano un focolaio di contagio dei più allarmanti e hanno pure il clima di merda.
Parola di uno del governo, natio del cuneese, responsabile dell’unità di crisi per la sorveglianza e la prevenzione del contagio da H1N1.
Non del primo che passa e non sa che dire. Forse.

Stringiamoci a coorte

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Non è colpa mia e respingo fin da ora ogni accusa di volgarità, ma pare che ci sia l’intenzione, dati i recenti fatti di cronaca, di cambiare l’ultima strofa del nostro inno nazionale: “L’Italia chiamò”.
Un uccellino mi ha detto che la “m” verrà sostituita da una “v”.

Dovere di silenzio

 

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Poche parole

di Raffaella Catalano

Interrompere una gravidanza è sempre una scelta molto dolorosa.
Ma esiste una legge sull’aborto. Quindi le donne che vogliono abortire hanno il pieno diritto di farlo.
Esistono pure i medici obiettori. I quali, se non vogliono prestarsi, hanno uguale diritto di non praticare aborti.
Ognuno, in teoria, è in condizione di esercitare il libero arbitrio.
Allora bisogna smetterla di lapidare a parole le donne che abortiscono, smetterla di urlare “assassine” nei corridoi di un ospedale. Nel dolore, si taccia.

Import-export

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Binario

di Daniela Groppuso

“Il premier Berlusconi ha proprio ragione. Ormai esportiamo soltanto insulti”.
Vittoria Michela Brambilla, a proposito della nuova task-force anti denigrazione internazionale del Cavaliere.

“Ci sono giornali stranieri, imbeccati da certa stampa italiana, che muovono solo accuse assurde, ridicole, che fanno male all’Italia, sputtanando non solo il presidente del Consiglio, ma la nostra democrazia e il nostro Paese, danneggiando anche i nostri prodotti”
Silvio Berlusconi, Festa della Libertà di Benevento.

Modestie

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Binario

di Daniela Groppuso

Obama, a proposito di se stesso: “Il nobel? Non sono sicuro di meritarlo”.

Berlusconi, a proposito di se stesso: “Credo di essere di gran lunga il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni”.

La Calabria urla Venditti

Antonello Venditti

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Sono calabrese.  E non mi è mai piaciuto Antonello Venditti.
Trovo che sia un cantautore a cui mancano le qualità della seconda parte del composto, cioè “autore”. Sul “cant-” non mi esprimo (questione di gusti), ma i testi di Venditti  mi sono sempre sembrati goffi, didascalici, in perenne litigio con l’agilità poetica che si presuppone peculiare del cantautorato italiano (penso agli esempi  eccelsi di Dalla e De Gregori). Insomma, la parabola del Venditti-paroliere-pensatore mi è apparsa in declino fin dagli esordi. Per tacere di Rocky, Rambo&Sting: siamo nel campo di “come la barca lascia la scia…”. Peggiori sorprese, secondo me, riserva il Venditti conversatore, quello che dialoga da un palco con pubblico e presentatori tv. Preda di un involontario ermetismo, mi è capitato di sentirlo annaspare in una procella di concetti e anacoluti, alla ricerca disperata di qualche pontificazione robusta che lo levasse d’impaccio.  Ricordo un concerto di Capodanno in diretta su Canale 5 in cui Antonello discettò di non so più quali temi importanti con Cristina Parodi (perplessa persino lei). Non si capì un accidente. Finì in uno sforamento di tempi, attutito da un caritatevole applauso.
La frase infelice, infelicissima, sulla Calabria pronunciata pubblicamente qualche giorno fa (“Perché Dio ha fatto la Calabria?”) mi è sembrata il traguardo dello stato degenerativo dell’artista, protratto nel tempo. Niente di più, niente di meno. E, come tale, pur essendo io calabrese e non amando Venditti, non vi leggo dolo. Solo inconsapevolezza, crisi di cooperazione tra il cervello e la lingua, sospetto di ‘nduja cerebrale. In definitiva, lo scivolone di un cantante (mi piace davvero amputare l’accezione “autore”) che, come si dice al di sotto dell’ombelico di Roma, perde molte, preziose occasioni per starsene zitto.  Perfettamente al passo con i tempi, questo sì.

Luce d’Agosti

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Qualche giorno fa domandavo in giro che ci facesse Lucilla Agosti sul tappeto rosso della Mostra del cinema di Venezia. Nessuno ha saputo spiegarmelo. Ma alla fine ho trovato una risposta convincente. E’ una “maestra di pensiero”.
Tanto da farci scoprire che preoccuparsi di Ville Certose e Palazzi Grazioli è roba da stronzi.

Il Cavaliere, esperto muratore

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Per un pioniere della tv italiana che se ne va (Mike Bongiorno), un evento della tv italiana che segna una svolta: la resurrezione del giornale Luce, il messaggio urbi et (per) orbi con la cazzuola in mano e lo schiaffo alla sovversiva Raitre.
Certo, sarebbe stato più comodo farla direttamente a reti unificate. Ma per quello ci sarà tempo.