Stringiamoci a coorte

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Non è colpa mia e respingo fin da ora ogni accusa di volgarità, ma pare che ci sia l’intenzione, dati i recenti fatti di cronaca, di cambiare l’ultima strofa del nostro inno nazionale: “L’Italia chiamò”.
Un uccellino mi ha detto che la “m” verrà sostituita da una “v”.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

15 commenti su “Stringiamoci a coorte”

  1. Veramente pensavo che l’inno adesso fosse quello della pubblicità “sorelle d’Italia”… forse i cittadini verranno chiamati alle urne per scegliere tra l’opzione femminista e quella a sfondo sessuale!

  2. Va’ pensiero sull’ali dorate: un buon inno alternativo. Ma sempre di uccelli si parla.

  3. @Gianni Allegra: alternativa a cui aveva già pensato anche la Lega, se non ricordo male.

  4. Ricordo che da bambino (prima elementare) non avevo capito bene le parole dell’inno: “S’è cinta la testa” per me era “E’ incinta la testa”. Mi pare antesignana di certe cose fatte senza alcuna precauzione.

  5. A mio umile parere “Fratelli” è uno degli inni nazionali più brutti d’Europa: e per parole e per musica. Certe volte mi chiedo: ma con tutti i compositori irripetibili che abbiamo avuto…
    Sono d’accordo con Gianni: il va’ pensiero è sublime. Che se lo sia auto-assegnato la Lega mi fa un baffo. Ma se ben ricordo, quando si pensava alla sostituzione di “fratelli” con l’aria di Verdi (e magari), ci fu non so quale polemica di lana caprina (come al solito), poiché parlava di diaspora e di patria sì bella e perduta. Oggi come ieri, credo che invece il testo sarebbe perfetto. Prende atto di una realtà. Molto più di “siam pronti alla morte” (là, di solito, o rido o mi tocco).

  6. A me piace molto la Marsigliese. E anche l’inno americano. E mi piace molto quella retoricissima scena al Rick’s bar dove alla Lilì Marlene dei nazisti (molto bella) si contrappone, splendida, appunto, la Marsigliese.

  7. Forse e’ opportuno ricordare che:

    1) Mameli mori’ nel 1849, due anni dopo aver composto l’Inno, a seguito di una ferita riportata maldestramente durante la difesa della Repubblica Romana e di quei principi tra i quali l’abolizione della pena di morte, la liberta’ di religione e il diritto al voto (nel 1849!). Aveva 22 anni.

    2) Questo e’ il testo di Va’ pensiero:
    Va, pensiero, sull’ali dorate;
    Va, ti posa sui clivi, sui colli,
    Ove olezzano tepide e molli
    L’aure dolci del suolo natal!
    Del Giordano le rive saluta,
    Di Sionne le torri atterrate…
    Oh mia patria si bella e perduta!
    O membranza si’ cara e fatal!
    Arpa d’or dei fatidici vati,
    Perche’ muta dal salice pendi?
    Le memorie nel petto raccendi,
    Ci favella del tempo che fu!
    O simile di Solima ai fati
    Traggi un suono di crudo lamento,
    O t’ispiri il Signore un concento
    Che ne infonda al patire virtu’!

    3) In Casablanca i tedeschi cantano Die Wacht am Rhein, non Lili Marlene.

  8. Vabbè, che c’entra? Se allora Al Bano si ferisce (e fatalmente decede) a una manifestazione per la difesa della libertà di qualunque tipo (cosa della quale dubito), che fa, I “Cigni di bakala” diventa un capolavoro?
    Una cosa non ho capito: quel “maldestramente” è a favore o a detrimento di Mameli?
    Scherzo, ovviamente. Però…

  9. Aggiungo: L’aria di Verdi è così bella che non avevo nemmeno fatto caso al testo, in effetti non proprio agile. Il che va sempre a vantaggio di Verdi. Facciamo così: musica di Verdi e testi di Leopardi/Foscolo/Ungaretti.

  10. Gianni, ogni volta che mi imbatto nella Marsigliese provo l’istinto di mettermi dritta, pancia in dentro e petto in fuori, chiudere gli occhi e sognare! Colpa di una simpatia, coltivata a mia stessa insaputa, ai tempi del mio primo libro di storia, dalla presa della Bastiglia in poi.

  11. Gianni tu hai ragione ad amare la marsigliese. Quello è un canto di liberazione, di uguaglianza e di fraternità. Ma è rimasto l’unico.

    Quello di Mameli, poveraccio, siamo nel 1848, sperava solo liberarsi del papa e dell’assolutismo.
    Il “va pensiero” è un assurdo assumerlo come canto. Gli ebrei, in questa aria vogliono una terra che non è mai stata loro ma solo promessa (da un Dio che a quanto pare l’ha promessa anche ai cristiani e ai musulmani, visto che è lo stesso per tutte e tre, il Dio intendo). Una terra ancora oggi contesa.
    Ripeto: preferisco gli inni senza parole, come quelli adottati da tutti i Borbone ( di Spagna, di Francia e di Sicilia) almeno non ci si sbilanciava in assurde e ridicole esortazioni

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