Si fa presto a dire Ponte

L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.

Più della scomparsa delle mezze stagioni, oltre la differenza tra caldo secco e caldo umido, meglio della constatazione che una volta ci si divertiva con poco, la discussione sul Ponte sullo Stretto ormai surclassa tutte le discussioni riempitivo. Solo che quando la recrudescenza dei luoghi comuni filtra dalle chiacchiere da ascensore al dibattito politico, bisogna stare molto attenti. Soprattutto se si parla di un’opera che è già costata più di trecento milioni di euro pur non essendo mai stata realizzata. Un record insomma. L’altro giorno il governatore Musumeci ha ribadito che il Ponte si farà perché “questa telenovela deve finire”: cioè con inconsapevole senso dell’humor ha usato una telenovela per scacciarne un’altra. Ma fa niente, quel che conta davvero è trovare un riempitivo che vada bene con qualunque contesto politico quando la discussione langue. E il Ponte è la pietra angolare di tutte le battute da bar travestite da dichiarazioni programmatiche. Quando la politica era un’altra cosa, cioè almeno avanspettacolo puro, Berlusconi arrivò a presagire la posa della prima pietra: era il 2002 e credevamo di averne viste abbastanza. Ma si sa, l’ottimismo è la migliore dote degli ingenui. Così oggi derubrichiamo a barzelletta la capriola logica del Movimento 5 stelle che, nel giro di pochi anni, sono riusciti a far transitare l’opera dalla categoria “presa per il culo” a quella “simbolo della ripartenza”. E poi il dibattito sul nome. Salvini vorrebbe chiamarlo Ponte Draghi, Musumeci lancia la suggestione del Ponte Ulisse. Un buon compromesso, in onore della storia che ammanta quest’opera che non c’è, sarebbe chiamarlo Ponte delle Chiacchiere. A campata unica tra un luogo comune e l’altro. 

I tagli e il fascino delle cazzate

tagli

C’è questa smania di tagliare. Qualunque governo, da quando ci siamo accorti di essere alla canna del gas, promette tagli su qualunque cosa, a proposito di tutto, in ogni occasione possibile. Non importa che siano stipendi, contributi, autoblu, ore d’aria, straordinari o carta igienica.
L’undicesimo comandamento è: ricordati di affilare le forbici.
Invano qualcuno ha provato a raffreddare questa foga sfoltitrice dicendo che sì, ridimensionare è giusto, ma che in realtà servono altri interventi come riforme strutturali, retate contro gli evasori, recupero del senso civico di una Nazione ubriaca.
La messa all’asta su Ebay delle autoblu è, ad esempio, un divertente spot della nuova politica, quella che si sveglia presto e va a letto tardi senza manco concedersi un’orgia, ma sul fronte della resa economica è un monumento al fallimento: un parco macchine costato milioni di euro frutterà ovviamente molto meno. L’unico vantaggio di quest’operazione è un promemoria: perché in fondo è utile per gli italiani non dimenticare che un ministro come Ignazio La Russa fece acquistare, quand’era alla Difesa, una quindicina di Maserati senza che nessuno ne chiedesse il ricovero coatto.
Ecco, un taglio delle cazzate sarebbe già un enorme vantaggio per il Paese.
Invece siamo tutti lì a discettare sullo stipendio di Mauro Moretti e a ignorare quello, ben più corposo, di Cesare Prandelli, che sempre coi soldi nostri è pagato. O a indignarci per le mutande acquistate dai gruppi parlamentari regionali e a dimenticarci quanto ci è costato il non ponte sullo Stretto di Messina.
La smania di sforbiciare ottenebra le menti, toglie la memoria, dà fascino al qualunquismo. Eppure, per imboccare la strada giusta, basterebbe la mera esperienza del giardiniere che se vuole eliminare l’erbaccia non usa le cesoie, ma sradica, scava, estirpa.
Certo, c’è chi dice che da qualche parte bisogna pur cominciare, che gli sprechi e le sperequazioni vanno affrontati con fermezza. Come non essere d’accordo?
L’importante è saper distinguere la realtà dalle emozioni, il risultato aritmetico dalla sete di vendetta, lo scenario dalla messa in scena.

Il nucleare tra verdi e Verdini

Umberto Veronesi ha accettato di guidare l’Agenzia per la sicurezza del nucleare. E nel Pd, di cui Veronesi è senatore, scoppia un casino. In pratica gli si contesta una scelta che sarebbe in controtendenza con una parte del partito.
Del nucleare abbiamo già parlato e credo che l’argomento sia uno tra quelli in cui le opinioni contano quanto i fatti. Non mi permetto di giudicare le prime, però sui secondi ho qualcosa da dire, con riferimento alla scelta di Veronesi.

Lo scienziato è tra i più illustri del panorama mondiale quindi mi fido più di lui che di altri quando si parla di salute. E per di più è un oncologo, mica un proctologo (con tutto il rispetto per i proctologi e per il loro raggio d’azione).
L’alternativa, se avesse rinunciato, sarebbe stata un Verdini o un altro amico degli amici, un coordinatore di partito, un portaborse con la laurea breve in fisioterapia, o una ex miss dalle tette atomiche (ma non radioattive).
Infine, i tempi di realizzazione delle grandi opere in Italia sono il migliore antidoto contro l’allarmismo nucleare. Quando le centrali saranno pronte, dopo la realizzazione del Ponte sullo Stretto, la chiusura dei lavori sulla Salerno-Reggio Calabria, la ricostruzione de L’Aquila e l’istituzione di carceri speciali per i magistrati non allineati, l’umanità sarà estinta. E a Veronesi, che è un meraviglioso vegetariano immortale, toccherà solo tirare giù la saracinesca di un’Agenzia che per secoli non ha avuto di cosa occuparsi.

Il Tg1, Bossi, il ponte sullo Stretto

Ogni sera, nel torpore agostano di un Tg1 che in quel torpore sguazza felice e realizzato, c’è un servizio su Bossi che biascica dittonghi senza esito e parla di un’entità geografica che non esiste, la Padania. Eppure, lui che è ministro per il Federalismo dovrebbe stare attento a rimanere all’interno dei confini del geograficamente plausibile.
Poi ieri sera è andato in onda un servizio dal titolo: “Ponte sullo stretto, un’opera che divide” (lo trovate qui, al minuto 25,39, dopo una gaffe tecnica che mostra una demolizione militare al posto della costruenda opera). L’ho visto con curiosità. L’ho anche rivisto su internet, per essere certo di aver capito bene.
Un’opera che divide? Nel servizio, a parte due frame, non c’è voce discordante rispetto al progetto del governo: un altro errore da matita blu per Augusto Minzolini, soprattutto tenendo conto del titolo fuorviante. Eppure, lui che è direttore del Tg1 dovrebbe stare attento a rimanere all’interno dei confini del giornalisticamente corretto.
A proposito di confini. Tra Bossi che invoca la supremazia della Padania e Berlusconi che vuole gettare ponti verso le propaggini dell’impero, io sono a favore del primo. Si dia ai padani quel che è dei padani. Ma si lasci agli isolani – che vivono da sempre di mare a nord, sud, est e ovest – la possibilità di essere lontani, difficili, isolati.
Quanto al ponte, non mi stanco di citare il meraviglioso articolo di Gesualdo Bufalino su la Repubblica del 19 settembre 1985. Che così si concludeva:

Con tutto ciò, come negare l’ esistenza del tumore Sicilia e delle sue minacciose metastasi d’esportazione? E’ un morbo vecchio di secoli, ma non saranno nè la segregazione nè l’ aggregazione a salvarcene: nè una chirurgia che ci amputi, nè un ponte che ci concilii. Occorrono cure diverse, e io dico timidamente: libri e acqua, libri e strade, libri e case, libri e occupazione. Libri.

Lingue, parole, papi

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Ponte sullo Stretto di Messina, anno di inizio dei lavori previsto (in origine): 2006

Anno di consegna dei lavori previsto (in origine): 2011

Operai al lavoro ad oggi: 0

Milioni di euro di penale da pagare alle imprese in caso di annullamento del progetto: 312

In quante lingue è disponibile il sito ufficiale del turismo italiano, Italia.it: 5

In quante lingue è disponibile il sito ufficiale del turismo francese: 42

Il sito del comune di Torino: 7

Il sito del comune di Ragusa: 5

Il sito del comune di Napoli: 2

Il sito del comune di Palermo: 1

Euro da pagare alla curia di Palermo per una processione patronale: 150

Euro di “offerta” da versare alla curia per un matrimonio (esclusi fiori e organista): 103

Milioni di euro incassati con l’8 per mille dalla Chiesa cattolica nel 2009: 967,5

Di cui destinati a opere di bene (cioè escludendo stipendi, opere edilizie e altro): 203

Milioni di euro investiti nel 2008 dalla Chiesa cattolica negli spot per l’8 per mille: 22

Papi (nel senso di sommi pontefici) di origine palermitana: 2

Parole che compongono l’autobiografia online del presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti: 430

Del suo predecessore, Francesco Musotto: 743

Parole che componevano l’autobiografia sulla Navicella parlamentare di Eugenio Montale: 27
(“Montale Eugenio. È nato a Genova il 12 ottobre 1906 e risiede a Milano. Dottore in lettere, giornalista, scrittore, poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1975”).

Fonti: Wikipedia, Italia.it. Franceguide.com, siti del comune di Torino, di Ragusa, di Napoli, di Palermo, delibera Cesi del 2-10-2001, agenzia Adista, sito della Provincia regionale di Palermo, sito di Francesco Musotto, Corriere della Sera.

Aggiornamento: ricevo alcune e-mail private in cui mi si chiede il permesso di importare in altri blog queste cifre. Rispondo qui per tutti: ovviamente il permesso è accordato, a patto di citare e LINKARE la fonte. Grazie.