Sprofondo Nord

Secondo la Padania c’è in atto un piano “per mettere il bavaglio all’unica voce scomoda”. Effettivamente a sentire le intercettazioni è scomoda assai.

Per chi pedalava Moser?

Ma cosa vogliono questi comunisti? La Padania esiste.

Francesco Moser consacra così il Giro di Padania. Qualcuno avrebbe dovuto prendersi la briga di chiedergli per chi pedalava e vinceva, quando era un campione di ciclismo. Per una terra natia che non ha geografia o per una nazione intera che gli ha tributato giusti onori?

Il ministro impresentabile

C’è un ministro della Repubblica che parla con pernacchie e versacci spesso al limite del comprensibile. Si chiama Umberto Bossi e rappresenta una parte impresentabile della Repubblica italiana, una non-regione, un’entità frutto della paranoia e dell’ignoranza.
Quando lo vedo in tv o ne leggo i rutti sui giornali provo una pena profonda per tutti quegli italiani del Nord che pur essendo certi di vivere in Lombardia o in Piemonte o in Veneto sono costretti a parlare di Padania. Noi del Sud ce ne intendiamo di capipopolo senza ragione, di rivolte strumentali, di inganni storici.
Se gli amici del Nord vogliono qualche consiglio, non hanno che da chiedere. Per noi è semplice: gli manderemo le nostre cicatrici.

L’omertà ad Adro

Pare che sia iniziata la fase di auto-riannessione al Paese della famosa scuola di Adro. Si stanno togliendo i ridicoli simboli leghisti e finalmente gli alunni potranno tornare a studiare in un ambiente civile: senza stuoie, installazioni, quadretti e decorazioni che richiamano una nazione che non esiste. Del resto sarebbe stato un po’ difficile per gli insegnanti di geografia di quella scuola delimitare i confini della Padania…
Ciò però che mi ha colpito è stata la reazione dei genitori, intervistati dal Tg3. Distaccati e infastiditi dal cronista. Della serie: non ne so niente, non mi interessa.
Dalle nostre parti ci si sarebbe scomodati nel tirare in ballo l’omertà. E in Padania?

Il Tg1, Bossi, il ponte sullo Stretto

Ogni sera, nel torpore agostano di un Tg1 che in quel torpore sguazza felice e realizzato, c’è un servizio su Bossi che biascica dittonghi senza esito e parla di un’entità geografica che non esiste, la Padania. Eppure, lui che è ministro per il Federalismo dovrebbe stare attento a rimanere all’interno dei confini del geograficamente plausibile.
Poi ieri sera è andato in onda un servizio dal titolo: “Ponte sullo stretto, un’opera che divide” (lo trovate qui, al minuto 25,39, dopo una gaffe tecnica che mostra una demolizione militare al posto della costruenda opera). L’ho visto con curiosità. L’ho anche rivisto su internet, per essere certo di aver capito bene.
Un’opera che divide? Nel servizio, a parte due frame, non c’è voce discordante rispetto al progetto del governo: un altro errore da matita blu per Augusto Minzolini, soprattutto tenendo conto del titolo fuorviante. Eppure, lui che è direttore del Tg1 dovrebbe stare attento a rimanere all’interno dei confini del giornalisticamente corretto.
A proposito di confini. Tra Bossi che invoca la supremazia della Padania e Berlusconi che vuole gettare ponti verso le propaggini dell’impero, io sono a favore del primo. Si dia ai padani quel che è dei padani. Ma si lasci agli isolani – che vivono da sempre di mare a nord, sud, est e ovest – la possibilità di essere lontani, difficili, isolati.
Quanto al ponte, non mi stanco di citare il meraviglioso articolo di Gesualdo Bufalino su la Repubblica del 19 settembre 1985. Che così si concludeva:

Con tutto ciò, come negare l’ esistenza del tumore Sicilia e delle sue minacciose metastasi d’esportazione? E’ un morbo vecchio di secoli, ma non saranno nè la segregazione nè l’ aggregazione a salvarcene: nè una chirurgia che ci amputi, nè un ponte che ci concilii. Occorrono cure diverse, e io dico timidamente: libri e acqua, libri e strade, libri e case, libri e occupazione. Libri.