I tagli e il fascino delle cazzate

tagli

C’è questa smania di tagliare. Qualunque governo, da quando ci siamo accorti di essere alla canna del gas, promette tagli su qualunque cosa, a proposito di tutto, in ogni occasione possibile. Non importa che siano stipendi, contributi, autoblu, ore d’aria, straordinari o carta igienica.
L’undicesimo comandamento è: ricordati di affilare le forbici.
Invano qualcuno ha provato a raffreddare questa foga sfoltitrice dicendo che sì, ridimensionare è giusto, ma che in realtà servono altri interventi come riforme strutturali, retate contro gli evasori, recupero del senso civico di una Nazione ubriaca.
La messa all’asta su Ebay delle autoblu è, ad esempio, un divertente spot della nuova politica, quella che si sveglia presto e va a letto tardi senza manco concedersi un’orgia, ma sul fronte della resa economica è un monumento al fallimento: un parco macchine costato milioni di euro frutterà ovviamente molto meno. L’unico vantaggio di quest’operazione è un promemoria: perché in fondo è utile per gli italiani non dimenticare che un ministro come Ignazio La Russa fece acquistare, quand’era alla Difesa, una quindicina di Maserati senza che nessuno ne chiedesse il ricovero coatto.
Ecco, un taglio delle cazzate sarebbe già un enorme vantaggio per il Paese.
Invece siamo tutti lì a discettare sullo stipendio di Mauro Moretti e a ignorare quello, ben più corposo, di Cesare Prandelli, che sempre coi soldi nostri è pagato. O a indignarci per le mutande acquistate dai gruppi parlamentari regionali e a dimenticarci quanto ci è costato il non ponte sullo Stretto di Messina.
La smania di sforbiciare ottenebra le menti, toglie la memoria, dà fascino al qualunquismo. Eppure, per imboccare la strada giusta, basterebbe la mera esperienza del giardiniere che se vuole eliminare l’erbaccia non usa le cesoie, ma sradica, scava, estirpa.
Certo, c’è chi dice che da qualche parte bisogna pur cominciare, che gli sprechi e le sperequazioni vanno affrontati con fermezza. Come non essere d’accordo?
L’importante è saper distinguere la realtà dalle emozioni, il risultato aritmetico dalla sete di vendetta, lo scenario dalla messa in scena.

Bastava un aspirante ragioniere

Mettiamo che siete l’amministratore delegato di un grande gruppo editoriale che ha chiuso il 2013 con un bilancio in perdita di 218,5 milioni di euro e che ha attuato solo un quarto degli investimenti che erano stati promessi e programmati.
Mettiamo che avete fatto cassa svendendo testate del gruppo, cacciando via decine e decine di lavoratori e addirittura vendendo la sede storica del giornale più prestigioso d’Italia (tra i più importanti del mondo).
Mettiamo che per fare quel che avete fatto nell’intenzione molto remota di risanare, non serviva un super manager, ma bastava uno studente di ragioneria sufficientemente spregiudicato.
Mettiamo che nonostante tutto ciò, alla fine vi premino pure per il brillante lavoro svolto.
Mettiamo che se non siete l’amministratore di Rcs Mediagroup Pietro Scott Jovane, vi vergognate abbastanza.

La visione stipendiocentrica dei grillini

5-stelle
Un estratto dall”articolo di oggi su la Repubblica.

Più che al cuore del problema bisogna mirare all’ombelico della questione: perché ombelichismo e autoreferenzialità sono ingredienti fondamentali dell’ultima polemica che coinvolge il Movimento 5 Stelle siciliano.
Il vicepresidente dell’Ars Antonio Venturino è stato messo fuori gioco dal suo gruppo parlamentare perché da due mesi non restituisce più nulla della sua busta paga: in pratica si comporta come tutti i colleghi degli altri partiti. Lui dice che 2.500 euro netti al mese non bastano per il corretto svolgimento del suo mandato parlamentare e prova ad ammantare il suo ragionamento/sfogo con considerazioni più prettamente politiche: le occasioni perdute per far ripartire il Paese, l’inciucio, il rapporto inesistente con Beppe Grillo e via discorrendo.
Sarà. Ma quello che produce la deflagrazione nel movimento non è il mal di pancia del Venturino politico e libero pensatore, ma il portafoglio del Venturino parlamentare regionale. Ed è inutile andare a scavare tra le parole, che qui non sono pietre ma monete, giacché tra i grillini la fatwa è immediata quando si sgarra sull’impegno elettorale che riguarda i rimborsi (e Beppe Grillo non ha usato metafore per esporre il vicepresidente dell’Ars al ludibrio dei suoi movimentisti). Continua a leggere La visione stipendiocentrica dei grillini

La cresta sulle cure anticancro

C’è un’inchiesta destinata a fare rumore, quella sulle cliniche private di Palermo che avrebbero dimezzato le cure ai pazienti affetti da tumore per risparmiare sui farmaci.
E c’è una presa di posizione che invece rischia di passare inosservata, quella del presidente dell’Associazione italiana di oncologia, Carmelo Iacono. “È grave quanto sarebbe accaduto (a Palermo, ndr). Ma questo è l’effetto della politica dei tagli. Non mi stupirei se ci fossero altri casi analoghi a quello di Palermo”.
Iacono in pratica fornisce quasi una giustificazione. Siccome ci sono i tagli, i poveri imprenditori della sanità privata devono risparmiare su qualcosa. La  pericolosa banalità di questo ragionamento è tale da non meritare alcun commento. E’ come se per l’effetto della crisi economica sulle famiglie italiane, il presidente di un’associazione dei consumatori giustificasse le rapine.

Tempestività

Provvedimenti d’urgenza.
Per fronteggiare la crisi economica, tagli ai partiti politici. Dopo quasi tre anni di declino economico mondiale.
Per scovare le spie che favorirono le stragi di mafia parte un’inchiesta sui servizi segreti. Dopo diciotto anni.