In caso di minchiata

Siccome vedo che le minchiate sui social tornano sempre tipo maree nelle notti di luna piena, mi pregio di fornirvi un breviario (breve, manco a dirlo) su come argomentare in situazioni in cui anziché un mouse, vorreste una mazza da baseball a portata di mano.

Gli immigrati vivono alle nostre spalle.
I dati più recenti ci dicono che con i migranti l’Italia guadagna ogni anno 500 milioni: tra Irpef e imposte dirette lo Stato incassa 26,6 miliardi l’anno mentre per l’immigrazione le spese sono di 26,1.

Amazon uccide il commercio.
Invece di boicottare Amazon bisognerebbe chiedersi perché il 76 per cento delle piccole e medie imprese commerciali italiane non ha un sito di commercio online (studio politecnico di Torino).

Col Covid viviamo come carcerati.
I carcerati, quelli veri, se la passano peggio di tutti: e nella pena da scontare non sono previste la tortura e l’umiliazione. Nel mondo le persone chiuse in carcere sono quasi 10 milioni e ottocentomila (e mancano i dati di paesi come la Somalia e la Corea del Nord, mentre quelli della Cina sono buttati lì alla maniera… cinese). Secondo il World Prison Brief il numero totale è superiore agli undici milioni. Il paese con più carcerati in rapporto alla popolazione sono gli Stati Uniti: 665 ogni centomila abitanti. L’Italia è al 154° posto con 90 detenuti ogni centomila abitanti. Nel novembre scorso nel nostro paese c’erano 53.563 detenuti contro 47.187 posti disponibili. Ecco, adesso ipotizzate un distanziamento dietro le sbarre, poi fate un sospiro.

Con questi telefonini dove andremo a finire…
Dal 2007 al 2013 il mercato degli smartphone è cresciuto a dismisura. Poi nel 2017, per la prima volta, le vendite mondiali sono diminuite rispetto all’anno precedente: 1.466 milioni contro 1.470 milioni dell’anno precedente. Nel 2010 erano 305 milioni.

Palermo è uno dei Sud del mondo.
Facile da pensare, impossibile da dimostrare. Basti pensare che la latitudine di Palermo è pressoché uguale a quella di Washington e di Samarcanda. E anche con la longitudine ci sono sorprese, dato che Palermo è ad est di Udine.  

Un minuto e torno

Berlusconi a Lampedusa. Secondo le didascalie ufficiali dei quotidiani, qui sta ammirando il panorama. Secondo me sta facendo altro.

Diplomazia

Berlusconi è oggi in Sicilia per l’emergenza immigrati. Non è escluso che cerchi di risolvere qualche altro problema diplomatico.

Si torna al tergicristallo

Pare che il vicesindaco di Palermo abbia dichiarato guerra ai lavavetri.

Incrocio pericoloso

A Palermo c’è un incrocio in cui i lavavetri sono particolarmente aggressivi. Io stesso ne sono testimone.
Finalmente
le forze dell’ordine sono intervenute. E ora non cominciamo con la solita tiritera sui poveri immigrati costretti a sbarcare il lunario.
Tutti gli altri sono poveri immigrati, quelli di quel gruppetto sono (aspiranti) criminali.

Amarcord

Via Vincenzo Caico FF

Una destra un po’ sinistra

fini

L’apertura sui diritti degli immigrati, lo scontro con Bossi, le sferzate a Berlusconi: Gianfranco Fini delude i destristi più tetri. Ecco come appariva ieri l’home page del sito ufficiale del suo fan club.
Rallegrarsi della delusione altrui è poco sportivo, ma in certi casi è salutare e, chissà, benaugurante.

Le notizie scontate

Foto di Paolo Beccari
Foto di Paolo Beccari

Le vite perdute degli immigrati clandestini sono un tema ostico per i giornali. Perché sono le cosidette notizie che non fanno notizia, a meno che la conta dei morti e le modalità dei decessi non abbiano a che fare più con un soggetto cinematografico che con un dispaccio di agenzia.
Una volta un direttore di giornale, imponendo la riduzione a notizia in breve di un servizio su un naufragio nel Canale di Sicilia con una trentina di immigrati dispersi, ammonì l’incauto caposervizio: i morti non si contano, si pesano. Non si riferiva alla bilancia, ovviamente, ché il peso di trenta corpi esigeva almeno un titolo a sei colonne. Ma a quel misto di furbizia professionale e ipocrisia borghese che fa dei giornalisti, di moltissimi giornalisti, i campioni mondiali di cinismo.
E’ vero che le vite perdute degli immigrati clandestini non fanno vendere una sola copia in più di giornale, ma è anche vero che la cronaca non è lo scaffale di un supermercato.
Le vere notizie scontate non sono quelle in offerta, ma quelle di cui non si sente il bisogno. Ovvero quelle che spesso, per odioso paradosso, fanno vendere i giornali.

Risvegli

cei

Persino la Conferenza episcopale italiana se n’è accorta.

Immigrati e fandonie

Un caro amico, cattolico impegnato nell’assistenza agli immigrati, mi invita a riflettere su ciò che sta accadendo a Lampedusa. Ci provo, nella consapevolezza che questo tema è una miscela di convincimenti personali e rigore normativo. Per molti, insomma, le ragioni intime non si riverberano affatto nelle esigenze pubbliche, e viceversa.
Il cuore e un certo residuo di carità non possono lasciarci impassibili davanti a un immigrato che vende casa (leggasi catapecchia) e ogni suo bene per pagarsi un viaggio tra mille pericoli e per di più con destinazione incerta. La fuga di centinaia di migliaia di disperati da povertà, guerre e malattie dovrebbe essere il tema dominante delle politiche di solidarietà occidentali. Questi non vanno in gita, scappano: è bene ricordarselo.
D’altro canto non ci si può illudere che l’arrivo di un’incontrollabile fiumana di gente non provochi contraccolpi negli equilibri demografici e, in generale, sociali di uno Stato.
Anche in Paradiso, ci hanno insegnato, esiste una regolamentazione degli ingressi.
Se ci fate caso, in questo campo esistono posizioni corsare in tutti i partiti ad eccezione della Lega Nord: segno che la politica degli schieramenti non ha ancora preso il totale controllo delle anime.
Non so qual è la ricetta. Quel che so è che si raccontano un sacco di fandonie per giustificare “pugni di ferro” e “tolleranze zero”. Gli immigrati, nel nostro Paese, non tolgono lavoro a nessuno perché accettano impieghi che gli italiani non farebbero nemmeno scorticati vivi. Gli immigrati, specialmente quelli africani, non delinquono più di noi: credetemi, certi fenomeni e certe emergenze sono create da sistemi informativi che fanno due più due drogando gli addendi. Mi spiego, dato che questo è l’aspetto più delicato della faccenda.  Un delinquente marocchino stupra una donna, quattro giorni dopo (in un’altra città di un’altra regione) un nordafricano si rende colpevole di un reato analogo. Nel frattempo altri italiani hanno stuprato in lungo e in largo, ma il fenomeno giornalistico scaturirà solo dalle colpe (indubbie) dei due immigrati.
I ragionamenti sulla sicurezza e su un sistema di garanzie che consenta a una nazione di scremare ingressi ed esercitare i dovuti controlli sugli ospiti devono tener conto di tutti, non solo degli extracomunitari. A cominciare – diciamolo – dalle cittadinanze imperfette, come i Rom. Ma di questo, se volete, parleremo un’altra volta.