Odio per odio

A mia memoria è una delle vicende più difficili da digerire, elaborare, sulla quale cercare di raggranellare i pensieri senza perdere il filo. Perché quella della Sea Watch e della sua capitana Carola Rackete è purtroppo una storia perfetta di odio elargito come se fosse oro, di disfattismo un tanto al chilo e di confusione istituzionale ben orchestrata.

Il braccio di ferro tra un ministro razzista, rappresentante di un’Italia infelice e feroce, e una ragazza fragile negli anni e nel ruolo (proviamo noi tutti a capire cosa significa avere una simile responsabilità, davanti ai denti aguzzi del mondo) è il simbolo di una realtà grottesca in cui tutte le bilance sono state truccate: quelle della giustizia, dei valori, della politica.

La capitana, sfiancata da diciassette giorni di attesa in mare, mica all’hotel delle terme, ha ceduto al più umano degli errori: sbagliare mentendo a se stessa, credendo cioè di avere ragione. E ha consegnato la partita ai suoi avversari, che hanno vinto a tavolino. Da lì, il finale tragicamente scontato: il fiume dell’odio si ingrossa, travolge tutto e tutti, basta ascoltare le parole di quei quattro delinquenti di Lampedusa che hanno vomitato sul comandante Rackete (che qualche coglione maschilista chiama Carola, come se fosse sua sorella) lo schifo dello schifo. Il rischio è che restino solo queste impronte sulla sabbia di un deserto di umanità che ci procurerà vergogna eterna, e spariscano i segni dell’altruismo di chi salva disperati in mare, il coraggio di chi addenta i propri trent’anni e va a lavorare dove nessuno vuole andare, il bel gesto di Sinistra Italiana, Pd e Radicali che, sfidando la derisione di questo Paese di merda, hanno difeso un principio universale salendo e restando sulla Sea Watch (facendo realmente qualcosa di sinistra).

Se resteranno solo i tweet del ministro razzista e le urla dei quattro derelitti sgrammaticati di Lampedusa (un’isola che non li merita) la storia dovrà essere raccontata in un altro modo. C’era una volta la terra della civiltà che, rapinata dei suoi valori e turlupinata dai signori dell’ignoranza, credette di diventare culla di un nuovo diritto e invece morì nella solitudine dell’odio.      

Prima il cassonetto

Cerco di essere chiaro. La decisione di Orlando di sospendere l’applicazione del decreto sicurezza sugli stranieri è un’espressione di alta civiltà che mira ad arginare una svolta razzista da molti cittadini inopinatamente invocata. E non valgono argomentazioni superficiali tipo “vabbè è una legge regolarmente approvata eccetera” giacché in passato anche (altre) leggi razziali furono “regolarmente approvate” e finì come finì. Non mi dilungo sui principi di incostituzionalità ventilati (tipo la discriminazione per chi ha il permesso di soggiorno in scadenza) ma sottolineo l’esilarante parallelismo tra munnizza e migranti, come se un’emergenza fosse in concorrenza con l’altra. Prima dell’accoglienza ci sono i cassonetti, strepitano i cripto-razzisti da cultura social. Non è così che funziona il mondo. Il mondo con la sua congerie di sentimenti è multitasking: è bianco e nero, è destrorso e mancino, è cultura tra le macerie e ignoranza da salotto, è ricchezza di argomenti e povertà di idee. Tutto contemporaneamente. Brandire lo slogan “prima il cassonetto” come conseguenza logica del “prima gli italiani” significa aver abboccato alla becera fandonia secondo la quale trenta morti di fame, al gelo di una deriva in pieno Mediterraneo invernale e incazzato, sono una minaccia per la sicurezza nazionale. Mentre la vera minaccia l’abbiamo tra noi, come un cavallo di Troia. Ed è la nostra violenta ignoranza.

Dare (in coro) dell’idiota a chi lo è

Era stata la prima coppia gay di Torino ad unirsi in unione civile. Ieri l’Ansa Piemonte ha dato notizia della morte di uno dei due. Ecco un piccolo estratto del florilegio di commenti su Facebook. Lascio i nomi perché la verità ha sempre nome e cognome. #laveritaprimaditutto

Mangia-banane, la difesa dell’indifendibile

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

C’è solo una cosa più esilarante della goffa caparbietà con la quale Carlo Tavecchio cerca di rimanere attaccato al bracciolo della poltrona di imperatore della Federcalcio, dopo la sua gaffe sui giocatori mangia-banane. Ed è l’appassionata difesa del presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, che usa le parole “vergognoso” e “schifoso” nel giusto ambito, ma sbagliando obiettivo come un arciere strabico. La passione per una vita controcorrente, la ricerca spasmodica della “tesi pop-corn” che scoppietta e diverte, gli hanno fatto partorire un pensiero naif in cui si invoca lo scioglimento della Fifa, proprio in coincidenza con un raro scatto vitale della federazione che ha chiesto un intervento della Figc per verificare, in soldoni, se Tavecchio è capace di intendere di volere o soltanto di volere.
“E’ schifoso come le persone vengano lapidate per niente”, ha graffiato Zampaleone, proteggendo quasi fisicamente l’incauto propalatore di facezie a sfondo razzista.
(…)
Visto che siamo il Paese del Daspo, dei razzismi striscianti e visto che Zamparini possiede una squadra in Sicilia, regione che tra mille difetti ha però il pregio di un’endemica tolleranza, vale la pena ricordare la storiella dell’ingenuo contadino che mai aveva visto un pesce. “Perché, quando sono vecchi, i salmoni nuotano sempre controcorrente?”, gli chiese suo figlio. Risposta: “E che ne so. Saranno rimbambiti”.

Dare dell’idiota a chi lo è

kYenge

Dare dell’idiota a chi lo è

Orlando-moschea

Forza Nuova a Palermo si è esibita nel peggior esercizio di ignoranza: contrapporre i musulmani e gli omosessuali ai palermitani. Ora, per tranquillizzare i lettori di oltrestretto (i siciliani sono già abbastanza informati sul tema), comunico ufficialmente che i palermitani, i musulmani e gli omosessuali in queste lande vivono ben assortiti e discretamente felici. A patto che non si trovino tra i coglioni un cretino di Forza Nuova armato di vernice e lenzuolo.

Questa signora

Esattamente 56 anni fa, questa signora viaggiava su un autobus a Montgomery, in Alabama. Un bianco le chiese di alzarsi per cedergli il posto, ma lei si rifiutò. E il mondo cambiò.