Leghista in mare

leghista in mare

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

“Tutto bene, siamo tornati”, scrive su Facebook il leghista Angelo Ciocca, postando una foto di lui con cinque aspiranti naufraghi, disoccupati e rintronati.
(…)
Ciocca è stato il protagonista di una provocazione mancata che però non ha mancato l’obiettivo. Il candidato alle europee della Lega Nord era salpato l’altro ieri da Lampedusa, assieme a cinque disoccupati, alla volta della Tunisia per contestare le “politiche passive di clandestinità” dell’Europa. Con lo slogan “mare vostro” tentava insomma di scardinare, con la consueta sobrietà leghista, il concetto ormai democraticamente desueto di accoglienza degli immigrati. Ma dopo poche ore di navigazione il “mare vostro” si è incazzato e ha costretto l’imbarcazione battente bandiera padana a tornare da dov’era partita. Missione fallita? No di certo. Il fallimento è infatti solo apparente giacché il merito, del tutto involontario, di Ciocca è quello di aver dimostrato che il mare è di tutti e la disperazione di pochi. La ricerca di un porto sicuro, anche come metafora, deve essere garantita a chiunque e non soltanto a un politico che riesce a far parlare di sé persino nel giorno di silenzio della campagna elettorale. Pensate a un Ciocca affamato, e non pasciuto come appare nelle foto, respinto a cannonate mentre vomita le budella. Pensate a un Ciocca infreddolito, e non infagottato nel Gore-tex, che torna nella sua landa di fame e non nell’hotel dove lo attendono doccia e risottino alla marinara. Ecco, pensate a un Ciocca di questi e ringraziatelo per avervi ricordato senza volerlo a cosa serve un’operazione umanitaria.

Dare dell’idiota a chi lo è

dare dell'idiota a chi lo è

Via @Adilmauro

Dare dell’idiota a chi lo è

 

Il potere cadente

Uno gira per Lampedusa e si imbatte in una villa abbandonata. Chiede in giro e scopre che in realtà quella non è una casa, ma un costosissimo spottone elettorale di un noto venditore di fumo. Il resto lo leggete qui (occhio alle foto… e alla fotografa, eh!).

Benvenuti a Lampedusa

Un minuto e torno

Berlusconi a Lampedusa. Secondo le didascalie ufficiali dei quotidiani, qui sta ammirando il panorama. Secondo me sta facendo altro.

Gheddafi, l’uomo dei record

Gheddafi Berlusconi

Uno dei casi più eclatanti di amnesia istituzionale è quello che riguarda Muammar Gheddafi, uno che è a capo di una Nazione, la Libia, senza alcuna investitura ufficiale.
Il leader libico o il colonnello, come lo si chiama in mancanza di altra attribuzione ufficiale, arriva oggi a Roma come un qualunque uomo di stato. Per l’occasione il ruolo di guastafeste viene affibbiato a uno sparuto gruppo di intellettuali (che per i giornalisti italiani sembrano esistere solo quando non si sa come riempire le ultime quattro righe del pezzo da consegnare al capocronista) e a nessun altro.
Muammar Gheddafi è l’uomo dei record.
Vanta ben 37 modi diversi di pronunciare o scrivere il suo nome. E’ l’unico potente dell’emisfero boreale ad aver sostenuto, anche se per un breve periodo, un galantuomo come Bokassa. Nel 1986 lanciò due missili contro la Sicilia e la scorsa estate Berlusconi gli ha pure chiesto scusa. Ha definito la Corte penale internazionale un’organizzazione terroristica e per tutta risposta il preside di giurisprudenza della Facoltà di Sassari ha chiesto di conferirgli una laurea honoris causa, in giurisprudenza naturalmente. Nel 2002 ha fatto saltare il vertice della Lega Araba che aveva in agenda l’offerta di esilio a Saddam Hussein, esilio che avrebbe reso possibile un’ alternativa alla guerra in Iraq, e miracolosamente ha visto la sua Libia scomparire dall’elenco Usa degli Stati canaglia. E’ stato coinvolto nel più sanguinoso attentato prima dell’11 settembre, quello di Lockerbie, eppure nessuno gli ha mai dichiarato guerra.  Non ammette, a casa propria, il bipartitismo e, quel che è peggio, legge “Chi”.

Immigrati e fandonie

Un caro amico, cattolico impegnato nell’assistenza agli immigrati, mi invita a riflettere su ciò che sta accadendo a Lampedusa. Ci provo, nella consapevolezza che questo tema è una miscela di convincimenti personali e rigore normativo. Per molti, insomma, le ragioni intime non si riverberano affatto nelle esigenze pubbliche, e viceversa.
Il cuore e un certo residuo di carità non possono lasciarci impassibili davanti a un immigrato che vende casa (leggasi catapecchia) e ogni suo bene per pagarsi un viaggio tra mille pericoli e per di più con destinazione incerta. La fuga di centinaia di migliaia di disperati da povertà, guerre e malattie dovrebbe essere il tema dominante delle politiche di solidarietà occidentali. Questi non vanno in gita, scappano: è bene ricordarselo.
D’altro canto non ci si può illudere che l’arrivo di un’incontrollabile fiumana di gente non provochi contraccolpi negli equilibri demografici e, in generale, sociali di uno Stato.
Anche in Paradiso, ci hanno insegnato, esiste una regolamentazione degli ingressi.
Se ci fate caso, in questo campo esistono posizioni corsare in tutti i partiti ad eccezione della Lega Nord: segno che la politica degli schieramenti non ha ancora preso il totale controllo delle anime.
Non so qual è la ricetta. Quel che so è che si raccontano un sacco di fandonie per giustificare “pugni di ferro” e “tolleranze zero”. Gli immigrati, nel nostro Paese, non tolgono lavoro a nessuno perché accettano impieghi che gli italiani non farebbero nemmeno scorticati vivi. Gli immigrati, specialmente quelli africani, non delinquono più di noi: credetemi, certi fenomeni e certe emergenze sono create da sistemi informativi che fanno due più due drogando gli addendi. Mi spiego, dato che questo è l’aspetto più delicato della faccenda.  Un delinquente marocchino stupra una donna, quattro giorni dopo (in un’altra città di un’altra regione) un nordafricano si rende colpevole di un reato analogo. Nel frattempo altri italiani hanno stuprato in lungo e in largo, ma il fenomeno giornalistico scaturirà solo dalle colpe (indubbie) dei due immigrati.
I ragionamenti sulla sicurezza e su un sistema di garanzie che consenta a una nazione di scremare ingressi ed esercitare i dovuti controlli sugli ospiti devono tener conto di tutti, non solo degli extracomunitari. A cominciare – diciamolo – dalle cittadinanze imperfette, come i Rom. Ma di questo, se volete, parleremo un’altra volta.