Bella e basta

Per Belen un’estate di nubi. Le vogliono togliere la conduzione di Sanremo, i contratti pubblicitari e il diritto di cittadinanza televisiva in generale. Tutto perché è stata coinvolta nell’inchiesta milanese sulla cocaina.
In tv e sui giornali si discute sulla possibile riabilitazione pubblica, sulla resurrezione dell’immagine di chi ha avuto a che fare con la droga. Speriamo che un giorno si discuta anche del perché una bella ragazza – bella e basta – che parla un italiano goffo con una brutta voce, che non ha idea di cosa sia la recitazione e che in fondo non sa far nulla a parte che mostrarsi, debba presentare il festival di Sanremo, pubblicizzare i prodotti italiani e monopolizzare salotti, divanetti e seggiole di ogni trasmissione televisiva di questo Paese.

Cesa (io ricordo)

Certo, uno è tentato di accogliere con sorpresa la decisione del segretario dell’Udc di cacciare via un adepto in odor di droga: un atto così estremo in un partito così conservatore rischia persino di far piacere, se non altro per la novità. Se però poi si riacquista un minimo di memoria, l’entusiasmo si spegne. E tutto torna tragicamente a posto.

Onorevole Cintola, un esamino

Pare che il deputato regionale siciliano dell’Udc Salvatore Cintola sia un consumatore di cocaina. Lui dice che non è vero. Bene, l’onorevole sarà di certo pronto a sottoporsi a un esame tossicologico (o come caspita si chiama). Lo faccia subito. Così, entro il weekend, tutti sapremo se lui mente o se è stato calunniato. Dopodiché ci sarà qualcuno che dovrà chiedere scusa e qualcun altro che dovrà essere cacciato a pedate.

Il naufragio del pirata Morganetto

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Ve l’ho raccontato: stavo rischiando di diventare un fatto di cronaca solo per essere andato a cambiare due biglietti per il concerto di un cantante. Ci sarebbe stato un “caso Cacciatore”. Invece i quotidiani di questi giorni sono pieni di un “caso Morgan”. Che, guarda caso, è anche il musicista per il quale ho prenotato due poltrone in seconda fila. Questo la dice lunga sulla simpatia che nutro per l’artista in questione. Sarà che, in un rigurgito adolescenziale che male non fa, un poco mi identifico con il personaggio che è un frullato di “alto” e “basso”: compositore ossessionato dai dettagli e strimpellatore stonato in tv, alchimista e pasticcione, marchese De Sade e marchese del Grillo, Baudelaire e Tino Scotti. Dopo l’avvilente confessione del suo uso quotidiano di crack, ho trovato un ulteriore punto di contatto tra me e il Castoldi. Certamente non nel consumo di droga, ma nello sfoggio di una sincerità inutile, ovvero utile solo a danneggiare se stessi. E, quello che è peggio, efficacissima a portare acqua al mulino di personaggi molto meno ingenui, molto più in malafede e “malamente adulti” del bambino ciarliero Morgan. Gasparri, La Russa, Mussolini – che non vedono l’ora di poter indossare il cipiglio di madri e padri della nazione infante –  insorgono contro l’osceno Morgan che ha mostrato il pisellino. Mamma Rai lo manda a letto senza cena e senza Sanremo. L’atto culminante di questa vicenda pedagogica e patologica sono i rimproveri in diretta radio della ministra Meloni a un Morgan ridotto a Morganetto, che, tra un’invocazione d’aiuto e d’attenzione e l’altra, sussurra tra le righe: “non lo faccio più”. Probabilmente lo perdoneranno, e lo riporteranno alla riviera dei fiori, all’improvviso trasformata in un inginocchiatoio con i ceci. E, se non dovesse accadere, sono davvero curioso di scoprire chi prenderà il posto di Marco Castoldi. Spero che non siano davvero Marco Carta e altri fiori del male della De Filippi che Morgan ha giustamente criticato. Comincerei a sballarmi anch’io.

Responsabilità

Dopo il test antidroga, ai deputati regionali non restano che le attenuanti generiche.

Per un pelo

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Certo possiamo spaccare il capello in quattro e trastullarci coi distinguo finto-intellettuali del “parliamo di politica concreta” oppure del “meglio non abbassarsi al suo livello”, o ancora peggio del “non mi interessa come tromba, ma come governa”.
Però quando si scopre che un acclarato spacciatore di  femmine a pagamento del premier Berlusconi è anche un discreto collettore di cocaina e altre droghe, che ha scialacquato in una sola estate lo stipendio della vita di un metalmeccanico, che ha drogato fanciulle per non meglio precisati motivi (spostandosi di pochi meridiani quei motivi sarebbero invece chiarissimi) quel capello viene voglia di strapparselo.
Solo che ognuno ha la testa e la capigliatura che si merita: purtroppo in giro ci sono più capigliature che teste.