Tre eroi

Costa, Cassarà, Antiochia. Oggi ricorrono gli anniversari della morte di tre eroi della lotta alla mafia. Un inchino alla loro memoria e un abbraccio virtuale ai familiari.

P.S.
Per i lettori più giovani: trovate il tempo per leggere le pagine linkate ai nomi. Sono storie esemplari e istruttive.

Il calcio privato

Pare che la Lega Calcio, l’organismo più resistente all’evoluzione millenaria dopo gli squali, le tartarughe e una rara specie di lepidottero che vive sul versante sudest della seconda discesa a sinistra della prima porzione orientale della Papuasia, abbia deciso di vietare ogni forma di testimonianza umana delle partite, eccezion fatta per Sky, Rai (“Quelli che il calcio”, cioè la trasmissione che meno si occupa di calcio tra le trasmissioni sportive) ed eventuali network milionari.


Ciò significa che tutte le tv private perderebbero trasmissioni di punta, audience e spunti commerciali.
Sono un abbonato Rai, sono anche abbonato a un network privato: insomma pago tutto quello che c’è da pagare per vedere poche ore di tv all’anno. Per il calcio pago qualcosa in più, anche se io vorrei andare allo stadio, ma mia moglie (tifosa pure lei) ha un debole per la tribuna cuscinata del divano di casa.
Però un campionato senza i salottini delle tv private, senza la passione di telecronisti nostrani che farebbero quel mestiere anche gratis, senza il tifo verace che i media blasonati ci negano, senza il sudore vero che è il contrario di quello che appare prima e dopo il superspot, un campionato così io non me lo immagino.
Quella che la Lega calcio ha in mente è una competizione che si allontana, istante dopo istante, dalla gente, dal substrato del tifoso. E’ un modello che è sempre più Balotelli (un giocatore che se ne infischia del pubblico pagante della sua squadra, cioé di chi gli dà lo stipendio) ed è sempre meno Miccoli (uno che sceglie di rimanere in una piccola società pur di mantenere il piccolo scettro di piccolo re, anche a discapito dei guadagni).
La Lega Calcio è l’organo infetto di un Paese malato, dove neanche il divertimento si discosta per un attimo dalla logica del profitto sempre e comunque, dove la monetizzazione parte col primo applauso dell’ultrà borchiato e termina con l’ultimo sorriso di plastica di Simona Ventura.
Se fossi in campo saprei io contro chi scagliare la pallonata definitiva.

Il quarto vizio capitale

 

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Su “Vanity Fair” Elisabetta Canalis parla finalmente (finalmente?) del suo rapporto con George Clooney. E ne approfitta anche per rispondere alle critiche sul suo esordio da attrice negli Stati Uniti – in un telefilm intitolato “Leverage” – sollevate da un blog americano e prontamente riprese dai giornali italiani. Proprio ai connazionali la bella sarda si rivolge, tacciandoli di inveterata (indovinate che?) invidia.
Non che mi aspettassi originalità, ma qualche riferimento in più a campagne d’odio che sfigurano il tenue azzurro-cielo dell’amore, quello sì. Non disperiamo. Ci siamo quasi. Prima o poi anche Elisabetta saprà mettersi al passo con i tempi.

Manca solo Pappagone

Davanti a simili triangolazioni non c’è da chiedersi altro che: com’è possibile?

Da Corriere.it

Perché il Power Balance è inutile

Pare che il famoso braccialetto Power Balance non dia superpoteri a chi lo indossa. Vedi un po’!
L’ho avuto al polso per poco più di un mese e non mi sono sentito più forte, né più equilibrato: pensavo che fosse un problema mio, strutturale, epidermico, psichiatrico…
Ora l’Antitrust ha avviato un’azione contro l’azienda che vende il braccialetto perché non è stato provato nessuno degli effetti promessi.
Io, sommessamente, mi permetto di indicare il vero difetto del manufatto: si spezza alla minima sollecitazione. Il che ne fa davvero uno strumento inutile.

Più Tg1 per tutti

La conseguenza più drammatica del mancato via libera ai talk show in tv rischia di sfuggire alla maggior parte degli italiani.
La vera emergenza, in un’Italia socialmente lobotomizzata, non è il fatto che un qualsiasi programma di informazione debba passare al vaglio del governo (roba che neanche in Congo…), ma che il vuoto informativo sia alla fine colmato dal sottovuoto disinformativo: si è deciso che il Tg1 di Minzolini sarà più lungo proprio per dirci cosa ci siamo persi della politica italiana. Che è un po’ come  cercare di risolvere il problema di un non vedente assicurandogli una fornitura rafforzata di occhiali da sole.
Nel migliore dei casi, una carognata.

Stampa a mano armata

Tutto mi aspettavo, tranne che mi sarebbe toccato difendere Gianfranco Fini. Eppure quando uno vede i killer che sparano all’impazzata può scegliere: o voltarsi dall’altra parte, oppure cercare di intervenire.
L’agguato del Giornale contro il presidente della Camera è, per modalità, tempi e argomenti un tentativo di omicidio mediatico. Se fossi un lettore del quotidiano imbracciato da Vittorio Feltri, farei di tutto per non essere accusato di favoreggiamento. Magari restituendo il fogliaccio all’edicolante.

Cartolina da Palermo

Palermo, davanti al velodromo, sabato scorso, prima del concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori.

Grazie a Raffaella Catalano.

Una nazione in una foto


Le foto della megafesta per il compleanno del ministro Rotondi e il conseguente articolo di Filippo Ceccarelli su la Repubblica evocano facili allegorie: il Satyricon, gli ultimi giorni di Pompei, Che la festa cominci di Nicolò Ammaniti. Ma soprattutto suscitano una rabbia che confina con un’inconfessabile invidia.
C’è una classe politica gaudente, che non perde occasione per godere, appunto. Una classe politica che ostenta la sua ricchezza non sempre giustificata, che mostra cosce e muscoli al popolo affamato. C’è un senso grottesco della realtà che rende plausibile l’accoppiata frittatine al tartufo-foto di Falcone e Borsellino sul maxi schermo: la gola e il sangue, la lussuria e il sacrificio.
L’invidia è per quell’incoscienza che rende felici certe femmine che si fregiano del titolo (e dello stipendio) di onorevole, e certi maschi ai quali gli viene duro quando il premier gli mette una mano sulla spalla. Bisogna avere una marcia in più, o qualche chilo di dignità in meno, per non vergognarsi di nuotare nell’oro che non si merita.
Per molto meno, noi umani non dormiamo la notte.

Fini

Forza
Italia,
Non
Inchinarti

Forse
Inizia
Nuovo
Inciucio

Fuga
Innaturale
Nell’
Ignoto