Occhio ai calzini

Berlusconi annuncia un ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo. Nella speranza che non ci trovi, pure lì, un giudice chiacchierone e malvestito che dice cose giuste nel modo sbagliato.

Per completezza di informazione

 

Sara, svegliati non è più primavera

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L’ultima fotogallery di Sara Tommasi ci spiega che la ragazza non va più paparazzata. Ma aiutata.

Uguale uguale

ruby

A Silvio

silvio berlusconi condannato

Silvio, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieto e pensoso, il limitare
di gioventù salivi?

Ero Rivera, l’Ago, e anche Toni Valeruz

toni valeruz

Quand’ero bambino volevo essere Gianni Rivera nella mitica semifinale di Italia Germania 4-3. Da adolescente, fissato con la musica e il cinema, cercavo di reincarnarmi in Guido e Maurizio De Angelis (uno dei due, a caso) che come Oliver Onions, Barqueros, MG Orchestra firmavano moltissime colonne sonore dei film italiani degli anni Settanta. Appena maggiorenne sognavo di essere il Ken Follet de “La cruna dell’ago”, anzi sognavo di essere “Die Nadel”, l’Ago, la spietata spia nazista che aveva scoperto l’inganno degli alleati prima dello sbarco in Normandia ma che non era riuscita a cambiare il corso della storia. Nel frattempo trapanavo la mia solid body per “midizzarla” e renderla vagamente simile alla chitarra di Pat Metheny, immergendomi nel delirio finale di “Are You Going With Me?”.
Negli anni Ottanta divenni Toni Valeruz, lo scialpinista che si buttò giù dall’Eiger come se dovesse saltellare su una semplice pista nera, mentre negli anni Novanta mi identificai con Roger “Verbal” Kint ovvero Kevin Spacey ne “I soliti sospetti” solo per poter recitare tra me e me (milioni di volte, eh) la celebre frase: “La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste”.
Gli anni Duemila li ho trascorsi a ripassare tutti i ruoli in cui mi ero ritagliato una veste di protagonista abusivo: canticchiavo “Dune Buggy” mentre mi gettavo a capofitto in una pista di Val Thorens immaginando come il grande Valeruz mi avrebbe corretto lo slalom, non mi perdevo un libro di Follet, pur rimpiangendo l’Ago, e lucidavo la mia chitarra rossa.
Ogni tanto cercavo una nuova vita nella quale immergermi per gioco, quella di un campione dello sport, di un inventore, di uno scrittore, di un musicista, di un esploratore. Non mi sono mai fermato nella ricerca di qualcuno in cui reincarnarmi. Anche se ho un bagaglio di sogni che mi consente di vivere di rendita. Sì, sono fortunato.

Ho scoperto chi mi uccise sul web, e mi viene da ridere

wikipedia

Ci sono voluti più di due anni, ma alla fine le indagini hanno prodotto un risultato. E’ stato identificato il killer mediatico che nel gennaio 2011 mi uccise sul web: ora è indagato per diffamazione. Un sicario scarso e alquanto stupido dato che la mia resurrezione avvenne entro poche ore e che le tracce da lui lasciate erano imbarazzanti proprio perché si tratta di una persona che per mestiere si occupa di web (non vorrei essere nei panni dei suoi clienti).
Come si intuì subito, costui aveva qualcosa in comune con una graziosa esponente del Pdl campano di cui avevo garbatamente parlato qualche mese prima. Ieri, dopo che il mio avvocato mi ha comunicato il nome dell’indagato (come da mio diritto), sono bastate un paio di ricerche sul web per capire chi è questo personaggio. Di più, al momento non posso dire. Però prometto di raccontarvela tutta, la storia, non appena gli atti saranno resi pubblici: ci sarà da divertirsi, ve lo assicuro.

Dare dell’idiota a chi lo è

Siccome è in atto una campagna di neo-qualunquismo sull’aggressività del web e sulla pericolosità di certi movimenti di incultura che crescono nei social network, ho pensato di impegnarmi in un’operazione di denuncia. Ogni volta che mi capiterà di imbattermi in un idiota del web, ne darò notizia su queste pagine: si accettano segnalazioni, ovviamente.
Col tempo spero di dimostrare che non servono nuove norme per garantire la pulizia di un luogo virtuale, perché le regole esistono già e basterebbe applicarle per evitare odiose generalizzazioni. Un cretino che online offende a raffica chiunque, è lo stesso cretino che imbratta i monumenti o che buca le ruote delle auto il sabato sera. Un delinquente che istiga alla violenza via internet è lo stesso delinquente che guida ubriaco e falcia il primo pedone che gli capita a tiro. La cattiveria gratuita e anonima ha lo stesso seme di invidia sia nel web che allo stadio.
Chissà quando ci si renderà conto che non sono le connessioni telematiche il problema, ma le connessioni cerebrali.

Zichichi, i raggi cosmici e il telefonino di Crocetta

Guardi, ho un grosso problema. Sono sotto terra al Cern di Ginevra e devo individuare con precisione il volo delle particelle subnucleari. Lei pensa che possa preoccuparmi di aver perso il ruolo di assessore? (…) Se Crocetta pensa che lavorare con i raggi cosmici sia non lavorare, dovrebbe rinunciare all’uso del telefonino in quanto è grazie ai raggi cosmici che abbiamo scoperto le leggi dell’elettrodinamica quantistica di cui il telefonino è una delle applicazioni tecnologiche.

Oggi sul Giornale di Sicilia  in una bella intervista di Giacinto Pipitone, Antonino Zichichi spiega perché il suo ruolo di scienziato era profondamente incompatibile con quello di assessore della giunta siciliana di Rosario Crocetta. Colpa dei raggi cosmici.

Un Papa rock

Papa Francesco Angelus

Papa Francesco oggi mi ha spiegato il valore della misericordia come nessuno, prima d’ora, era riuscito a fare. Lo ha fatto usando nel suo primo Angelus un linguaggio semplice eppure profondo. Perché si capisce che questo pontefice è tanto alla mano quanto abile: deve recuperare il rapporto coi cattolici senzienti messo in crisi da un predecessore antipatico e inadeguato e per questo ha scelto di giocare (con evidente successo) la carta dell’immediatezza, della fisicità, dell’informalità.
Come può non piacere un Papa che saluta con buongiorno e buonasera, che augura il buon pranzo ai fedeli, che fa un endorsement planetario al libro di un cardinale e poi ammette candidamente “non volevo fare pubblicità”?
Forse è proprio quello che ci voleva dopo il gelo di Ratzinger. Finalmente un Papa al passo coi tempi, che tiene d’occhio i mezzi di comunicazione e si impegna con internet, un Papa che parla braccio e che per il latino, come uno scolaretto, si lascia aiutare dal testo scritto.
Per quel che vale, la mia testimonianza è questa.
Corro sempre con la musica sparata nelle orecchie, oggi però mi sono goduto mezzoretta di Angelus e l’effetto è stato energizzante. Se un mese fa mi avessero detto che un giorno avrei consumato chilometri con la voce del Papa nelle orecchie, mi sarei fatto una risata o, al contrario, avrei temuto per la mia salute psichica.
Invece mi sono imbattuto in un Papa rock.