Ci sono voluti più di due anni, ma alla fine le indagini hanno prodotto un risultato. E’ stato identificato il killer mediatico che nel gennaio 2011 mi uccise sul web: ora è indagato per diffamazione. Un sicario scarso e alquanto stupido dato che la mia resurrezione avvenne entro poche ore e che le tracce da lui lasciate erano imbarazzanti proprio perché si tratta di una persona che per mestiere si occupa di web (non vorrei essere nei panni dei suoi clienti).
Come si intuì subito, costui aveva qualcosa in comune con una graziosa esponente del Pdl campano di cui avevo garbatamente parlato qualche mese prima. Ieri, dopo che il mio avvocato mi ha comunicato il nome dell’indagato (come da mio diritto), sono bastate un paio di ricerche sul web per capire chi è questo personaggio. Di più, al momento non posso dire. Però prometto di raccontarvela tutta, la storia, non appena gli atti saranno resi pubblici: ci sarà da divertirsi, ve lo assicuro.
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Notizia: non sono morto
Da qualche giorno, complice l’algoritmo di Google o più probabilmente la cronaca, si è acceso un nuovo dibattito su un vecchio post di questo blog in cui si parlava di quella strana propensione politica del centrodestra per le belle ragazze.
Qualche strano personaggio è entrato in modo virulento nella discussione e ha cercato di provocare il sottoscritto e i lettori. Ovviamente nessuno ha abboccato.
Nulla di strano fino a quando, ieri, mi sono accorto che qualcuno aveva stravolto la mia voce su Wikipedia scrivendo, tra l’altro che sono un attivista politico, che sono morto improvvisamente il 19 gennaio 2011 per un abuso di psicofarmaci o droghe e che, nonostante la mia dipartita, questo blog veniva aggiornato attivamente da una segreteria organizzativa che continuava a scrivere a mio nome per rispetto delle mie misteriose volontà.
Wikipedia ha ovviamente corretto la voce.
Tutti i dati relativi agli IP sono stati registrati.
Questa mattina sporgerò denuncia penale per diffamazione, non senza promuovere una causa civile per il risarcimento dei danni.
Ciliegina sulla torta: il pirata di Wikipedia è uno dei provocatori di cui sopra. L’IP lo incastra. Furbo, eh.