Papa Francesco oggi mi ha spiegato il valore della misericordia come nessuno, prima d’ora, era riuscito a fare. Lo ha fatto usando nel suo primo Angelus un linguaggio semplice eppure profondo. Perché si capisce che questo pontefice è tanto alla mano quanto abile: deve recuperare il rapporto coi cattolici senzienti messo in crisi da un predecessore antipatico e inadeguato e per questo ha scelto di giocare (con evidente successo) la carta dell’immediatezza, della fisicità, dell’informalità.
Come può non piacere un Papa che saluta con buongiorno e buonasera, che augura il buon pranzo ai fedeli, che fa un endorsement planetario al libro di un cardinale e poi ammette candidamente “non volevo fare pubblicità”?
Forse è proprio quello che ci voleva dopo il gelo di Ratzinger. Finalmente un Papa al passo coi tempi, che tiene d’occhio i mezzi di comunicazione e si impegna con internet, un Papa che parla braccio e che per il latino, come uno scolaretto, si lascia aiutare dal testo scritto.
Per quel che vale, la mia testimonianza è questa.
Corro sempre con la musica sparata nelle orecchie, oggi però mi sono goduto mezzoretta di Angelus e l’effetto è stato energizzante. Se un mese fa mi avessero detto che un giorno avrei consumato chilometri con la voce del Papa nelle orecchie, mi sarei fatto una risata o, al contrario, avrei temuto per la mia salute psichica.
Invece mi sono imbattuto in un Papa rock.