Altro che maggiordomo, il colpevole è l’economista

Sui media c’è un processo di semplificazione che in questo momento rischia di piallare le notizie rendendole tutte consone a una tesi: la crisi economica è alla base di tutto, omicidi, depressione, sparizioni, atti di follia, incidenti, suicidi.
E’ chiaro che qui nessuno si sogna di sminuire la gravità della situazione finanziaria del Paese e soprattutto delle famiglie italiane, ma il voler ricondurre forzatamente ogni evento straordinario e drammatico a un’unica causa, straordinaria e drammatica anch’essa, non dà ragione alla cronaca.
Stamattina ho visto un titolo emblematico sulla Nuova Sardegna: “Macellaio sparito, gli affari erano in crisi”. Ogni passo fuori misura, ogni comportamento anomalo viene insomma misurato col metro del conto bancario. Se sei in rosso e ti allontani da casa perché tua moglie detesta l’odore dei tuoi calzini, ti descriveranno subito come aspirante suicida. Se invece i soldi ce li hai e ti butti da un ponte perché tua moglie ti tradisce con un commercialista scriveranno che eri ossessionato dalle tasse. Non c’è più spazio per un ingiustificato atto di follia.

Investimenti

Qualche anno fa ho messo quattro soldi, ma proprio quattro, su un fondo d’investimento. Al consulente spiegai che mi bastava tenere quella cifra lontano dal conto corrente per evitare che le mie mani bucate la dissipassero in un fiat. Mi furono fatte firmare carte, mi furono impartite lezioni di macroeconomia, fui rassicurato e anzi blandito: era la migliore scelta che potessi fare.
Effettivamente subito dopo mi sentii risollevato: non avevo più la disponibilità di quei soldi e ogni tentazione era allontanata.
Ovviamente di tutta quella valanga di promesse di guadagno non una sola corrispondeva a realtà: ma non mi ero fatto illusioni.
Quello che mi fa imbestialire è che ogni anno la società che gestisce questo fondo mi manda un plico identificato ottimisticamente come “estratto conto”. Cinquantasette pagine zeppe di grafici, previsioni, stime, proiezioni al 2025 e più avanti ancora. E della mia situazione personale non si capisce un tubo. E non credo che basti una laurea in economia per decrittare un paio di dati utili. Tutto quello che è scritto su quelle pagine svolge una funzione elementare e criminale: confondere le idee. Continua a leggere Investimenti

Arbitri parziali

Finalmente qualcuno sta seriamente pensando di togliersi la pistola dalla tempia.

Un obbligo

Fino a qualche settimana fa c’era un tale che diceva, ridacchiando in tv, che tutto era a posto, che i ristoranti erano pieni e che di grave c’era solo il pessimismo della sinistra.
Da oggi siamo ufficialmente in recessione.
Quindi dare dell’impostore a quel tale diventa un obbligo civile.

La crisi italiana e il fattore Minetti

Il problema dell’economia italiana sembra essere esclusivamente il mercato del lavoro. Come se una maggiore libertà di licenziare fosse cruciale per le sorti della nostra economia.
Ovviamente, e per fortuna, non ci crede nessuno. Però è molto pericoloso che un governo tecnico – ergo di emergenza – cerchi di mettere le mani dove un governo eletto si è/è stato fermato.
Perché, a pensarci bene, la gestione dell’emergenza non prevede stravolgimenti epocali quando si è in presenza di sprechi conclamati. Che, lo sanno anche i marciapiedi, coinvolgono il palazzo e i suoi inquilini.
Quindi prima di curarsi del metalmeccanico cominciamo col dire – senza peli sulla lingua – che un Trota Bossi o una Nicole Minetti non possono guadagnare impunemente oltre diecimila euro al mese, benefit esclusi. Non è una questione di tassazione, ma di decenza. Un paese civile, dove il cielo non sta al posto della terra e viceversa, non può sopportare che due inetti, in virtù di amicizie o parentele, godano di privilegi immeritati. Qualche stolto dirà: è la legge della democrazia. Stupidaggini: è la legge elettorale italiana, figlia del nepotismo e madre della corruzione, a generare simili aborti.
Quindi quando un governo, tecnico o meno, decide che la soluzione di un problema passa attraverso il deretano di un operaio o di un impiegato è giusto interrogarsi su quel che si sta tralasciando.
Il culo degli altri è la destinazione ideale delle aspettative di una società che ha bocca e non voce, forza e non attributi. Una società di ipocriti. La società di Trota Bossi e di Nicole Minetti al governo.

Manovra di sicurezza

Il ministro Passera rassicura: non ci sarà un’altra manovra, almeno a breve. Dato che si dice “manovra” e si legge “tasse” è confortante constatare un minimo di realismo nell’esponente del governo Monti. In quest’Italia che si è scoperta votata ai sacrifici, infatti, si è arrivati al limite: il ceto medio, quello che le tasse le ha sempre pagate, è candidato in blocco alla retrocessione nel limbo della semipovertà. Chiedere nuove tasse d’ora in poi sarà come accendere un cerino accanto a una miccia. E in un paese di poveri le detonazioni sono molto più pericolose.
Escludere un’altra manovra quindi è una scelta che nulla ha a che fare con la politica e l’economia, ma la pubblica sicurezza.

La crisi invisibile

E ora ci vogliono rincoglionire con un nuovo slogan: “La crisi non è visibile”. Berlusconi e, inopinatamente, l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo tentano di spostare l’asse del problema. Non è vero che la gente soffre per colpa della crisi economica perché i ristoranti sono pieni, quindi smettiamola di diffondere pessimismo e, a che ci siamo, cerchiamo di essere più sobri.
Una simile visione dell’Italia sarebbe archiviabile come fantascientifica se non fossimo con le pezze al culo e se non ci fossero di mezzo un premier e un cardinale. Persone diverse per costumi, almeno si spera, ma identiche per filosofia di benaltrismo. Dal convergere delle loro tesi scaturisce infatti un’idea surreale di questo Paese devastato dall’incuria e affamato. Certo, ci saranno anche i ristoranti pieni (io li trovo spesso vuoti, sarò sfigato), ma bisogna vedere quali sono e chi li frequenta. Fare statistica col sentito dire è ridicolo, a certi livelli diventa irritante, in certi periodi è sicuramente pericoloso.

P.S.
Ma ‘sto cardinale che ne sa di ristoranti e pizzerie?

Il governo degli ignoranti

Tra pernacchie, parolacce e diti medi alzati, il ministro Bossi invoca la rivoluzione in difesa delle pensioni.
Quando assisto a certe performances del lumbard penso che un bell’esperimento sarebbe quello di costringerlo a rispondere a domande tipo: cos’è il Pil? Qual è il participio passato di risparmiare? Cosa significa la sigla Cgil? Il Grande Fratello esisteva prima della Endemol?
Roba da cultura generale, insomma, tanto per osservare la tridimensionalità del personaggio. Perché, gira e rigira, il problema è sempre quello: l’ignoranza.
Cosa volete che possa mai inventare per il bene del Paese uno che non sa nulla di nulla? Continua a leggere Il governo degli ignoranti

Confusione

Se cercavate una foto per raccontare, per simboli, la confusione del governo italiano in tema di politica economica e non solo, eccovela. L’ha scattata Gaetano Bognanni qualche sera fa a Shangai.

Parlate al manovratore

Suggerimenti per la manovra finanziaria.

Sovrattassa sui tacchi a spillo usurati. Si paga a consumo. Conseguente aumento dell’iva su stuoie e tappeti.

Condono tombale sulle minchiate sparate nell’esercizio delle proprie funzioni.

Una tantum per i sollevatori di cocktail professionisti. Si paga a seconda della lunghezza del bicchiere. Divieto di rottamazione per i flute.

Imposta sulla coerenza. Ma l’Europa è pronta a bocciarla perché il gettito previsto è irrisorio.

Carcere a vita per i magistrati che non allegano alla dichiarazione dei redditi la tessera del Pdl. Con conseguente equiparazione dell’evasione fiscale all’evasione e basta.

Sgravi fiscali per le escort: basterà una semplice dichiarazione di parentela con un capo di Stato straniero. E per venire incontro alle necessità dei meno abbienti, la semplice amante sarà detraibile.