La crisi italiana e il fattore Minetti

Il problema dell’economia italiana sembra essere esclusivamente il mercato del lavoro. Come se una maggiore libertà di licenziare fosse cruciale per le sorti della nostra economia.
Ovviamente, e per fortuna, non ci crede nessuno. Però è molto pericoloso che un governo tecnico – ergo di emergenza – cerchi di mettere le mani dove un governo eletto si è/è stato fermato.
Perché, a pensarci bene, la gestione dell’emergenza non prevede stravolgimenti epocali quando si è in presenza di sprechi conclamati. Che, lo sanno anche i marciapiedi, coinvolgono il palazzo e i suoi inquilini.
Quindi prima di curarsi del metalmeccanico cominciamo col dire – senza peli sulla lingua – che un Trota Bossi o una Nicole Minetti non possono guadagnare impunemente oltre diecimila euro al mese, benefit esclusi. Non è una questione di tassazione, ma di decenza. Un paese civile, dove il cielo non sta al posto della terra e viceversa, non può sopportare che due inetti, in virtù di amicizie o parentele, godano di privilegi immeritati. Qualche stolto dirà: è la legge della democrazia. Stupidaggini: è la legge elettorale italiana, figlia del nepotismo e madre della corruzione, a generare simili aborti.
Quindi quando un governo, tecnico o meno, decide che la soluzione di un problema passa attraverso il deretano di un operaio o di un impiegato è giusto interrogarsi su quel che si sta tralasciando.
Il culo degli altri è la destinazione ideale delle aspettative di una società che ha bocca e non voce, forza e non attributi. Una società di ipocriti. La società di Trota Bossi e di Nicole Minetti al governo.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Un commento su “La crisi italiana e il fattore Minetti”

  1. Questo governo – che io ho accolto con un sospiro di sollievo e dal quale non mi aspetto certo che possa far tutto al meglio e subito – sembra però deciso a compiere una serie di passi falsi. Il più evidente e impopolare dei quali è (fatto salvo che si sia tutti coscienti della gravità ed emergenza del momento) il continuare a trattare con riguardo le situazioni “scomode” di potenti e privilegiati e rivolgersi disinvoltamente a quelli più facilmente accessibili.
    Mi aspettavo che le bastonate sarebbero state inframmezzate da una serie di misure soddisfacenti, magari popolari, ma anche utili: l’ici della chiesa, le frequenze televisive (discusse con molta più delicatezza delle pensioni), l’evasione fiscale di grosso cabotaggio, i costi e i privilegi della politica… c’è solo l’imbarazzo della scelta. Invece ci si concentra sempre dalla stessa parte, anche in casi dove non sembra strettamente necessario e urgente.
    Ho capito che si promette che alle frustate faranno seguito anche le carote ma, se non si alternano le une alle altre, i cavalli, al momento giusto, rischiano di essere già defunti o irrecuperabilmente incattiviti.

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