Solo lui?

Il settimanale Chi comunica che Mauro Marin, vincitore del Grande Fratello 10, ha gravi problemi psichici.
A quando un’inchiesta a tappeto sugli altri concorrenti di tutte le edizioni?

Costanzo, sciò!

di Abbattiamo i termosifoni

Guardo in diretta (o registro) ogni sera su Rai Uno “Notti mondiali”, un programma di commento sul calcio condotto da Jacopo Volpi. In uno studio di Roma, gestito dalla giornalista Paola Ferrari e collegato con quello principale di Johannesburg, spadroneggia Maurizio Costanzo. Spadroneggia, sì, perché da ospite che era, al fianco di Giampiero Galeazzi, nel giro di un paio di puntate è diventato il capoccia. Così:
– qualsiasi domanda la Ferrari faccia a Galeazzi, risponde il tricheco di Mediaset (e ieri finalmente Galeazzi, stufo della costante ingerenza, gli ha ribattuto in modo acido);
– se ha due minuti a disposizione per bofonchiare le sue amenità, ne arraffa una dozzina costringendo poi Volpi e compagni a correre con commenti e servizi;
– legge poesie fuori luogo, anche quando una traduttrice affianca l’ambasciatrice del Sudafrica che non capisce un emerito, perché tradurre una poesia di corsa è proprio arduo;
– interrompe chiunque e si sovrappone pure a Dio in terra, anche passando la parola agli ospiti quando gli pare, come se a condurre fosse lui;
– si lamenta di sentire un sottofondo musicale come tappeto dei suoi interventi (motivetto che nessun altro percepisce) e fa un cazziatone al basito Volpi;
– è artefice (a parer mio, perché altrimenti non me lo spiego) della comparsa in studio di ospiti di provenienza mediasettiana che col calcio nulla hanno a che fare: finora Rossella Brescia o un comicastro di nome Dado, che viene da Zelig e per di più canta;
– fa delle interviste on the road ai tifosi stranieri insieme a Galeazzi impedendo a quest’ultimo di porre qualunque domanda o di ascoltare qualunque risposta, perché le domande sue e i tifosi suoi devono avere sempre la meglio;
– l’ho beccato che si scaccola, tossisce, si presenta con la sciarpa di lana, si lamenta della sciatica.
Dato che lo paghiamo, non sarebbe meglio sobbarcarci l’onere della retta mensile di una casa di riposo? Con buona pace anche della sua invadenza senile.

Repetita iuvant

Finalmente Aldo Grasso dice la sua su una nostra affezionata cliente, Monica Setta. E dice qualcosa di straordinariamente simile a ciò che abbiamo più volte scritto da queste parti.

Almeno da morto

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Gary Coleman ci ha lasciati. Dovrei precisare che Coleman era Arnold, il piccolo afroamericano che ha fatto sorridere e piangere molti di noi nella serie televisiva degli anni ottanta “Different Strokes” (in Italia tradotto variamente come “Harlem contro Manhattan” e “Il mio amico Arnold”).
Ma a questo ci pensano già giornali e telegiornali con i soliti e vari “Addio Arnold”, “Il piccolo grande Arnold”, “Ciao, Arnold”. Un luogo comune dei media che mi suona indigesto, come l’abusato “angelo volato in cielo” che accompagna quasi tutte le cronache tv (e non) che riguardano vittime minorenni di abusi, omicidi e incidenti. E’ tuttavia noto che al signor Coleman, come a molti dei giovani protagonisti della serie, la fama di “Different Strokes” non ha reso un buon servizio, tra deragliamenti esistenziali, crimini e persino un suicidio. Detto questo, mi viene da pensare che il signor Coleman di Arnold non ne potesse più: al punto da aver aggredito un’anziana fan che, sotto le vesti di posteggiatore di un’area commerciale (ultimo lavoro conosciuto di Coleman), aveva avuto il torto di riconoscere il piccolo, tenero Arnold. Così, lancio un appello. Almeno da morto, risparmiategli Arnold. Chiamatelo Gary.

Tele Austerity

Santoro attacca Vespa che a sua volta attacca Santoro e attacca Gramellini e Fazio che lo avevano attaccato. Tutto in diretta. Così la telerissa, il genere più in voga e redditizio, si adegua alla fase di austerity. Non c’è più bisogno di ospiti e scenografie. Basta una camera fissa sul volto del conduttore e uno di passaggio che prema il tasto on.

La vera Monica Setta

La verità sul giornalismo (quindi sui fatti) è solo quella che arriva dalla satira.

Grazie a Giacomo Cacciatore.

Busi e abusi

Tutto mi aspettavo nella mia vita, tranne che sentire quattro parole sensate in un reality.

Aggiornamento. Il video è qui e offre molti spunti di riflessione.

P.S.
Ad onor del vero non le ho ascoltate, ma lette. Però mi ritengo soddisfatto (e sorpreso) lo stesso.

Presi per il culatello

Il blocco dei talk show per precauzioni elettorali sarebbe una cosa ridicola se fosse solo una tipica questione di lana caprina italica. Invece sul web c’è ormai un bel palinsesto che va dal Corriere a Repubblica, con editorialisti, anchorman e direttori che parlano di tutto ciò che è “proibito”, cioè dell’arroganza (penale?) del premier, della abnegazione dei suoi cortigiani e del suo personalissimo sistema di potere: badate bene, cose utili da sapere quando si avvicina una consultazione elettorale. Quel che è uscito dalla porta (tv) è rientrato dalla finestra (internet).
La questione transita quindi dal ridicolo all’irritante, come irritante è qualunque tentativo di prendere per il culo gli spettatori paganti. Perché noi abbonati alla Rai – ovvero noi che versiamo il pizzo alla Rai – non abbiamo avuto alcuno sconto sul canone: quindi non ci piace che ci tolgano i programmi come se niente fosse.
Se dal salumiere io pago un etto e mezzo di culatello, voglio il culatello e non accetto che mi si dia invece il salame Napoli né che si truffi sul peso. Ma i salumieri generalmente sono persone serie.

Dottore

Perché in tv e sui giornali i magistrati sono gli unici ai quali gli intervistatori si rivolgono chiamandoli “dottore”?
Ho visto Nobel chiamati per cognome e medici chiamati genericamente con un “senta”…

Danno zero

Non potendo addomesticare un programma, hanno messo in onda un film con attori addomesticati.