Raffinate strategie elettorali

In Sicilia c’è un governo regionale morente. Il problema è che prima di esalare l’ultimo respiro questo governo sta facendo incetta di nomine, che non è esattamente ciò che uno si aspetta da un moribondo (onesto).
Uno dei premiati, neo assessore al Territorio, oltre a essere stato un candidato a sindaco di dubbio successo, alle passate elezioni regionali si faceva pubblicità come vedete nella foto. Così, tanto per dire.
La foto proviene da qui.

La consulente

Stralcio da “Il curriculum della consulente iscritta al club degli editori”,  su Repubblica-Palermo, oggi.

A volerli cercare nel suo curriculum, gli elementi per sorridere della nomina di Saveria Attaguile a consulente esterno dell’assessore regionale alle Risorse agricole Elio D’Antrassi ci sarebbero tutti. Perché, a parte i meriti della signora – avvocato trentaquattrenne – e la sua struttura professionale dignitosa ma non da luminare, non ci si può dimenticare che i dettagli sono come i gradini disegnati da un architetto ubriaco: a distrarsi ci si inciampa vistosamente. Continua a leggere La consulente

Il crimine normale

Uno pensa che la consegna di una tangente sia un momento cruciale, avvolto in qualche modo da una certa teatralità: il reato in fondo è un atto che fa parte di una messinscena.
Però ascoltando l’intercettazione pubblicata da S e Livesicilia, si rimane spiazzati.
La vicenda è quella, nota, della mazzetta sui subappalti per il fotovoltaico che ha portato in carcere il deputato regionale del Pd Gaspare Vitrano e l’ingegnere Piergiorgio Ingrassia. I due, nel documento audio, sono con l’imprenditore che consegna la tangente. I dialoghi sono sereni, non c’è traccia di alcuna clandestinità, quasi a convincersi tutti che si sta facendo la cosa giusta. L’ingegnere spiega e rassicura, l’imprenditore paga e si scusa del ritardo, il deputato incassa e non conta i soldi. Tutto come se si stesse sbrigando una normale pratica. Il crimine commesso in relax è allarmante perché tradisce abitudine, familiarità con ciò che è profondamente sbagliato. Per questo suscita più indignazione: il tangentista sorridente ha l’aggravante di una consapevolezza drogata, “io valgo più di ogni altro e me ne fotto”. Invece è vero soltanto che se ne fotte.

Santo quasi subito

Qui si dice che Raffaele Lombardo è un ottimo governatore perché non abbandona mai gli amici, perché la sua segreteria si ricorda degli onomastici di quelli che (per lui?) contano, perché lavora molto, perché non bacia nessuno nelle sue stanze (chissà all’aperto), perché non ispira “sentimenti neutri”, perché è capace come nessuno di rinascere dalle proprie ceneri.

Cambio


Ve la faccio breve perché so che la politica regionale primeggia su quella romana/nazionale solo perché riesce a far annoiare pure i mattoni.
In Sicilia il presidente Raffaele Lombardo ha cambiato la formazione e, quel che è peggio, il programma di governo. Non è la prima volta, nemmeno la seconda, e manco la terza…
Non ho fatto il tifo per lui né simpatizzo per la coalizione che lo ha sostenuto, però le leggi della democrazia hanno una sola controindicazione: se non rispettate, fanno incazzare quello che in un tempo ormai dimenticato si chiamava popolo.
Al posto di tutti quelli che hanno votato Pdl, o Forza Italia o Meno Male che Silvio c’è, al posto dei rassegnati del Pd, al posto degli enigmatici dell’Udc (l’Udc ha sempre un qualcosa di misterioso nel suo perpetuarsi), al posto dei commensali di Micciché  e degli apostoli di Fini mi arrabbierei davvero.
Il patto elettorale è una delle certezze sulle quali si regge la speranza di chi va a votare, una specie di buono benzina, un buono pasto, un rimborso per il disturbo di andare a cercare il certificato, ritardare il pranzo dai parenti, recarsi al seggio, sopportare la faccia cerea degli scrutatori, segnare qualche ics con una matita spuntata e tornare alla vita normale con l’illusione di aver appena compiuto un atto rivoluzionario.
Chi lo tradisce, fino a prova contraria, è un miserabile.

Quarantasettenni nel mondo, unitevi

C’è un superburocrate della regione siciliana che è andato in pensione a 47 anni usufruendo di una legge che consente grandi agevolazioni se si deve assistere un genitore che ha problemi di salute.
Bene, direte: finalmente si è potuto dedicare al padre malato.
Purtroppo il superburocrate, poco dopo essere andato in pensione, (gli spettano una decina di migliaia di euro al mese) è diventato assessore regionale all’Energia. L’assessore Pier Carmelo Russo.
Bene, direte: e suo padre?
Tranquilli, è vivo per fortuna.
Bene, direte: ma Russo non aveva goduto di un privilegio proprio per stare vicino al papà?
Sì, ma quando la politica chiama…
Bene, direte: l’assessore si sarà giustificato, avrà fatto in modo da fugare ogni dubbio sulle sue manovre.
No, anzi ha querelato chi gli ha fatto notare che non è bello stare con due piedi in una scarpa, specie quando le scarpe sono pagate dai contribuenti.

La reazione rabbiosa di un rappresentante pubblico davanti a chi lo becca con le mani nella marmellata è quanto di più irritante si possa trovare nel panorama di una politica nuova che nasce già vetusta. Quel che l’assessore Pier Carmelo Russo dimentica – o peggio ignora – è che chi gli paga lo stipendio (in questo caso doppio) è legittimato a chiedere, insistere e a pretendere che lui risponda con solerzia e puntualità.
Ad esempio io, che sono un suo datore di lavoro (e che non campo grazie a nessun soldino pubblico), vorrei sapere se Russo non ritiene di dover spiegare questo suo singolarissimo status. Come mai da burocrate regionale non aveva il tempo di assistere suo padre e da assessore regionale invece il tempo lo trova? Assessore, non mi costringa a pensar male, la politica è faticosa si sa.
Però spieghi, racconti. Glielo chiede un suo coetaneo (47 anni a gennaio) che ancora dovrà lavorare una ventina d’anni per la pensione. Mia e sua.

Vergognarsi un po’

Raffaele Lombardo ha chiesto 50 mila euro di risarcimento al mensile S. E’ un ulteriore esercizio dell’arte della querela, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa.
Quando il potente si muove contro il controllore, cercando di schiacciarlo con un’azione legale pagata dai contribuenti, c’è sempre da allarmarsi. Nella fattispecie la richiesta non è simbolicamente astronomica, ma realisticamente mirata ad azzoppare un mensile che fa ottima cronaca.
Spero che Lombardo trovi il tempo per vergognarsi un po’.

Lombardo e il libro mastro

Torna a galla la vecchia storia del “libro mastro” delle raccomandazioni di Raffaele Lombardo.
La notizia è che non c’è nulla di nuovo, sempre dello stesso elenco del 2008 si tratta.
Solo che qualche giorno fa, durante la sua pièce all’Ars, il governatore ha detto: “Non ho mai accettato raccomandazioni”.
Frase molto impegnativa per un politico. E non perché non esistano politici virtuosi, ma per via della stessa natura del rapporto tra elettore ed eletto, alle nostre latitudini: è molto raro che l’appoggio e la protezione per qualcuno restino distanti dal mercato dei voti. C’è chi si muove sui binari della legalità e chi deraglia. Chi stempera tutto in un generico “interessamento” e chi mette mano al portafogli. Chi ha la volontà di risolvere casi umani e chi ha una propensione per i casini disumani.
Siccome Lombardo è un pesce di questo mare, dovrebbe stare più attento a dichiarare. Le reti della cronaca non hanno maglie larghe.

Metti che Lombardo…

Dunque Raffaele Lombardo oggi pomeriggio sarà chiamato a rispondere, oltre che della propria integrità morale, soprattutto della propria arte di comunicatore. Un’arte della quale, a dire il vero, finora non si è dimostrato pratico. Ma gli uomini sono anche gli eventi che innescano e la promessa di fare nomi e cognomi in tema di mafia e politica è una discreta trovata per rilanciarsi mentre si è incudine sotto il martello della giustizia.
Analizziamo in breve quali sono gli scenari.
1)    Lombardo va in aula e fa realmente i nomi. Domande spontanee. Perché non li ha fatti prima? Perché ha aspettato di essere indagato per concorso esterno in mafia per dire quello che sapeva? Parla forse per ritorsione?
2)    Lombardo va in aula e parla in lombardese. Non fa i nomi, ma lascia intendere di sapere più di quanto molti altri sappiano. Domande spontanee. Uno come lui, nella scomoda posizione di indagato, si mette a fare il furbetto, quello che manda a dire, come un qualunque picciotto col pepe nel posteriore? E poi questi messaggi non si affidano solitamente alle vie private, tramite gli amici degli amici?
3)    Lombardo va in aula e racconta la favola dei nomi fatti alla magistratura e solo alla magistratura. Domande spontanee. Perché ci ha fatto perdere tempo? Non era meglio dedicare la seduta dell’Ars alle solite leggi per pochi nell’indifferenza di molti? Stai a vedere che Cascio ci aveva visto giusto?
4)    Lombardo non va in aula. Domande spontanee. A che ora lo sono andati a prendere? Per le arance da portare, meglio tarocchi o brasiliane?

Qui la diretta.

La terra dei cannoli

Pare che anche il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo abbia qualche noia con la giustizia.