Privilegi, promesse e gattini ciechi

soldi pubblici

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Sappiamo tutti che la fretta è cattiva consigliera, ma all’Ars lo sanno meglio di noi. Perché con la premura non si risolve un bel niente e anzi muovendosi con troppa rapidità si rischia di fare danni. Soprattutto quando si tratta di soldi.
Fresco di elezione, il governatore Rosario Crocetta aveva posizionato la ciliegina sulla torta delle promesse davanti alle telecamere di Servizio Pubblico: “Voglio dimezzare gli stipendi dei parlamentari. Diranno di no? Allora ce ne andiamo tutti a casa”. E dato che una ciliegia tira l’altra, aveva aggiunto: “Mi dimetto se fra tre mesi si continuerà a parlare sempre degli stessi sprechi”. Continua a leggere Privilegi, promesse e gattini ciechi

La crociata di Crocetta e la croce del Pd

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Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Se tutto si potesse risolvere con una battuta sarebbe il caso di ricordare a Rosario Crocetta che con la forza che si ritrova, il Megafono non serve proprio: a voce nuda il governatore ha arringato, blandito, ammonito, promesso e minacciato quanto basta per gettare il Pd nel panico. Ma siccome questa è una storia di paradossi, e in terra di Sicilia i paradossi sono i semi delle mezze verità, è bene risparmiare sull’ironia e andare al sodo.
Certo, è difficile trattenere un sorriso al pensiero che questo Pd dialogava serenamente con un governatore come Raffaele Lombardo, uno che ufficialmente avrebbe dovuto essere un avversario politico, e invece ora è in rotta di collisione con Crocetta, uno che ufficialmente dovrebbe essere un dirigente del partito.
Il governatore è accusato di bigamia politica: o noi o il Megafono, strillano oggi dal Pd facendo finta di dimenticare che alle ultime Regionali il movimento di Crocetta ha avuto un certo peso nel successo elettorale della grande famiglia democratica. Continua a leggere La crociata di Crocetta e la croce del Pd

Finalmente qualcosa di veramente valdostano

Tra le pieghe di molti misteri della società Sicilia e-Servizi, che doveva informatizzare la Regione Siciliana e invece è diventata un’immensa macchina mangiasoldi, c’è anche uno strano provvedimento che ha spostato in Val d’Aosta tutti i dati informatici della Regione. Non a caso il nuovo commissario della società è Antonio Ingroia.

Fondi pubblici e vizi privati

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Negli anni Novanta le cronache giudiziarie siciliane si trovarono alle prese con un termine nuovo: infungibilità. Erano i tempi delle sciabole corrusche che decapitavano, uno dopo l’altro, i protagonisti di Sanitopoli, responsabili di gravi casi di corruzione ai danni del sistema sanitario pubblico. Allora, uno dei metodi più diffusi per pilotare una gara per l’acquisto di un costoso macchinario era quello di dichiararne l’infungibilità, cioè l’insostituibilità assoluta per valore e caratteristiche tecniche. Si scoprì che con questo trucco schiere di primari si erano fatti i soldi grazie alle tangenti riscosse dai fornitori. Dopo le inchieste della magistratura fu chiaro che le norme andavano cambiate e che l’amministrazione pubblica doveva darsi una mossa in tema di controlli.
Vent’anni dopo scopriamo che la nuova frontiera del malaffare è ancora basata in parte sul concetto di infungibilità, stavolta allargato a un intero ente, come se fosse un’unica grande cosa insostituibile e quindi preziosa. Continua a leggere Fondi pubblici e vizi privati

Chi fermerà la musica (e chi la pagherà)

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Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Forse da oggi non ci saranno più gli impresari dietro la porta dell’assessore regionale al Turismo Michela Stancheris. Forse da oggi la Regione metterà finalmente mano al groviglio di contributi elargiti a piccoli e grandi organizzatori di concerti. Di certo l’operazione non è semplice e priva di rischi, perché ridurre le spese non è come chiudere un rubinetto. In più c’è di mezzo la musica “pubblica”, quella che ha vissuto grazie alle mammelle istituzionali, che è campo ricco di luoghi comuni e povero di trasparenza. E soprattutto c’è il pentolone della crisi all’interno del quale vengono cacciate istanze, materie, necessità diverse e bollite tutte allo stesso modo, seguendo cioè la ricetta del risparmio a ogni costo: un metodo che non tiene conto dei diversi ingredienti e che generalmente non produce niente di buono.
Materia complessa, la gestione della musica in Sicilia. Per cercare di capirci qualcosa può essere utile tornare indietro nel tempo. Continua a leggere Chi fermerà la musica (e chi la pagherà)

L’interventismo di Crocetta

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Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

La macchina pubblica pulita è bellissima. Il governatore Rosario Crocetta ha deciso di stanare i fannulloni, i parassiti e i disonesti dagli uffici regionali ed ha avviato da mesi una rotazione di personale per evitare incrostazioni e tagliare pericolose sacche di privilegio. Solo che adesso molti uffici si ritrovano paralizzati perché sguarniti o pieni di lavoratori non idonei.
Quindi sì, la macchina pubblica pulita è bellissima, a patto che funzioni però.
La situazione di stallo che rischia di offuscare sul piano amministrativo quello che in politica viene celebrato come “modello Sicilia”, è frutto di una lodevole intenzione e di un’ingenua presunzione. Da un lato la smania interventista di Crocetta è un importante segno di cambiamento nella terra dell’indolenza: lui boccia, solleva, smuove, accusa, trita, mozza, cambia, scaraventa in presa diretta laddove prima si manovrava silenziosamente e si tramava nell’ombra. Continua a leggere L’interventismo di Crocetta

Crocardo o Lombetta

Oggi, su diPalermo, Giuseppe Giglio spiega con un fotomontaggio uno scenario politico della Regione siciliana meglio di quanto avrei fatto io con migliaia di parole.

Politici ben messi nel web

 

Ci vorrebbe un amico

Grazie a Vincenzo Marannano.

No, però

Ci sono due parole che possono riassumere la personalità e i progetti del procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo, Antonio Ingroia. Sono: “No, però” scritte così, in un’unica frase e separate da una virgola. 
È un metodo efficace, quello del magistrato siciliano. Negare pur lasciando una possibilità, chiudere pur lasciando uno spiraglio. E far passare concetti importanti attraverso piccole frasi smorzate ad arte, ma non per questo depotenziati.
Senza mettere in dubbio le qualità professionali di Ingroia, va ribadito l’antico concetto della specializzazione. Un buon giudice non è necessariamente un buon giornalista (Ingroia è adesso un mio collega), né un buon politico, né un buon cuoco, e via discorrendo.
Quando lo hanno tirato in ballo per un’eventuale candidatura per la presidenza della Regione siciliana, lui ha tirato fuori l’immancabile “No, però”, rinviando a una maggiore convergenza di forze politiche sul suo nome. Esattamente il sistema utilizzato in molte interviste che hanno a che fare con le sue inchieste. Una cosa tipo: non posso dire niente, però dico questo, questo e quest’altro (lo ha fatto notare anche Pigi Battista, qualche mese fa sul Corriere).
Qualcuno può inquadrare questo atteggiamento in un’ottica di prudenza, personalmente preferisco un “sì” o un “no” secchi. Specialmente quando si parla di politica.