Rifiuti ed emergenze

Il governatore Raffaele Lombardo è stato nominato commissario per l’emergenza rifiuti in Sicilia. Fondamentalmente dovrà occuparsi di come smaltire Cammarata.

Amici di Silvio

Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, dice sul suo blog:

Penso che, piuttosto che da eventuali cricche legate ad affittopoli, Silvio Berlusconi sia circondato da cricche politiche che lo hanno allontanato dai suoi veri amici. (…) Questi cattivi consiglieri lo hanno allontanato da coloro che gli hanno voluto bene.

Suggerisco una chiave di lettura.
Dato che a causa di certi amici degli amici ha passato qualche guaio, ora il premier solidarizza con i nemici degli amici.

Arresto o non arresto?

La Repubblica annuncia la richiesta di arresto del governatore della Sicilia Raffaele Lombardo. La Procura della Repubblica di Catania smentisce.

Non ci sono più le sane fughe di notizie di una volta.

Il rinnovamento di Lombardo

Il presidente della Regione Raffaele Lombardo tuona dal suo blog.

Oggi, per chi crede e vuole realmente il cambiamento c’è una sola strada: quella del sostegno all’azione coraggiosa di questo governo!

Cioè o mangiate questa minestra o vi butto dalla finestra. E, badate bene, non si tratta di una forzatura. Lombardo spiega chiaramente il suo concetto di democrazia.

Non faremo nessun accordo con i politici che si oppongono al rinnovamento e tuteleremo l’immagine dell’istituzione nei confronti dei giornalisti che abbandoneranno la missione dell’informazione per indossare gli abiti della calunnia e della diffamazione specie se “sottile” ed insinuante.

Indicare astrattamente il “rinnovamento” come pilastro programmatico significa spacciare un sofisma per una verità oggettiva. Dietro il “rinnovamento” può esserci qualunque cosa, e non automaticamente bella, buona, conveniente.
Ma per il governatore la migliore democrazia è quella che lui elargisce, i migliori accordi sono quelli che lui stipula, il migliore futuro è quello che lui prepara. I giornalisti e la popolazione tutta stiano attenti: la tutela dell’istituzione, Lombardo la fa non da politico soggetto alle umane critiche, ma da semidio con avvocati pagati da tutti noi (anche da quelli che lo criticano quindi).
Magistrale è poi il ruggito contro le insinuazioni, accompagnato a sua volta da un’insinuazione grossolana: quel sottile tra virgolette richiama il nome di Giuseppe Sottile, autore dell’articolo che ha fatto perdere le staffe al governatore.
Insomma chi non è con Lombardo è contro la Sicilia, augh, amen e zumpappà.
Nulla fermerà la grande campagna per dar seguito alla “voglia vera dei siciliani” di rompere col passato.
Anche se il condottiero supremo è all’Ars da 24 anni.

Presidente, posso patteggiare una risata?

Vergognarsi un po’

Raffaele Lombardo ha chiesto 50 mila euro di risarcimento al mensile S. E’ un ulteriore esercizio dell’arte della querela, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa.
Quando il potente si muove contro il controllore, cercando di schiacciarlo con un’azione legale pagata dai contribuenti, c’è sempre da allarmarsi. Nella fattispecie la richiesta non è simbolicamente astronomica, ma realisticamente mirata ad azzoppare un mensile che fa ottima cronaca.
Spero che Lombardo trovi il tempo per vergognarsi un po’.

Effettivamente

Pare che domenica scorsa a Palermo una cerimonia di cresima con centinaia di persone sia stata rinviata di mezzora per attendere l’arrivo dei più illustre degli invitati, il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo.
Pare che a Lombardo sia stato riservato un posto in prima fila.
Pare che il prete gli abbia dedicato l’omelia, per compattare il gregge di Dio attorno all’uomo ingiustamente accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Lombardo ha replicato duramente spiegando:
1)    Di essere effettivamente andato alla cresima.
2)    Di essere effettivamente arrivato qualche minuto prima dell’inizio della cerimonia.
3)    Di aver avuto effettivamente un posto in prima fila.
4)    Di aver effettivamente ascoltato un’omelia nella quale si parlava di lui.

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Lombardo e il libro mastro

Torna a galla la vecchia storia del “libro mastro” delle raccomandazioni di Raffaele Lombardo.
La notizia è che non c’è nulla di nuovo, sempre dello stesso elenco del 2008 si tratta.
Solo che qualche giorno fa, durante la sua pièce all’Ars, il governatore ha detto: “Non ho mai accettato raccomandazioni”.
Frase molto impegnativa per un politico. E non perché non esistano politici virtuosi, ma per via della stessa natura del rapporto tra elettore ed eletto, alle nostre latitudini: è molto raro che l’appoggio e la protezione per qualcuno restino distanti dal mercato dei voti. C’è chi si muove sui binari della legalità e chi deraglia. Chi stempera tutto in un generico “interessamento” e chi mette mano al portafogli. Chi ha la volontà di risolvere casi umani e chi ha una propensione per i casini disumani.
Siccome Lombardo è un pesce di questo mare, dovrebbe stare più attento a dichiarare. Le reti della cronaca non hanno maglie larghe.

Lombardo e il lombardo


Senza i nomi, il discorso è risultato floscio. Raffaele Lombardo ha deluso le aspettative di chi voleva i fuochi d’artificio, e sull’arena ha lasciato solo quattro fiammiferi bruciacchiati.
La partenza è stata da sbadiglio. “Non ho ancora ricevuto un avviso di garanzia”, ha tuonato. Persino l’ultimo degli studenti di giurisprudenza sa che quando c’è di mezzo un’accusa di mafia, le procedure a tutela dell’indagato possono non essere quelle ordinarie.
Poi il governatore ha intonato un refrain berlusconiano: “Questo governo ha dato i veri colpi alla mafia”. Altro sbadiglio.
La ricostruzione di un complotto universale contro lui e i suoi assessori ha impegnato tutto il resto della pièce. In pratica, Giuseppe Firrarello e Franco Viviano, i vertici di Repubblica e quelli dei Ros, il boss Santapaola e Salvatore Torrisi (suo avversario politico del Pdl), Braccobaldo e la Banda Bassotti sarebbero pedine in uno scacchiere in cui lui, Lombardo Raffaele nato puro e braccato dalle forze del male, è il re da decapitare.
Perché?
Perché è bravo. O è scomodo. O è bravo e scomodo.
La presunzione di elargire una verità spacciandola per la verità è un errore non politico, ma di comunicazione. Il politico infatti usa il semplice metodo del “dire a proprio vantaggio”: basti pensare a un qualunque comizio elettorale.
Il comunicatore deve invece illudere gli ascoltatori col metodo del “dire per l’altrui vantaggio” anche quando parla esclusivamente di sé.
Lombardo ieri ha annoiato mortalmente come politico perché aveva annunciato un’esibizione da comunicatore.
Gli unici nomi che ha fatto erano quelli che da giorni abbondavano sulle pagine dei giornali.
Solo che li ha pronunciati con un’enfasi lodevole per effetto.
In Italia c’è un solo uomo che è in grado di ammaliare le folle promettendo e non mantenendo, trasformando in coraggio la propria faccia tosta, chiamando complotti le manifestazioni di dissenso.
E quell’uomo non è Lombardo.
Ma lombardo.

Metti che Lombardo…

Dunque Raffaele Lombardo oggi pomeriggio sarà chiamato a rispondere, oltre che della propria integrità morale, soprattutto della propria arte di comunicatore. Un’arte della quale, a dire il vero, finora non si è dimostrato pratico. Ma gli uomini sono anche gli eventi che innescano e la promessa di fare nomi e cognomi in tema di mafia e politica è una discreta trovata per rilanciarsi mentre si è incudine sotto il martello della giustizia.
Analizziamo in breve quali sono gli scenari.
1)    Lombardo va in aula e fa realmente i nomi. Domande spontanee. Perché non li ha fatti prima? Perché ha aspettato di essere indagato per concorso esterno in mafia per dire quello che sapeva? Parla forse per ritorsione?
2)    Lombardo va in aula e parla in lombardese. Non fa i nomi, ma lascia intendere di sapere più di quanto molti altri sappiano. Domande spontanee. Uno come lui, nella scomoda posizione di indagato, si mette a fare il furbetto, quello che manda a dire, come un qualunque picciotto col pepe nel posteriore? E poi questi messaggi non si affidano solitamente alle vie private, tramite gli amici degli amici?
3)    Lombardo va in aula e racconta la favola dei nomi fatti alla magistratura e solo alla magistratura. Domande spontanee. Perché ci ha fatto perdere tempo? Non era meglio dedicare la seduta dell’Ars alle solite leggi per pochi nell’indifferenza di molti? Stai a vedere che Cascio ci aveva visto giusto?
4)    Lombardo non va in aula. Domande spontanee. A che ora lo sono andati a prendere? Per le arance da portare, meglio tarocchi o brasiliane?

Qui la diretta.