Il dio ateo del web

Ci sarà un dio del web e sarà pure un pazzo. Sarà burlone e ingiusto, ma è un dio che ci sa fare con gli affari. Fiuta la preda, la insegue e la fa sua: senza finirla, anzi iper-alimentandola e spingendola verso la bulimia. Più lei consuma, più il dio è soddisfatto. Più lei consuma, più lei stessa è sfiancata. Funziona così nel regno del web, nel cielo dei cieli telematici dove vive e regna nei secoli dei secoli il dio algoritmo.
Da Netflix a Angela da Mondello, dal feed di Facebook agli spari a J.R (il cattivo di Dallas), dal Giornale di Sicilia al Teatro Massimo, dal sesso di Apple alla lumaca di Pirandello: ferite e cicatrici in nome dell’innovazione. Questo podcast prova a raccontarle con chiarezza, insomma senza toccarsela con la pinzetta.

P.S.
L’esigenza di essere chiaro non mi mette al riparo dagli errori. Mi scuso per la pronuncia di binge watching che andava con la g dolce, come mi è stato fatto notare… Pardon.

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Butterfly Blues, il podcast

Le piccole battaglie quotidiane, le grandi scommesse di sogni infranti, l’antimafia, il gioco di specchi della politica, le promesse e le disillusioni. “Butterfly Blues” è il canto dolente di una generazione che voleva cambiare il mondo e invece si è accapigliata solo per cercare qualcuno su cui scaricare le sue stesse colpe. “Butterfly Blues” è stato uno spettacolo che negli anni si è evoluto. Nato nel 2019 come orazione civile per voce narrante e pianoforti per “Piano City”, si è evoluto negli anni in opera corale e danza. Da oggi è anche un podcast, liberamente ispirato a quello spettacolo di cui trovate qui dettagli e protagonisti.
P.S. Grazie sempre a Gabriella Guarnera per la voce e la pazienza.

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Eretici

Hanno la forza di mettere in discussione il sistema senza negarlo, usano le verità rivelate per tirare fuori verità nascoste, hanno il coraggio di fare rivoluzioni di saggezza e bellezza.
Sono un prete (Cosimo Scordato), un prete mancato (Biagio Conte), e un mangiapreti (Antonio Presti).
Tre moderni eretici. In questo podcast vi racconto le loro storie.

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Fiabe da narrar

Non me lo aspettavo, ma ho ricevuto molti messaggi per il podcast su Libero Grassi, un podcast nato incidentalmente per via di una congerie di incolpevoli mediocrità (era un testo che doveva essere altro e che per fortuna altro non è stato). Mi ha sorpreso la dovizia di particolari con cui le persone mi hanno scritto personalmente, argomentando la loro sfiducia nel presente, appigliandosi al dono della memoria, ripromettendosi di fare qualcosa per il futuro.
E ringrazio tutti: lo sto facendo personalmente e privatamente perché credo che sia dovere di chi scrive, scrivere anche senza il dovere di farlo.  

Il punto è un altro.

C’è una fame forte e crescente di storie. Che è una fame letteraria, artistica e sociale. Ogni volta che mi capita di raccontare in pubblico vengo travolto da questa esigenza (quando lo faccio qui è normale avere feedback ma spesso è solo illusione, c’è gente che mette like senza manco leggere due righe): e capisco che non è una cosa che riguarda nello specifico me come narratore, ma è una necessità generalizzata.
Quando il mondo si complica, la narrazione soccorre. E non è semplificazione, ma rassicurazione.

I migliori momenti della mia vita sono stati quelli in cui qualcuno mi prendeva da parte e attaccava: “C’era una volta…”. Perché il “c’era una volta” è la scialuppa del naufrago nel mare dell’insonnia, l’abbraccio dell’orfano degli affetti più immediati, la consolazione dell’esausto, il riscatto dell’umiliato, ma anche la gioia del primo della classe, la celebrazione del vincitore, l’occhio lungo del creativo.
Non c’è mai un momento sbagliato per raccontare una storia, figuriamoci ascoltarla.

Le persone peggiori che ho incontrato – e che incontro – vivono solo della loro narrazione, concentrate sulla bidimensionalità di una vita che sembra appassionante ma che invece è un film scialbo di una pellicola vecchia e noiosa.
Le persone migliori invece stanno lì tra la loro strada e quella di chiunque la incroci per raccogliere testimonianze, per incuriosirsi, per raggranellare il tempo che serve a inseguire la migliore storia della loro vita: quella che ancora non hanno ascoltato.

Le “fiabe da narrar” sono un modo di dare fiducia e al contempo di riscuoterla.

Cazzate e antidoti, un podcast

Come annunciato, il tenutario di questo blog ha messo su un podcast. Tutto gratis, e questo è contro i miei principi: ma vabbè, se una community sana e curiosa cresce è già una bella ricompensa.
Comunque su un tema già dibattuto oggi c’è un’altra via di discussione. Faticosa per chi la deve organizzare (tipo il sottoscritto), semplice per chi ne può usufruire.

Un podcast è scaricabile, dilazionabile. Lo potete ascoltare a rate, quando volete: mentre cucinate, correte, siete in auto, avete le mani impegnate e lo sguardo altrove. Soprattutto un podcast toglie ogni alibi ai superficiali: non ha controindicazioni, limitazioni di fruizione. Bello, no?
Comunque non devo vendervi niente. L’intento è solo quello di condividere idee, spunti e molti dubbi: se ci facessimo più domande avremmo molte più risposte, è una certezza.

Siate clementi per queste prime puntate. Sono un tecnologico teorico, mica un tecnico o uno smanettone. Quindi un grazie preventivo vi suoni pure come un “per favore non infierite” o, se siete miei amici, come un “non mi scassate la minchia”, almeno adesso.

Buon ascolto.

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Gery Palazzotto
Gery Palazzotto
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Chiacchiere da radio

Ho avuto il privilegio di parlare di me in una bella trasmissione radiofonica andata in onda su Rai Radio1. Ci troverete un po’ di chiacchiere su ciò che volevo essere e su ciò che sono diventato, sulla mia musica, i miei errori, le cose che ho scritto, le mie illusioni e le mie piccole soddisfazioni. Tutto ciò grazie alla delicatezza di Eliana Escheri che ha saputo lasciarmi libero di parlare senza concedermi di straparlare.

Il podcast lo trovate qui.

Da oggi i podcast del Giustiziere

Siccome da queste parti non ci facciamo mancare niente, da oggi in questo blog c’è anche una sezione dedicata ai podcast. È una selezione di interventi del mio programma su Radio Time, il Giustiziere. Ci troverete cronaca, cazzeggio, provocazioni, musica e qualche incazzatura: insomma un modesto tranche de vie. Se proprio non avete nulla da fare, fate una visitina: e non fate caso alla mia dizione (l’infanzia trascorsa a Padova si sente), ma cercate di entrare in sintonia. Buon ascolto.

Grazie a Giuseppe Giglio e Alex Armao per la consulenza tecnica.

Il trucco di Fabio Volo

Da qualche giorno c’è in rete un audio di Fabio Volo che massacra verbalmente un tale che gli ha dato del comunista. Il frammento è tratto da “Il volo del mattino” (in onda su Radio Deejay), un programma che ascolto spesso. Dal podcast non si capisce, ma c’è un “metodo Volo” dietro quello che sembra un appassionato sfogo in diretta.
Si sceglie una tesi e soprattutto si sceglie un muro contro cui scagliarla: il trucco sta nel non dichiarare, e anzi nel mascherare, la fragilità del muro in modo che il suo sbriciolamento lasci stupefatto l’ascoltatore. Il risultato è quindi frutto di un trucco: non è la tesi del conduttore a essere a prova di bomba, è il bersaglio – cioè il poveraccio che ha provocato il conduttore – che è di cartapesta.
Quando Fabio Volo sceglierà interlocutori alla sua altezza capiremo se per lui “comunista” è un’offesa o un complimento.