Quand’ero giovane, col mio amico Saverio – compagno di indimenticabili sciate – cominciavamo a progettare la settimana bianca in questo periodo. Perché eravamo convinti che dopo Ferragosto sarebbe stata tutta una discesa verso la stagione che più amavamo, cioè l’inverno.
Sì, la cosiddetta bella stagione è sempre stata per me un riempitivo tra un inverno e l’altro. Infatti in questo periodo dell’anno, mentre tutti voi vi girate e rigirate al sole, beandovi della crosta salina che assomiglia a una panatura prima della frittura, io guardo le foto delle sciate passate, studio il calendario per capire dove piazzare la settimana bianca senza far troppi danni, e quando riesco a fare un po’ di attività fisica (il caldo è la mia kriptonite) la strutturo come preparazione presciistica. Il che spero, basti a farvi capire quanto ci si senta ridicoli a passeggiare in spiaggia immaginando l’impatto della spending review sul prezzo dello sky-pass prossimo venturo.
Quindi spero che non ve la prendiate a male se per le settimane che verranno auspico un rapido svolgersi di pensieri in modo da accorciare la litania di una stagione che, a pensarci bene, è fatta per esasperarci: dall’umore al sudore, l’estate fa rima con rossore, afrore, malore.
Per la prima volta in vita mia, ho odiato l’estate.
E’ accaduto la scorsa settimana, costernata nel mio mini appartamento nel cuore caotico di Palermo. Sono una provinciale, trapiantata, a corsi e ricorsi, nella metropoli. Finora, però, non mi era mai successo di vivere a pieno l’afa panormita di agosto.
Un giorno, satura per la troppa aria condizionata, poco ci mancava e non scoppiavo in lacrime.
A Palermo ho sperimentato che, ad agosto, è difficile passeggiare, rilassare i pensieri, financo leggere un buon libro. L’alternativa e intontirsi da un negozio e un altro. Ho invocato, con tutta me stessa, l’inverno, la magia di dicembre, il Natale.
Ho deciso, quindi, di mollare la città per una settimana e di raggiungere la casa di campagna dei miei, tra i monti agrigentini. Lì ho ripreso in mano il mio amore per la bella stagione.
Dalla finestra della mia camera si vedono le albe e i tramonti più belli della mia memoria. Sette o otto paesi incastonati tra monti e valli. Se il cielo è limpido, come solo d’estate accade, si vede perfino l’Etna. La giornata comincia prestissimo, con un’escursione refrigerante insieme alla mia labrador. Boschi e sentieri ci riempiono i polmoni di serenità.
Le ore di solleone sono tollerabili, rinfrescate da una certa arietta che, da queste parti, manca assai di rado.
La sera, poi, è uno spettacolo di silenzio, intervallato dai rumori della natura. Un posto dove rinciliarsi con se stessi.
Tutto ciò, però, è possibile solo d’estate.
D’inverno, dalle mie parti, ci sono altri panorami, altre suggestioni, che a me convincono poco. Da ciò deduco che ogni stagione è bella per se, ma non per tutti.
No, no, no, non esiste sensazione paragonabile a quando ti immergi in un mare cristallino, anche la sola vista del mare estivo è uno spasso, si l’afa, a volte, è insopportabile, ma anche la vita serale all’aperto è meravigliosa; è che, forse, ognitanto, un bravo intellettuale è anche un pò snob! E tu sei un ottimo intellettuale!
Caro Gery, come ti capisco!! Nel pianificare la settimana bianca non dimenticare il passaggio obbligato alle pendici del Jura, Vi aspettiamo!!
Ci mancherebbe!