Quest’anno per le vacanze mi sono concesso un rito al quale mi ero sottratto da troppo tempo: preparare una compilation musicale ad hoc. Come gli animali che si curano da soli col cibo, ci ho messo dentro quello che mi serve per riparare i miei neuroni stressati. Ho iniziato coi Doobie Brothers, perché non c’è viaggio spensierato senza Listen To The Music. Poi mi sono portato appresso i Talking Heads perché Road To Nowhere mi fa essere sempre dove vorrei anche se sbaglio strada. Ho ripescato Mike Stern perché Chromazone e Jigsaw per un appassionato di chitarra sono la forma di droga legale più simile alla cocaina e pur dando dipendenza non hanno gravi effetti collaterali. E ancora Reflex, Level 42 e Wang Chung perché volendo o no siamo tutti figli (o nipoti) di un “video singasong”. Ho ammesso alla mia corte musicale persino Adam Levine, solo perché la sua Lost Stars piace a mia moglie e io la ascolto turandomi le orecchie, tanto dura poco. Una Let It Be in caso di tramonto solitario, pochi Toto, Allman Brothers e Matt Bianco a mo’ di macedonia perché a me piace ogni forma di contaminazione, anche al limite dell’inascoltabile: pensate a una successione di Jessica, More Than I Can Bear e Waiting For Your Love e dimenticate un filo logico. Infine ci ho piazzato con le pinze gli Imagination da ascoltare a tutto volume di nascosto. Perché io e solo io so da dove provengo.