Vivere a Paninolandia

Prima vivevo nel centro storico di Palermo. Ci ho abitato per dieci anni. Ogni giorno, quando uscivo da casa, passavo davanti alla bottega di un orologiaio. Poi giravo l’angolo e c’era il negozio di un antiquario. E ancora, dalle mie parti c’erano negozi di abbigliamento (piccoli, con proprietari in carne ed ossa mica colossi incorporei di multinazionali), il barbiere, il parrucchiere, il salumiere e via dicendo, fino al negozio che vendeva computer.
Nel giro di tre anni – siamo alla fine dei ’90 – la maggior parte di questi negozi ha chiuso. Al loro posto sono sorte paninerie, rosticcerie, pizzerie, bar-pub, friggitorie.
Stessa cosa accade nella zona in cui abito adesso. Con una differenza. Adesso chiudono anche le paninerie, per far spazio a nuove paninerie. L’evoluzione della specie commerciale non ammette eccezioni. Il nuovo divora il vecchio senza inglobarne l’esperienza, che anzi sputa via come se fosse roba velenosa. Al posto dei panini imbottiti ora ci sono fritture prefritte e pizzette liofilizzate che vengono messe in forno non per cuocere, ma per essere rianimate.
Palermo è un’immensa Paninolandia.

La crisi degli arbitri

Dal calcio alla politica alla Chiesa, c’è una crisi di arbitri.
Ci manca cioè quella illusione di terzietà che la figura di un giudice infonde in noi quando le acque sono torbide e servono occhi limpidi per scegliere, decidere, deliberare.
Il paradosso dei nostri tempi è che si avverte la mancanza di arbitri degni di questo nome quando invece se ne promuovono in gran quantità, a tutti i livelli. Insomma non c’è certo una crisi di vocazioni, al contrario c’è un aggrovigliarsi di regole. La politica, ad esempio, più che formare amministratori forgia le leggi a misura del politico di turno.
Non è facile dirigere il traffico degli umani – calciatori, cittadini o fedeli che siano –  ed è importante che l’errore non sia considerato malattia e non vada debellato con vaccini ad ampio spettro perché si rischia di fare più vittime. L’errore va eliminato con obiettività e altruismo: mettendosi in discussione, arbitro per primo, e tenendo d’occhio l’interesse generale.
Guardate i Mondiali, guardate la politica italiana, guardate il Vaticano. Quanto conta in questi ambiti l’interesse generale e quanto pesano invece gli interessi di pochissimi?
Quando la finiremo di ritoccare le regole per giustificare l’inadeguatezza degli arbitri attuali e invece ci dedicheremo al rigoroso rispetto delle norme, allora sarà un giorno di speranza.

P.S.
Non so perché, ma oggi mi venne fuori una specie di omelia… Pardon.

Il capitalismo secondo Moore

Il trailer del nuovo film di Michael Moore sul capitalismo, la crisi economica e le colpe delle banche.

P.S. Io adoro Michael Moore.

Kindle, per esempio

Due giorni fa parlavamo di internet e crisi dei giornali. Qualcuno ha chiesto: e allora che si fa?
Più che una risposta ho un suggerimento che rimanda a Kindle, un aggeggio che potrebbe rivoluzionare il futuro della carta stampata.
La nuova evoluzione dell’e-book marchiata Amazon è una di quelle diavolerie tecnologiche che sta a metà tra la scoperta copernicana e il bluff berlusconiano. Finora il mercato anglosassone ha mostrato di gradire libri e giornali compressi su uno schermo da sei pollici. Ma noi italiani siamo molto più pigri in fatto di lettura. Persino le favole, più che leggerle, preferiamo averle raccontate (anche in età adulta e non da parenti).
Il sistema editoriale italiano dovrebbe quindi studiare una strategia diversa, se decidesse di sfruttare il Kindle. I costi dell’apparecchio non sono indifferenti (a partire da 299 dollari) quindi un’idea potrebbe essere quella di fornirlo con agevolazioni economiche (comodato, rateazione, sconti). L’abbonamento al quotidiano telematico garantirebbe, a prezzi molto più vantaggiosi, la fruizione completa di tutte le pagine del giornale con, in più, la possibilità di archiviare dati, prendere appunti, trattare il testo. Nello stesso tempo l’editore sarebbe sgravato dai costi della carta: mica male, no?
Alla fine ognuno avrebbe il proprio giornale ogni mattina sul suo Kindle regalando all’ambiente un enorme risparmio energetico (rotative, mezzi per la distribuzione).
Solo che, come al solito, ci vuole qualcuno che si rimbocchi le maniche e che si convinca che non è scritto in nessun comandamento che la tecnologia in Italia debba mantenere un ritardo di cinque anni rispetto al resto del mondo.

Carta vecchia

La crisi dei giornali non è iniziata quest’anno e nemmeno quello precedente. La crisi di vendita e degli introiti pubblicitari va avanti da un decennio abbondante. Solo negli ultimi anni la si collega all’espansione di internet. In realtà il web ha bucato l’aorta della carta stampata da prima, diciamo dal 2000. Da quando cioè, drogati dall’illusione di trasformare i soldi virtuali in ricchezze reali, gli editori hanno investito nella Rete senza uno straccio di progetto: la loro idea, insulsa, era quella di trasferire metodi e regole dal cartaceo al digitale. Un po’ come pretendere che la vecchia caffettiera facesse all’improvviso cornetto e cappuccino.
E’ finita malissimo, ovviamente.
Oggi, anche a detta degli stessi addetti ai lavori, i giornali sono vecchi ancor prima di andare in stampa. E non solo per la famosa circolazione vorticosa delle notizie, ma per il menu e la scelta degli argomenti. La suddivisione in esteri, interni, politica, cronaca, spettacoli, sport, eccetera, non soddisfa più un lettore che non sente la necessità di essere alimentato a forza di news (perché è la notizia che lo insegue ancor prima di concretizzarsi). L’informazione necessita di altre categorie: geografiche, sociali, culturali.
Un direttore di giornale dovrebbe chiedere ai suoi capiredattori: cosa diamo oggi ai nostri lettori del nord? E a quelli del sud? Cosa proponiamo alle casalinghe? E ai precari? Quale artista scopriamo? Qual è lo sconosciuto di cui tutti dovrebbero sapere?
Si tratta, come capite, di rubare il mestiere a molti blogger e di armarsi dell’umiltà che serve per affermare serenamente: abbiamo troppi catorci che affollano le redazioni e abbiamo capito la differenza che passa tra un giornalista vecchio e un vecchio giornalista.
Non lo faranno mai.

Se è crisi è crisi per tutti

Il ministro Brunetta ha siglato con (è difficile scriverlo) il ministro Brambilla il protocollo di intesa per il nuovo portale nazionale del turismo (ecco il documento in pdf). Costo: di 10 milioni di euro.

Via Corriere.it

Carta piange

Il gorgo dell’economia malata rischia di inghiottire pure il quotidiano torinese La Stampa che si preparerebbe a chiedere lo stato di crisi. L’editore avrebbe l’intenzione di procedere con sessanta tra pensionamenti e prepensionamenti nel settore giornalistico e settantasei in quello poligrafico.

Grazie a Tony Gaudesi.

Che panorama

Dal primo giugno Panorama chiude il suo sito internet, o meglio lo trasforma in un non ben identificato portale maschile.
Domande:
Di chi è Panorama?
E se qualcuno al governo dice che la crisi non c’è, perché Panorama.it chiude?
E se quel qualcuno è anche proprietario di Panorama, perché lo chiude visto che la crisi non c’è?

48 ore

Il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo ha azzerato la giunta qualche attimo prima che lo scontro all’interno della maggioranza di centrodestra degenerasse in rissa. Insomma, partita sospesa per gravi disordini in campo. Ora l’annuncio è che entro 48 ore si avrà un governo fresco e nuovo.
Mai la smorfia fu così fedele alla cronaca: 48, (governo) morto che parla.

Aggiornamento. Un link utile per capire.

Chi mente sui libri?

"Il libro della giungla", foto di Cinzia Zerbini (da Flickr)
"Il libro della giungla", foto di Cinzia Zerbini (da Flickr)

Ieri al Tg1 delle 13,30 Gian Arturo Ferrari, direttore generale della divisione libri del gruppo Mondadori, ha detto che il settore librario non risente della crisi economica. Il parere è diametralmente opposto a quello di altri operatori del settore, agenti ed editor (peraltro non intervistati dal Tg1), che rimbambiscono gli autori con previsioni catastrofiche.
Ora dal momento che il sottoscritto (come molti protagonisti di questo blog) campa di scrittura, sarebbe utile scoprire chi è che dice bugie.