La crisi degli arbitri

Dal calcio alla politica alla Chiesa, c’è una crisi di arbitri.
Ci manca cioè quella illusione di terzietà che la figura di un giudice infonde in noi quando le acque sono torbide e servono occhi limpidi per scegliere, decidere, deliberare.
Il paradosso dei nostri tempi è che si avverte la mancanza di arbitri degni di questo nome quando invece se ne promuovono in gran quantità, a tutti i livelli. Insomma non c’è certo una crisi di vocazioni, al contrario c’è un aggrovigliarsi di regole. La politica, ad esempio, più che formare amministratori forgia le leggi a misura del politico di turno.
Non è facile dirigere il traffico degli umani – calciatori, cittadini o fedeli che siano –  ed è importante che l’errore non sia considerato malattia e non vada debellato con vaccini ad ampio spettro perché si rischia di fare più vittime. L’errore va eliminato con obiettività e altruismo: mettendosi in discussione, arbitro per primo, e tenendo d’occhio l’interesse generale.
Guardate i Mondiali, guardate la politica italiana, guardate il Vaticano. Quanto conta in questi ambiti l’interesse generale e quanto pesano invece gli interessi di pochissimi?
Quando la finiremo di ritoccare le regole per giustificare l’inadeguatezza degli arbitri attuali e invece ci dedicheremo al rigoroso rispetto delle norme, allora sarà un giorno di speranza.

P.S.
Non so perché, ma oggi mi venne fuori una specie di omelia… Pardon.

Se questo è un arbitro

Il signor Banti ha regalato una partita al Cagliari concedendo un gol in fuorigioco (di almeno mezzo metro) e negando un paio di falli cruciali al Palermo.
Arbitro, secondo il dizionario De Mauro, è chi dirige una competizione facendone rispettare il regolamento.
L’arbitro Banti è, parafrasando Michele Serra, un ossimoro vivente.