Manganelli e poverelli

Non mi piace questa colpevolizzazione della ricchezza che in Italia tende a confondere il ricco con il disonesto e l’ho scritto. Tuttavia sono rimasto di sasso quando ho appreso che il capo della Polizia Antonio Manganelli guadagna 621.253,75 euro all’anno. Cioè più di 1.700 euro al giorno.
Ora, se in questo paese i poliziotti guadagnassero cifre calibrate sui rischi che il loro mestiere impone, nulla ci sarebbe da dire (anche se somme di questo genere per funzionari pubblici suonano un po’ stonate coi tempi che corrono). Però se un agente prende poco più di 1.300 euro al mese, cioè guadagna in trenta giorni molto meno di quanto il suo capo percepisce in 24 ore, allora qualcosa non va.
Anche qui di certo dobbiamo stare attenti a non confondere il ricco col disonesto, ma contemporaneamente dobbiamo sforzarci di evitare di identificare il povero col fesso.

Il destino ineluttabile del coatto

Come era tristemente prevedibile, Debora e Romina, meglio note come le coatte di Ostia, sono diventate un fenomeno dell’estate.
Se non fosse imbarazzante da pronunciare, la parola che più potrebbe dare un’idea della loro situazione sarebbe: successo.
Le due ragazzine che – ricordiamolo – sono diventate un fenomeno mediatico per aver risposto a domande fesse in modo ancora più fesso (in una lingua che traveste gli strafalcioni da espressione dialettale), adesso hanno addirittura un agente che seleziona per loro proposte televisive, cinematografiche, eccetera.
E’ il destino ineluttabile del coatto che, per fortuna o altro, riesce a guadagnarsi un minuto davanti alle telecamere. Il premio immeritato che non sorprende più nessuno al di fuori del premiato.
In un capovolgimento di mare e cielo, di sapienza e ignoranza, di meraviglioso e orribile, le coatte di Ostia non hanno alcuna colpa se non il compiacersi della propria feconda ignoranza.
Andranno lontano e, quel che è peggio, non smetteranno di parlare quello slang bullesco che – loro non lo sanno – toglie freschezza alla loro giovinezza.
D’altro canto il giorno in cui impareranno la consecutio temporum, sarà la loro fine.

Chi mente sui libri?

"Il libro della giungla", foto di Cinzia Zerbini (da Flickr)
"Il libro della giungla", foto di Cinzia Zerbini (da Flickr)

Ieri al Tg1 delle 13,30 Gian Arturo Ferrari, direttore generale della divisione libri del gruppo Mondadori, ha detto che il settore librario non risente della crisi economica. Il parere è diametralmente opposto a quello di altri operatori del settore, agenti ed editor (peraltro non intervistati dal Tg1), che rimbambiscono gli autori con previsioni catastrofiche.
Ora dal momento che il sottoscritto (come molti protagonisti di questo blog) campa di scrittura, sarebbe utile scoprire chi è che dice bugie.