Buon Natale e buona memoria

Esperimento. Per via del decimo compleanno di questo blog, ho fatto un’attenta ricognizione nel mio archivio (che poi è anche il vostro, dato che si tratta di cose pubbliche e pubblicate) e ho ripescato le parole seminate in tutti i Natali passati. Ne è venuto fuori un risultato impressionante, almeno per me.
Cose che ho messo qui in vetrina anni fa sembrano pensate oggi. E non per merito mio, ma per l’onestà della cronaca che non ha né padrini né poteri forti che la spalleggiano. Nell’avvertirvi che il post è un po’ lungo, vi assicuro che non c’è alcuna manipolazione. Per questo, ad ogni passaggio troverete un link di riferimento che vi porterà al post originario.
Siamo invecchiati eppure non troppo è cambiato. Non so quanto sia di consolazione. Però siccome sono, come si dice, un inguaribile ottimista penso che è già una cosa meravigliosa ritrovarci (quasi) tutti qui a parlare di noi anziché fare melina coi soliti discorsi sui parvenu della verità acquisita. Insomma ribadisco un concetto antico per chi frequenta queste pagine: noi siamo chi siamo stati.
E così diamo il via alle danze.

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L’unico augurio

speranzaGli auguri di Natale sono come le opinioni sulla Nazionale di calcio, ognuno crede di avere l’illuminazione giusta. Però me ne frego e sarò breve.
È stato un anno complicato, denso di emozioni, pieno di cose, alcune delle quali non mi mancheranno. Un anno di resistenza e di avventure. Un anno di soddisfazioni e di errori. Ci siamo fatti belli su Instagram, siamo apparsi intelligenti su Twitter, abbiamo stretto amicizia su Facebook, e poi magari non ci siamo rivolti la parola per ore mentre eravamo seduti accanto. Abbiamo sognato la fuga quando la vera trasgressione era rimanere, e ci siamo dimenticati che, non a caso, amare e lottare hanno in comune una cosa che si chiama passione. Ci siamo concentrati su piccolezze che meritavano poco meno di un pensiero flash e ci sono sfuggiti attimi preziosi che purtroppo non torneranno più.
Siamo stati forti, spesso inutilmente.
Ci siamo creduti furbi, spesso inutilmente.
Ci siamo sentiti utili, spesso inutilmente.
Non ci siamo confessati abbastanza che, in fondo, anche per arrendersi ci vuole coraggio. Molte cose abbiamo fatto credendo, in realtà, di farne altre. E in questa confusione di intenzioni, obiettivi, ambizioni interconnesse e speranze sconnesse abbiamo cercato di diluire le nostre debolezze senza capire che l’unico augurio sincero e dal pratico effetto è, in fondo, chiedere scusa.

Non sottovalutate i sentimenti

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Oggi ascoltavo alla radio questa canzone e mi è venuto in mente un mio caro amico d’infanzia. Che come per magia, mi ha chiamato poche ore dopo.
Oggi parlavo di un Natale lontano trascorso con un altro amico su una montagna impervia. Come per magia, anche lui mi ha chiamato.
Più invecchio e più mi rendo conto che il corretto esercizio della memoria non consiste nel rimpiangere ma nel ravvivare. Più si diventa grandi più si dà peso alle cose piccole. Ecco, se dovessi farmi e farvi un augurio per il tempo che verrà, penserei a un puzzle: mille tasselli minuscoli per mille minuscole soddisfazioni. Il resto – le grandi conquiste, l’olio nel complesso ingranaggio dell’ambizione – non conta niente, ma proprio niente.
Non distraetevi mai dalla minima gestione dei sentimenti, solo lì troverete la vostra colonna sonora. Non sottovalutate l’oblio e la comodità dell’utilitarismo, evitateli come la peste.
Ora siccome sto parlando come un Papa, mettendo a dura prova il mio senso del ridicolo, chiudo qui. Però poi non dite che non vi avevo avvertiti. Andate a caccia di sorrisi e mettetene sempre uno da parte come antidoto: perché lo sapete, l’infelicità è contagiosa.

#amaipiùrivederci

Ha un che di misterioso l’accanimento di chi, in questo periodo dell’anno, manda messaggi di auguri stereotipati, perlopiù frasi fatte, copiate-incollate e sparate in serie a tutta la rubrica del telefonino o del computer. E il mistero sta tutto in quell’assenza di volontà per un gesto che invece dovrebbe essere molto volontario: fare o non fare gli auguri significa in fondo scegliere, decidere chi far partecipi, chi mettere da parte, chi tenere sulla graticola e chi premiare.
Invece ogni anno riceviamo molta di quella che ritengo simile a un’immondizia dei sentimenti.
Io ho tre “clienti” affezionati, in tal senso.
Uno è un tale che scrive frasi tipo “il primo pensiero va a te e alla tua famiglia… perché sei una persona speciale… ti auguro personalmente ogni bene” e invia la mail a una tonnellata di destinatari nascosti credendo di avere a che fare con una tribù di fessi.
Un altro è uno che quando lo cerchi non ti risponde mai e che per Natale ti invia i suoi “più fervidi auguri” firmandosi con cognome e nome come se fosse un compagno di naia.
L’ultimo è il più infido perché ti colpisce alle spalle. Ti chiama personalmente, fa finta di coccolarti, poi ti rifila un sms o una mail in cui ti chiede il favore dei favori oppure ti ricorda il suo ultimo libro che potrebbe essere un ottimo regalo per natale eccetera eccetera.
Per tutti loro l’hashtag è #amaipiùrivederci.

Il peggiore sms

Ho notato, ma posso sbagliare, che il Capodanno appena passato potrebbe segnare il tramonto dell’sms di auguri. Personalmente ne ho ricevuti molti di meno rispetto allo scorso anno e da quel che ho sentito in giro non è una questione personale.
Tra i pochi messaggini ricevuti ce n’è però uno che riecheggia di una banalità antica, quella dei testi preformattati, preconfezionati, copiati e inoltrati all’intera rubrica senza ritegno.
E’ forse il più brutto che abbia mai ricevuto. Ve lo copio di sotto.

“TNAGRUIEFCELIEANUOVNONO. A causa della crisi economica gli auguri li ho presi all’Ikea. Te li monti tu quando hai tempo”.

 

A volte ritorno

Rientro dopo una breve vacanza e colmo subito una lacuna: non vi ho ancora fatto gli auguri di buon anno. Rimedio subito e ringrazio pubblicamente quelli che mi hanno scritto via e-mail in questi giorni di festa.

Che sia un anno meno peggiore di quanto ci è stato annunciato.
Che sia un anno di giustizia.
Che sia un anno in cui i pagliacci riscuotano applausi solo al circo.
Che sia un anno che ci restituisca la normalità che ci è stata tolta.

Buon Natale a tutti

Quando un caro amico mi ha mandato questa foto di suo figlio, non ho avuto dubbi: è l’immagine più bella per raffigurare questo Natale. Perché è fresca, spontanea e sa di speranza.
Per una volta è bello immaginare che un bimbo nato nel 2011 non sia soltanto un futuro contribuente.

Auguri

Siamo agli auguri, miei cari. Innanzitutto vi faccio quelli per il Natale. Poi, visto che per una settimana proverò ad andare in vacanza, vi anticipo quelli di buon anno. Nella mia valigia però c’è sempre spazio per un computer e c’è il rischio che ci si continui a sentire nei prossimi giorni, tra una sciata e l’altra…
Comunque vada, vi abbraccio uno per uno…. il che, dato che ieri eravate più di mille visitatori unici – un grande numero per un piccolo blog –  è un bell’impegno.
Grazie, grazie a tutti. Siate sereni se potete.

P.S.
Se avete un paio di minuti date un’occhiata a questo video che abbiamo realizzato per diPalermo.

Serenità

Foto di Daniela Groppuso

Buon anno. E ricordate che l’amore, nonostante quel che ci vogliono far credere, non è un partito ma un sentimento. Quindi è per tutti.
Serenità.

La foto è di Daniela Groppuso.

Sms di auguri

I giorni che separano Natale da Capodanno sono una camera di decompressione per qualcosa di più pesante di pranzi e cene: gli auguri via sms.
Non sono contrario ai “messaggini”, anzi li trovo pratici. Un pensiero affettuoso in poche parole è spesso più efficace di una conversazione ammorbata da convenevoli e rinvii ad appuntamenti che, nella maggioranza dei casi, rimarranno vaghi: “Ci sentiamo la prossima settimana”… “Chiami tu o chiamo io?”… e via blaterando.
L’sms augurale è invece un concentrato di concetti, senza l’annacquamento di parole inutili. Con un semplice messaggio – azzardo, anche non personalizzato – si testimonia l’esistenza, o la sopravvivenza, del destinatario nella propria agenda telefonica, gli si dice “sei ancora nel mio elenco” nonostante il tempo, i mutati equilibri affettivi, le eventuali carognate e i cazzi propri. Selezionando “invia” si passa la palla per verificare la tenuta di una linea di amicizia, affetto o stima: starà all’altro, il destinatario, rispondere a tono, rilanciare, o ignorare benedicendo il giorno in cui ha cancellato quel numero dal suo cellulare.
Questo Natale ho ricevuto due sms che mi hanno fatto ribollire il sangue. Erano entrambi dello stesso tipo: promozionale. Un tale ha pubblicato finalmente un libro e non ha trovato di meglio che comporre un irritante slogan pubblicitario. Un altro è un consulente bancario e mi ha accomunato ai suoi clienti migliori da cui, fesso lui, si aspetta grandi cose per l’anno che verrà.
Ho eliminato i loro numeri dalla rubrica per sedare la tentazione di chiamarli e insultarli.