Esperimento. Per via del decimo compleanno di questo blog, ho fatto un’attenta ricognizione nel mio archivio (che poi è anche il vostro, dato che si tratta di cose pubbliche e pubblicate) e ho ripescato le parole seminate in tutti i Natali passati. Ne è venuto fuori un risultato impressionante, almeno per me.
Cose che ho messo qui in vetrina anni fa sembrano pensate oggi. E non per merito mio, ma per l’onestà della cronaca che non ha né padrini né poteri forti che la spalleggiano. Nell’avvertirvi che il post è un po’ lungo, vi assicuro che non c’è alcuna manipolazione. Per questo, ad ogni passaggio troverete un link di riferimento che vi porterà al post originario.
Siamo invecchiati eppure non troppo è cambiato. Non so quanto sia di consolazione. Però siccome sono, come si dice, un inguaribile ottimista penso che è già una cosa meravigliosa ritrovarci (quasi) tutti qui a parlare di noi anziché fare melina coi soliti discorsi sui parvenu della verità acquisita. Insomma ribadisco un concetto antico per chi frequenta queste pagine: noi siamo chi siamo stati.
E così diamo il via alle danze.
Ci siamo fatti belli su Instagram, siamo apparsi intelligenti su Twitter, abbiamo stretto amicizia su Facebook, e poi magari non ci siamo rivolti la parola per ore mentre eravamo seduti accanto. Abbiamo sognato la fuga quando la vera trasgressione era rimanere. Ed era lo scorso anno, mica ieri.
Abbiamo sperimentato nuove cure contro la dilagante avversione nei confronti della contentezza. Addirittura due anni fa ci lanciammo in una delirante campagna: andate a caccia di sorrisi e mettetene sempre uno da parte come antidoto, perché l’infelicità è contagiosa.
Certo, i motivi per qualche spunto di pessimismo c’erano, mica abbiamo vissuto a Disneyland. Sarà per questo che nel 2013 uno dei regali di Natale più di moda a Palermo, pubblicizzato sui giornali, era un contratto con una società di vigilanza privata. Un tempo a mezzanotte andava la ronda del piacere. Poi ci fu quella del metronotte.
Cambiando argomento, ci lamentiamo oggi per l’assalto di post di spam sui social. Ma il fenomeno ha radici antiche. Ben più vecchie di quando nel 2012 mi lamentavo per il ciclostile dell’augurio.
Ha un che di misterioso l’accanimento di chi, in questo periodo dell’anno, manda messaggi di auguri stereotipati, perlopiù frasi fatte, copiate-incollate e sparate in serie a tutta la rubrica del telefonino o del computer. E il mistero sta tutto in quell’assenza di volontà per un gesto che invece dovrebbe essere molto volontario: fare o non fare gli auguri significa in fondo scegliere, decidere chi far partecipi, chi mettere da parte, chi tenere sulla graticola e chi premiare.
Più andiamo indietro, più ci troviamo avanti. Non a caso qualche riga più sopra ho scritto che siamo chi siamo stati.
Quando nel 2011 un caro amico mi mandò questa foto di suo figlio, non ebbi dubbi: era l’immagine più bella per raffigurare il Natale. Perché era fresca, spontanea e sapeva di speranza.
Per una volta è bello immaginare che un bimbo nato nel 2011 non sia soltanto un futuro contribuente.
Ma il bello deve ancora venire. Guardate questo video. Lo realizzammo nel 2009 con Filippo Luna all’interno di Palazzo delle Aquile. Facemmo un blitz e ne venne fuori un atto d’accusa allora poco consono a una città immobile e grottescamente destrorsa.
L’ultima immagine è una delle prime. Siamo nel 2007, a un anno dalla fondazione di questo blog, e un grande vignettista come Gianni Allegra sintetizza così il mood di ieri, oggi e domani.
Insomma Buon Natale e grazie per la pazienza.