Il fine di Fini prima della fine

Se non ho capito male, l’Italia non berlusconiana si affida all’ex berlusconiano Fini per abbattere il regime berlusconiano. E’ un po’ come chiedere a Jean Todt di mettere lo zucchero nei serbatoi delle Ferrari prima della partenza del gran premio di Imola. Una fesseria, a meno che non si sia davanti a una conversione o, meglio, a un pentimento.
Ma Fini appare convertito? Pentito?
Proprio no.
E’ incazzato nero, quello sì. Per lo scherzetto di Montecarlo e per gli agguati a penna armata dei picciotti del Cavaliere.
Occhio ragazzi: le rivoluzioni sono una cosa seria, più entusiasmanti da leggere che da vivere.  Solitamente riescono se dietro ci sono menti agguerrite, con ideali affilati.
Nel caso di Fini abbiamo solo una solenne incazzatura e una discreta voglia di vendetta. Più o meno quello che serve per mettere giù, al massimo, un editoriale del Giornale. E nulla di più.

Fini e affini

Anche oggi la Repubblica dedica cinque pagine alla difesa di Fini, mentre il Giornale continua la raccolta di firme per mandare a casa il presidente della Camera.
Insomma un giornale di sinistra difende un monumento della destra e un giornale di destra tenta di demolirlo.

E’ sempre più difficile andare avanti e schivare le macerie di un Paese e della sua coerenza.

Stampa a mano armata

Tutto mi aspettavo, tranne che mi sarebbe toccato difendere Gianfranco Fini. Eppure quando uno vede i killer che sparano all’impazzata può scegliere: o voltarsi dall’altra parte, oppure cercare di intervenire.
L’agguato del Giornale contro il presidente della Camera è, per modalità, tempi e argomenti un tentativo di omicidio mediatico. Se fossi un lettore del quotidiano imbracciato da Vittorio Feltri, farei di tutto per non essere accusato di favoreggiamento. Magari restituendo il fogliaccio all’edicolante.

Sfottò

Pazzo per Repubblica segnala che adesso il Giornale ha i suoi post-it sulla legge bavaglio.

Tre tigri contro tre tigri

Il Giornale di Berlusconi attacca Fini che aveva attaccato Berlusconi, ma Berlusconi difende Fini dall’attacco del Giornale di Berlusconi medesimo.
Più che una notizia è uno scioglilingua.

Consigli per gli acquisti

giornale

Prima pagina del Giornale di oggi. Visto che è acclarato che l’astice soffre (come recita l’articolo di cronaca) meglio mettere in tavola un bel salmone che notoriamente è insensibile e che, soprattutto, paga la pubblicità.

Parla per te

Uomini e donne hanno quasi tutti dei vizietti e quando non ne hanno è perché non se li possono permettere.

Vittorio Feltri mette il suo etto quotidiano di escrementi nel ventilatore del Giornale.

Tutti per uno?

 

La vignetta è di Gianni Allegra
La vignetta è di Gianni Allegra

di Raffaella Catalano

In contemporanea con la manifestazione per la libertà di stampa (diretta su Sky Tg 24) con circa 150.000 persone in piazza, al Tg 4 delle 15.55 Fede trasmetteva un servizio su giornalisti dissenzienti, da lui definiti solennemente “la stampa”. Erano quattro o cinque. Solo del primo è stato mandato in onda il nome, con un doveroso sottopancia. Era del Giornale. Degli altri sparuti intervistati, nessuno, dico nessuno, aveva un’identità dichiarata. Solo facce (e parole) anonime. Come mai? Di solito, ogni tg fornisce il nome degli interpellati, spesso anche quando si tratta di cittadini comuni e sconosciuti. In questo caso no.
E’ lecito un dubbio: erano tutti del Giornale e/o di testate care a Berlusconi?

Da incorniciare

giornale

La prima pagina del Giornale di oggi contiene un elenco record di asserzioni ultra-feltriane, nel senso che sono fin troppo estreme per lo stesso direttore/smanganellatore. Qualunque titolo inquadriate, dovunque gettiate l’occhio anche a pagina capovolta, troverete un esempio chiaro e oleoso di pregiudizio violento. Io, a caso, ho ritagliato quel che vedete sopra.

Sparate

giornale

Oggi il Giornale del solito Feltri, a parte pubblicare in prima pagina la foto di un soldato italiano dilaniato, ha un’idea (o due?) geniale su come muoversi in Afghanistan: organizzare presto una strage nella compagine nemica oppure darsela a gambe.