Personalissimi grazie per tutti

Avrete già ricevuto decine di telefonate e mail di ringraziamento, ma ci tenevo a dirvi il mio personalissimo grazie.

Si conclude così una e-mail collettiva inviata (anche a me) da una giovane giornalista candidata alle elezioni per l’ordine dei giornalisti. Il “personalissimo grazie” in una e-mail che è parente stretta dello spamming suona un po’ come imbonimento televisivo. Che, almeno fino a ieri, era tutto il contrario del giornalismo.

L’elemosina degli editori

Mi segnalano un’interessante ricerca dell’Ordine dei giornalisti, dalla quale estrapolo le cifre che seguono.

Euro pagati dal Giornale di Sicilia per un articolo al di sotto delle 20 righe: 1,03

Per un articolo da 1.000 a 2.500 battute: 3,10

Euro percepiti dal Giornale di Sicilia dallo Stato come contributi all’editoria: 497.078*

Euro pagati da La Sicilia per una notizia flash: 2,60

Per una notizia non flash: 3,20

Per un articolo regionale: 10,33

Per un articolo nazionale: 15,50 euro

Euro percepiti da La Sicilia dallo Stato come contributi all’editoria: 255.809*

Per i lettori di questo blog, tutto ciò non costituisce novità. L’elemento aggiuntivo è che però, stavolta, l’Ordine nazionale ha deciso di trasmettere gli atti di questa ricerca alla magistratura: che è cosa buona e giusta.

Con queste righe spero di aver reso il mio buon servizio alla nobile causa, quindi – lo dico a tutti i colleghi giornalisti – finitela di telefonarmi, inviarmi e-mail per “ricordarmi” chi devo votare alle elezioni di questo weekend. La maggior parte di voi è per me gente sconosciuta e a me scoccia fingere familiarità con chi non ho mai visto, ascoltato e, quel che è peggio, letto.

* (Elaborazione Italia Oggi del 12 maggio 2007, dati riferiti al 2006)

Grazie a Tony Gaudesi.

Niente tesserino per Moggi

Almeno per il momento è stato scongiurato il pericolo di avere un Luciano Moggi giornalista.

Grazie a Raffaella Catalano.

Se il cretino ha mano libera

Si continua a dibattere sul valore di internet e delle notizie che viaggiano nel web. Discussione oziosa, secondo me: le informazioni utili e i cronisti e/o blogger bravi si distinguono dalle panzane e dai propalatori di panzane, qualunque sia il supporto utilizzato.
Sono temi sui quali, in questi anni, ci siamo confrontati sino allo sfinimento.
Ora sarebbe piuttosto il caso di discutere della violenza verbale che anima i commentatori di forum, blog e siti vari. Come se la presunta democrazia del web autorizzasse chiunque a scavalcare la cancellata del vicino per prenderlo a schiaffi solo perché i fiori del suo giardino hanno un colore che non si intona con quello della casa.
Non so cosa ne pensiate, ma io ritengo che questo sia un tema importante: i cretini non possono prendere il controllo della situazione solo perché il mezzo telematico dà loro mano libera.

Tre tigri contro tre tigri

Il Giornale di Berlusconi attacca Fini che aveva attaccato Berlusconi, ma Berlusconi difende Fini dall’attacco del Giornale di Berlusconi medesimo.
Più che una notizia è uno scioglilingua.

Mestieri diversi

Che il Tg1 di Minzolini sia il peggiore dell’era moderna, non ho dubbi. Che le epurazioni dei giornalisti siano una pratica barbara, idem. Ma che si debba fare una battaglia per riportare una professionista (pur seria e preparata) come Tiziana Ferrario alla conduzione di un telegiornale, mi pare troppo. Un direttore avrà pur diritto di provare volti nuovi. E la brava Ferrario avrà pure la possibilità di esercitare il suo mestiere scrivendo, viaggiando, raccontando.
In fondo, un mezzobusto è la versione seduta di un bravo presentatore. Quello del bravo giornalista è un altro mestiere.

Chi è il testimone?

Via Pazzo per Repubblica.

La scoliosi della democrazia

In Italia, e da nessun altra parte del mondo civile, c’è un capo del governo che si lamenta, con toni da ducetto, della stampa non allineata.
Ai suoi elettori, e agli incoscienti che lo adorano come un Messia, vorrei ricordare che quando la stampa soddisfa il potere è segno che qualcosa non va. Non a caso i nostri padri costituenti – che non erano tutti imprenditori, comunisti e magnacci – vergarono l’articolo 21 della nostra Carta.

Ho lavorato per anni in un giornale molto sensibile al potere e ai cambi di vento. Ricordo la faccia di un giovane cronista che, con le lacrime agli occhi, tornava dalla cazziata di un dirigente dell’epoca (fine anni Ottanta). Motivo? Lo sprovveduto giornalista non era stato sufficientemente prono davanti a un big della politica del tempo. La frase con la quale venne rimproverato fu pressappoco questa: “Non si dice di no a un eurodeputato”.

Ora mi rendo conto che la piaggeria, quando non è connivenza, è come la scoliosi: alla lunga dà problemi.
Quel dirigente se ne è andato da Palermo.
Quel cronista si è ibernato al giornale.
Quell’eurodeputato ha fatto malafine.

La stampa libera dà modo a molti di tenere la schiena dritta. Che è un ottimo modo per prevenire la scoliosi.

La colpa è di Franco Viviano

Dunque abbiamo trovato il colpevole. Se l’Italia si ritrova a discutere di un premier che smanetta col telefonino per cercare di mozzare le teste dei giornalisti televisivi che non gli piacciono, la colpa è di Franco Viviano.
La visione berlusconiana  della vita spinge a considerarlo un malfattore che ha sottratto fraudolentemente un fascicolo da un ufficio di una procura, per darne conto sul suo giornale.
La visione non berlusconiana lo identifica invece come un cronista che fa il suo mestiere: cioè raccogliere notizie che dovrebbero restare nascoste e renderle pubbliche come deontologia comanda.
So già come finirà.
Prevarrà quella stramba giurisprudenza sociale che in Italia vuole sugli altari chi commette il reato e nella polvere chi lo denuncia (anche a rischio della propria incolumità).
Tra qualche anno ai sopravvissuti di questa follia istituzionale travestita da trionfo della democrazia si potrà raccontare che nell’anno 2010 era giustificabile compiere un piccolo reato (come sottrarre un fascicolo dal tavolo di un giudice “benevolmente” distratto) pur di smascherare colui il quale pretendeva che i propri reati fossero, per decreto, cancellati. O, peggio, caricati sul groppone altrui.
E si dovrà ammettere senza moralismi che le fedine penali al lordo delle rivoluzioni non sono mai candide.

Giù le brachine

Io uno così lo avrei mandato a rammendare calzini. Lo dico da giornalista e me ne assumo la responsabilità. Che personaggio…