22.222

Per gli amanti dei numeri. Siamo a 22.222 commenti approvati su questo blog (dato riferito al commento di Verbena delle 21,13) e, contemporaneamente, a 9.999 commenti di spam bloccati.

Notizia: non sono morto

Da qualche giorno, complice l’algoritmo di Google o più probabilmente la cronaca, si è acceso un nuovo dibattito su un vecchio post di questo blog in cui si parlava di quella strana propensione politica del centrodestra per le belle ragazze.
Qualche strano personaggio è entrato in modo virulento nella discussione e ha cercato di provocare il sottoscritto e i lettori. Ovviamente nessuno ha abboccato.
Nulla di strano fino a quando, ieri, mi sono accorto che qualcuno aveva stravolto la mia voce su Wikipedia scrivendo, tra l’altro che sono un attivista politico, che sono morto improvvisamente il 19 gennaio 2011 per un abuso di psicofarmaci o droghe e che, nonostante la mia dipartita, questo blog veniva aggiornato attivamente da una segreteria organizzativa che continuava a scrivere a mio nome per rispetto delle mie misteriose volontà.
Wikipedia ha ovviamente corretto la voce.
Tutti i dati relativi agli IP sono stati registrati.
Questa mattina sporgerò denuncia penale per diffamazione, non senza promuovere una causa civile per il risarcimento dei danni.
Ciliegina sulla torta: il pirata di Wikipedia è uno dei provocatori di cui sopra. L’IP lo incastra. Furbo, eh.

Quattro anni

In quattro anni un bambino ha già imparato a camminare e a parlare, un vino è diventato bello tosto (o avariato), un partito può essere scomparso (o rinato), un computer può essere antico, un telefonino decrepito.
Io quattro anni fa scrivevo il mio primo post su questo blog. Non immaginavo che, anche grazie a questo mezzo, la mia vita professionale sarebbe cambiata in modo così radicale. Avevo qualche sospetto, sì, però non riuscivo a scacciare la diffidenza: mi concedevo questo piccolo svago e stavo attento a non innamorarmene.

C’era un’altra aria nel web. Non si era ancora sopita la spinta pionieristica che nella mia città rendeva simili agli extraterrestri certe creature che affidavano ai diari online le loro confidenze, fregandosene di quello che avrebbero pensato gli amici del bar o i colleghi di lavoro. Lavoravo in un giornale che, pur avendo spento il suo sito dopo la delusione della bolla del Duemila, attingeva a piene mani da internet, immaginando un tipo di comunicazione più rapida, immediata. Seguivo, da lettore avido e silenzioso, i blog più affermati e prendevo appunti soprattutto quando leggevo qualcosa che non mi piaceva: ho sempre avuto la pulsione perversa di annotare cosa non si fa piuttosto che segnarmi come si fa (ma magari ne parleremo in un post apposito).

Dicevo, c’era un’altra aria. Pochi effetti speciali e molta sostanza, anche in termini di idee. Un certo snobismo spingeva molti di noi a riempire le pagine web di parole, le migliori che potevamo trovare, e ci distraeva dalle immagini, che – lo avremmo scoperto molto tempo dopo – sono un importante veicolo di traffico.
Non era ancora conclamata dalle nostre parti la “globalizzazione” di internet. Al massimo ti leggevano il parente, il collega, e il colpo di fortuna che ti poteva capitare era di ricollegarti virtualmente un amico di infanzia emigrato in Australia (non c’era ancora Facebook a spegnere le sorprese) che ti chiedeva se ti eri sposato e quanti figli avevi sfornato.

Quattro anni sono passati. A pensarci bene la vita nel web non è poi così diversa da quella reale: i nickname passano, come i falsi amici (in fondo sempre di finzione si tratta); i concetti restano, come alcuni post che – ti accorgi – sono stati rilanciati, tradotti, nei quattro angoli del pianeta.
C’è un solo momento in cui, credo, sia lecita l’autocelebrazione, ed è quello di un anniversario. Da queste pagine sono passate centinaia e centinaia di migliaia di persone, un’infinità per un piccolo blog. In molti hanno lasciato un contributo, la maggior parte ha letto senza manifestarsi. Sarò stato fazioso, presuntuoso, noioso, avrò sbagliato di certo tono e registro ogni tanto, non mi sarò sincronizzato con l’umore corrente e magari avrò pure toppato l’aggettivo, avrò fallito il bersaglio e sarò stato eccessivo, mi sarò lasciato andare con filippiche fuori misura e avrò celebrato troppo il mio ombelico. Però spero di non aver mai tradito il patto di fiducia col lettore: 2.012 post in 1.460 giorni, cioè 1,3 post al giorno per tutti i giorni che il Signore manda in terra, Natale, Capodanno, Pasqua, Ferragosto, ferie, malattie e cazzi propri compresi.

Tutto questo per dire grazie a tutti voi che ogni mattina vi prendete la briga di leggere le mie righe e magari vi incazzate, e magari mi scrivete privatamente,  e magari mi perdonate se siete l’oggetto del post in un giorno in cui non avevo di meglio da fare, e magari mi telefonate per progettare una cena insieme, e magari mi inviate una cosa che avete scritto, e magari dite peste e corna alle mie spalle, e magari…
In quattro anni accadono molte cose e infinite sono le cose di cui perdiamo memoria. Io ho la presunzione di dire che difficilmente dimentico torti e ragioni. E il blog mi aiuta in questo proposito dissennato.
Grazie a tutti.

Successi personali

Uno cerca di impegnarsi, di scrivere cose più o meno sensate, di documentarsi per offrire qualcosa in più, di tenere alto il livello del blog. Insomma uno lavora per il proprio buon nome.
Poi si accorge che una sua importante fonte di traffico è legata all’impresa di due coatte di Ostia e non gli resta altro che tentare il suicidio con ctrl alt canc.

Venerdì prossimo

Ve lo dico con un certo anticipo, così magari non prendete altri impegni. Venerdì prossimo alle 18,30 alla libreria Feltrinelli di Palermo, io, Giacomo Cacciatore e Raffaella Catalano presentiamo il nostro nuovo romanzo “Salina, la sabbia che resta” (Dario Flaccovio Editore). Con noi ci sarà Salvo Toscano.

Il nuovo libro

E’ sempre un momento magico quello in cui arriva a casa la prima copia del tuo libro. Te la giri e rigiri tra le mani toccandola, spulciando tra le pagine. Cerchi una frase in particolare, quella che ti è piaciuta di più o forse quella che credi possa piacere di più. Cerchi non sai cosa, l’importante è tastare, pesare, rimirare il frutto del tuo lavoro.  Controlli, con un certo batticuore, copertina, quarta, dedica, ringraziamenti: che sia sfuggito un refuso?
Poi ti rassegni.
Quel che è fatto è fatto.
Questo, con scarsa originalità, è ciò che ho pensato ieri sera quando mi hanno consegnato “Salina, la sabbia che resta”, il libro scritto con Giacomo Cacciatore e Raffaella Catalano.
Questo è ciò che hanno pensato anche loro.
Questo è, forse, ciò che pensano tutti gli scrittori quando si trovano davanti al prodotto di tanta fatica, di notti insonni, di risate, di birre e panini (più le birre), di dilemmi, di polpastrelli consumati, di occhi stanchi, di fogli svolazzanti e di computer fusi.
La nota di cronaca è che “Salina, la sabbia che resta” (Dario Flaccovio Editore) sarà in libreria dal 15 giugno.
Quella personale, per gli attenti (ed esigenti) lettori di questo blog, è che è un romanzo del quale siamo particolarmente orgogliosi.

Aggiornamento.

A gentile richiesta, la quarta di copertina.

A Salina, il magistrato Ottavio Lodato viene ucciso nella sua villa. Lì lo aspettava Sofia, la sua amante minorenne dalla quale ora tutti pretendono risposte. Di colpo, un’estate come le altre diventa diversa. I primi a rendersene conto sono il comandante dei carabinieri Bartolo Italiano, che deve gestire il caso, e il giornalista Nino Torta, che scrive e stampa Il vento delle Eolie, strampalato quotidiano locale. E se l’uno dovrà affrontare non solo l’indagine più difficile della sua carriera ma anche le spine della gelosia, all’altro toccherà destreggiarsi con un mestiere di cui finora si è solo pavoneggiato. Tra antichi rancori e amori complicati, ricatti sessuali e assedio mediatico, il delitto diventa la miccia di una bomba rimasta sepolta per anni sotto la pigra tranquillità dell’isola più verde delle Eolie. E quando un’estate inquieta finisce, ciascuno si ritrova a fare i conti con la propria solitudine: buono o cattivo che sia, persecutore o perseguitato, amico o nemico. Ognuno dovrà andare fino in fondo per leggere le tracce di verità sulla sabbia che resta.

La sabbia che resta

La foto è di Daniela Groppuso
La foto è di Daniela Groppuso

di Giacomo Cacciatore, Raffaella Catalano, Gery Palazzotto

Lo scenario: eravamo in vacanza alle Eolie, l’estate scorsa. Tramonti in terrazza, con il mare davanti: Panarea e Stromboli di fronte e Lipari a destra. Aperitivi a portata di mano. Ci siamo abbandonati sulle sdraio e abbiamo cominciato a cazzeggiare. Su un pelosissimo psicologo indiano che fa le sedute in kaftano rosa, su un avvocato in pensione con l’eloquio demodè e la denuncia facile, su un giornalista sgrammaticato che inciampa nello scoop della sua vita, su un magistrato che non si godrà mai la sua ultima vacanza.
L’esito: a giugno uscirà “Salina, la sabbia che resta”, un romanzo che avrà due editori, Dario Flaccovio per le librerie e Mondadori per l’edizione da edicola.
La prima notizia, oltre a quella più scontata, ossia che si tratta (almeno per noi) di una bella storia con dei personaggi divertenti, è che lo firmiamo tutti e tre.
La seconda notizia, in risposta alla domanda che più spesso i nostri amici ci pongono quando parliamo di questo romanzo, cioè “come avete fatto a scrivere in gruppo?”, è che non lo sappiamo come abbiamo fatto, ma ci siamo divertiti moltissimo.

Bis

Einaudi ripubblica Fotofinish, di Giacomo Cacciatore, del sottoscritto e di Valentina Gebbia.

Auguri Palermo

Un regalo per tutti voi, grazie al grande Filippo Luna.

Tre anni

buon compleanno blog

Oggi questo blog compie tre anni. Mi piacerebbe ringraziare uno per uno le migliaia di lettori che mi onorano della loro attenzione. Ma siccome non sono Berlusconi, mi rendo conto che tra le pie intenzioni e le promesse qualche differenza c’è.
Non mi piacciono le celebrazioni perché, forse, portano pure sfortuna. Quindi sarò breve.
Grazie agli affezionati e ai nuovi arrivati, ai coautori e ai detrattori, agli amici vicini e lontani. Grazie a chi scrive su queste pagine e a chi si trattiene dal farlo per indulgenza. Grazie a chi mi sopporta, mi sprona, mi cazzia, mi fornisce spunti, mi corregge. Grazie a Daniela.

Sopra, il tentativo di scalata della immensa torta di compleanno.